PRISCILLA nel BOSCO di BIANCOSPINO

di Stefania La Spada

Priscilla giovane volpe investigatrice, abitava in un quartiere di Londra molto grazioso vicino al giardino degli innamorati, una zona tranquilla dove poteva fare lunghe passeggiate, per i viali in fiore, e fermarsi ad ammirare le fontane dove volteggiavano armoniosamente diverse specie di farfalle. Il suo studio d’investigazioni nel quartiere di Backery street era sempre aperto, e lei insieme al suo inseparabile aiutante di nome Frollino risolvevano casi intricati e misteriosi. Era mattina presto, il sole non era ancora alto nel cielo, quando Priscilla fu svegliata da qualcuno che bussava con insistenza alla porta di casa. Toc, toc, toc! Chi poteva mai essere a quell’ora! – Adesso che dormivo così bene, esclamò Priscilla-.Scese le scale di corsa, tra uno sbadiglio e l’altro, infilando di corsa le pantofole e con il pigiama ancora addosso, aprì, la porta. Era il postino con una lettera in mano. -Devo consegnare alla signorina Priscilla in persona questa lettera molto urgente, – esclamò un uomo alto e magro con un berretto blu che gli scendeva sulla fronte e una borsa piena di lettere.

Presa dalla curiosità Priscilla aprì subito la busta di colore giallo, con sopra un timbro molto grande dove si leggeva, top secret. La lettera era un foglio completamente bianco. -Com’è possibile, – si lamentò Priscilla, sul momento non capiva, poi le venne un’intuizione, e se fosse … se fosse…. un messaggio invisibile? Frugò in un cassetto della sua scrivania e prese una candela, l’accese e passò la candela sotto il foglio, e a poco a poco iniziarono a comparire le scritte.

La lettera proveniva dalla volpe Rosellina, la sua cara amica d’infanzia che viveva nel bosco di Biancospino.

  • Carissima Priscilla,

come stai? Spero tutto bene.So che è da tanto tempo che non ci vediamo, ma nelle ultime settimane, qui nel bosco di Biancospino stanno succedendo degli avvenimenti molto strani. La notte si aggirano delle creature spaventose, che ci fanno molta paura, ma quel che è peggio, è che distruggono e rubano tutti i cespugli di more. Solo tu ci puoi aiutare! Vieni presto, ti aspettiamo. Non vedo l’ora di riabbracciarti.

La tua cara amica Rosellina. –

-Un nuovo caso Miss Priscilla? – domandò Frollino che era già vestito e pronto per immergersi in una nuova avventura.

-Ebbene sì, mio fedele amico, devo fare ritorno al bosco di Biancospino e tu verrai con me, lì c’è un mistero che ci aspetta –

Quella mattina uscirono di casa molto presto, l’aria era ancora frizzante, quando arrivarono alle porte del bosco di Biancospino; Frollino che non c’era mai stato aveva i baffi che si contorcevano dalla paura, intimorito da quel buio in mezzo agli alberi di pino, mentre Priscilla annusava con gioia i profumi del suo amato bosco dove era cresciuta, emozionata di riabbracciare i suoi vecchi amici.

Mentre si addentravano nel bosco si imbatterono in scoiattoli, conigli, ricci, gufi e in qualche capriolo, ma non videro nessun cespuglio di more, ed era strano perché nel bosco di Biancospino ce n’erano sempre stati tantissimi.

Finalmente alla fine del sentiero costeggiato da violette, e rallegrato dal frinire dei grilli, arrivarono alla casetta di Rosellina, sistemata ai piedi di un grosso tronco, la quale li accolse tra abbracci ed un buon thè. Rosellina era così felice di poter trascorrere del tempo con la sua vecchia amica, che per l’occasione aveva preparato una torta di bentornato, con strati e strati di marmellata di more, davvero buonissima. Si sedettero all’ombra di una grande quercia e mentre Rosellina e Frollino mangiavano la torta, Priscilla era ansiosa di conoscere tutti i dettagli del nuovo caso.

Rosellina iniziò il suo racconto spiegando a Priscilla degli strani avvenimenti accaduti nel bosco. Lei come ogni mattina era solita camminare nel bosco, si divertiva a saltellare qua e là, ascoltando il cinguettio allegro degli uccellini ed il fruscio delle foglie nel vento. Un pomeriggio però mentre stava cercando delle more per preparare una torta, in occasione della festa di mezza estate, trovò i cespugli di more semi-distrutti o addirittura scomparsi, nel terreno erano rimasti solo dei grandi buchi vuoti. -Chi sarà il responsabile di questo misfatto? – si domandò Rosellina. Allarmata da questa scoperta, corse a raccontarlo ai gufi e ai ricci che sicuramente, con la loro intelligenza e saggezza avrebbero saputo cosa fare.

Si creò così nel bosco un gran vociferare tra gli animali, gli scoiattoli avevano contato quanti cespugli di more erano spariti, in totale 73, le talpe avevano osservato da vicino i buchi lasciati nel terreno e per loro era un lavoro fatto da chi non sapeva scavare, -sono dei dilettanti questi ladri avevano commentato! -Così io con tutti gli animali del bosco abbiamo deciso di fare dei turni di guardia, rimanendo nascosti dietro i tronchi degli alberi di castagne, di pini e le folte felci, per scoprire cosa stesse succedendo.

La prima notte sono rimasti di guardia i gufi. Si erano appostati vicino ai pochi cespugli di more rimasti, quando iniziarono a sentire degli scricchiolii di rami spezzati e a sentire urli terrificanti, mentre si avvicinavano strane figure. I gufi presi dalla paura, rabbrividirono, spiccarono il volo e si allontanarono il più in fretta possibile.

Solo un gufo rimase immobile per lo spavento, si era finto morto, ali aperte e occhi chiusi, ed era rimasto in silenzio fino a che non aveva sentito dei passi che furtivamente si allontanavano.

La seconda notte sono rimasti di guardia i ricci. Loro decisero che a turno sarebbero rimasti svegli con ghiande e noci in mano per sorprendere i malfattori. Bisbigliando tra loro, i ricci dicevano, li ho visti sono in 3 o forse in 5…. sono alti e molto veloci, hanno unghie molto affilate e fanno dei balzi tra le radici nel terreno. Fu così che una notte durante un giro di perlustrazione due ricci si trovarono faccia a faccia con delle creature spaventose. Avevano una veste bianca e lucente, che brillava al chiaro di luna, un riccio si nascose sotto alcune foglie per osservare meglio, ma quelle strane creature, erano talmente scaltre e veloci che si dileguarono, in un batter baleno oltre le piante di felci, e per due notti non si videro più nel bosco.

Priscilla e Frollino ascoltarono con molta attenzione il discorso dell’amica, annotando tutti i dettagli sopra un taccuino.Il caso era più difficile del previsto e gli indizi su cui basarsi erano molto pochi. La mattina seguente, mentre i raggi del sole splendevano nel cielo, Priscilla, Frollino e Rosellina, in compagnia di qualche riccio, partirono pronti all’avventura, in cerca di indizi per smascherare i furfanti. Camminarono per alcune ore nel bosco, tra arbusti di rosmarino, salvia e radici, costeggiando le sponde del fiume dalle acque limpide, quando all’improvviso, vicino a corolle di fiori di giacinto videro un piccolo pezzetto di stoffa bianca appesa ad un ramo di un albero.

Erano arrivati in un angolo remoto del bosco che nessuno conosceva, dietro una barriera impenetrabile di radici e di rovi, si scorgeva una cascata dalle acque cristalline, ma la domanda era: chi abitava in questi luoghi? dei lupi? o forse degli orsi? – Il loro primo indizio era un pezzetto di stoffa bianca, che conduceva ad una grotta scavata nella roccia e coperta da edera rampicante.

Avevano trovato il luogo dove si nascondevano i fantasmi o i ladri dei cespugli di more?

Fu in quel momento che sentirono dei passi provenire dietro la corteccia di un pino, qualcuno si era nascosto nell’ombra, e li stava spiando? Ma poi più nulla, tutt’intorno scese un silenzio quasi irreale. Frollino scrutava fra le ombre del bosco se riusciva a vedere qualcosa ma, niente di niente! Si fecero coraggio e proseguirono le ricerche, in una natura incontaminata dove le cime degli alberi sembrava toccassero il cielo, quando davanti a loro si presentò un tunnel, scavato nella roccia e seminascosto da funghi giganti.

Il cunicolo era lungo e buio, si sentiva un eco terrificante, Frollino sudava freddo, e aveva i brividi lungo tutta la coda. All’interno il tunnel era tutto ricoperto da muschio e conduceva in una parte di sottobosco con piante cespugliose, trifoglio, ma soprattutto un luogo sconosciuto a tutti loro. Alla fine della grotta c’erano delle impronte, – seguiamole- disse Frollino con in mano una bussola per non perdere l’orientamento. Le orme erano grandi e profonde e si sparpagliavano in più direzioni, così i ricci andarono in una direzione e Priscilla, Frollino e Rosellina in un’altra. Ma Priscilla non impiegò molto a capire che stavano girando intorno, agli stessi alberi e alle stesse piante. Quelle impronte erano solo una falsa pista.

Sviati nella loro indagine da quelle orme, si addentrarono ancora di più nella vegetazione del sottobosco, dove una leggera brezza faceva frusciare le foglie, quando d’un tratto, Frollino senza accorgersene finì per inciampare in una pianta, poi si sentì solo … ahììì…. che male, aiuto, al fuoco…. al fuocoooo….!

Priscilla e Rosellina si precipitarono a vedere cosa stava succedendo, e trovarono il povero Frollino caduto in una siepe di ortiche, quando qualcosa a terra catturò l’attenzione di Priscilla.

Nascoste tra le piante di ortiche c’erano dei cestini chiaramente utilizzati per raccogliere le more, e alcune more cadute a terra, e poco più avanti ne trovarono altre.

Seguirono quella scia di more che conduceva ad un sentiero molto ripido, e pieno di sassi.

Con molta cautela percorsero il sentiero tenendosi per la coda, per evitare di cadere, sicuri di trovare i colpevoli del furto di more. In fondo al sentiero c’era un ruscello la cui acqua era incredibilmente limpida e le sue rocce, scivolose e lisce al tatto; si fecero strada lungo le sue sponde cercando di non scivolare, ma alla fine trovarono solo un prato fiorito di campanule gialle che si muovevano nel vento emanando un dolce profumo.

Erano punto e a capo.

Seduti in un angolo di bosco all’ombra di una grande quercia, si guardavano attorno con sguardi circospetti pensando a cosa fare, mentre la pancia di Frollino emanava strani brontolii, e rantoli acuti per la fame.Avevano camminato tanto, in mezzo a quel bosco selvaggio, dove i raggi del sole faticavano ad entrarvi, quando incontrarono una giovane volpe che domandò con curiosità – cosa fate in questa parte di bosco? vi siete persi? – Priscilla rispose che stavano cercando dei ladri di more e chiese se avesse visto qualcosa di sospetto- La volpe disse che oltre la collina abitavano degli animali scontrosi e che spesso si divertivano a fare dei dispetti, forse loro c’entravano qualcosa con i furti.

Così salutata la volpe le ricerche proseguirono verso le case oltre la collina seguendo le indicazioni della volpe, la strada era in salita con buche e sassi da superare, percorsero il sentiero di corsa, tra grovigli di erbacce e ramoscelli.Arrivati nei pressi delle case, Priscilla iniziò a cercare altri indizi con la sua lente d’ingrandimento, mentre mille pensieri si facevano largo nella sua testa, qui ci abitano degli animali grandi e piuttosto pesanti come orsi, -no, da queste parti non si sono mai visti- esclamò Rosellina, e allora di chi possono essere? -E se fossero davvero dei fantasmi? – gridò a voce alta Frollino. -Non possono essere fantasmi, i fantasmi non lasciano impronte! Ribatté Rosellina. I pensieri di Priscilla erano più nebulosi che mai.

Era ora di seguire la regola numero uno per i detective: trovare ed esaminare tutti gli indizi:

  • impronte fresche e profonde nel terreno
  • un pezzetto di stoffa bianca appesa ad un ramo di un albero
  • piante di ortiche con delle more disseminate tutte attorno

Pochi indizi, nessuna pista e nessun testimone che avesse visto bene i ladri. Tutti i tentativi di scovare i ladri erano falliti, ma dovevano fare di tutto per svelare questo mistero. Il sole stava per tramontare ed era arrivata l’ora di tornare indietro.

Passata tutta la notte a riflettere, a Priscilla venne un’idea per acciuffare i furfanti e la mattina dopo, ne parlò con tutti gli abitanti del bosco. – È pericoloso, ma dobbiamo tentare il tutto per tutto, disse ad alta voce, dobbiamo tendere una trappola ai ladri. Non devono farla franca, dobbiamo acciuffarli con le mani nel sacco, prima che nel bosco non ci sia più un cespuglio di more. –

-È vero aggiunse Rosellina, questi ladri – o fantasma che siano, vanno fermati! Coraggio amici miei è arrivato il momento di agire!  Ma come? –

Per prima cosa andava divulgata in ogni angolo del bosco, la notizia che il giorno della festa di mezza estate, quest’anno ci sarebbe stata marmellata di more disponibile in grande quantità e che, cestini di more rosse e nere, succose e profumate, sarebbero stati posizionati sotto la vecchia quercia, vicino ai fiori di violetta, tutto questo per attirare i ladri. 

Gli Scoiattoli ed i ricci, si offrirono volontari per diffondere la notizia, con il loro passaparola più veloce ed efficace di tutto il bosco, avrebbero raggiunto ogni animale.

Infine, era arrivato il momento di agire, di preparare le trappole per catturare i ladri e scoprire finalmente chi fossero.

Priscilla continuava a pensare a quelle orme, le ricordavano qualcosa ma ancora non sapeva bene cosa. Forse le aveva già viste nel bosco?

Frollino poi ebbe un’idea geniale, dopo aver fatto una foto alle impronte pensò di cercarle nella sua guida tascabile, animali del bosco antico, che portava sempre con lui. Dovevano sapere con chi avevano a che fare.

Nel frattempo, alcune puzzole prepararono delle buche insieme alle talpe e le riempirono con fango melmoso, i ricci intrecciarono radici e ramoscelli per formare delle reti e delle corde per far inciampare ed intrappolare i furfanti, gli scoiattoli erano indaffarati a posizionare nelle cavità degli alberi, delle noci, ghiande, ed alcune foglie di ortiche, da lanciare a terra per rallentare l’eventuale fuga dei ladri.

Finalmente allo scoccare della mezzanotte si sentirono in lontananza degli ululati nel buio, i ladri stavano arrivando, e tutto nel bosco erano pronto per acciuffarli.

Era scattato l’allarme generale!

Fu così che uno dei ladri scivolò su alcune foglie secche e si impigliò il lenzuolo bianco in alcune radici aggrovigliate, un altro invece riuscì a raggiungere i vasi di marmellata e quando ci mise la mano per assaggiarla si punse con le foglie di ortiche. Altri due ladri più cauti avanzavano piano piano nel buio più totale, avevano capito che qualcosa non andava, ma subito dopo furono abbagliati da Frollino che teneva in mano una potente torcia, e finirono zampe all’aria nel fango melmoso. In ultimo altri due ladri si diedero alla fuga ma furono fermati dai ricci già pronti a pungerli con i loro aculei e dagli scoiattoli insieme a Rosellina.Con grande sorpresa di tutti si scoprì che i ladri erano dei tassi, che abitavano in una parte remota del bosco. Oramai era tutto chiaro e l’enigma era svelato.I tassi inventarono delle scuse per cercare di dire che loro non c’entravano nulla con i furti, ma si capiva benissimo che stavano mentendo.-Siete in arresto e per questo dovete allontanarvi da questa parte del bosco, in base al codice del bosco, articolo 22 di foglie verdi e articolo 23 corteccia ombrosa, accusati di aver rubato e saccheggiato i cespugli di more, rovinando parte di essi, – esclamò ad alta voce Priscilla.Insieme tutti gli animali del bosco erano riusciti a cogliere i ladri con le zampe nel sacco, ma non capivano perché l’avessero fatto. Perché? ….. Perché ? I tassi risposero che erano ghiotti di more e pur di farne scorta per l’inverno erano disposti a prendere tutte le piante che c’erano nel bosco, volevano le more tutte per loro. Poi per la vergogna e le bugie che avevano raccontato scapparono, via oltre il bosco lontani da tutti per cercare un nuovo posto dove vivere.Missione compiuta. I furfanti erano stati allontanati. -Complimenti e grazie a tutti – disse Rosellina.

Gli ultimi cespugli di more erano salvi, altri ne sarebbe stati piantati, e finalmente era tornata l’armonia in ogni angolo del bosco. La luce del giorno filtrava tra le chiome degli alberi, quando Priscilla e Rosellina si salutarono per far ritorno a Londra, con la promessa che si sarebbero riviste quanto prima, soddisfatte per aver risolto un altro caso e per aver ritrovato vecchi e nuovi amici.

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