Quando la letteratura incontrava la canzone
“La poesia è una lettera d’amore indirizzata al mondo, ma mandata senza l’indirizzo.” – Rubén Darío
C’è stato un periodo, tra gli anni Cinquanta e Settanta, in cui la scrittura delle canzoni si intrecciava con la grande letteratura. Poeti e narratori come Giorgio Caproni, Italo Calvino, Franco Fortini e molti altri – tra cui gli esponenti del collettivo torinese Cantacronache – contribuirono con le loro parole alla musica dell’epoca. A Roma, Pasolini, Flaiano, Parise e Arbasino accettarono la sfida, spesso su incoraggiamento di Laura Betti, soprannominata “La Pantera”, che durante celebri cene bolognesi scambiava strofe e versi con piatti di lasagne e tagliatelle.
Bologna fu il cuore pulsante di questa contaminazione tra poesia e musica, grazie soprattutto al sodalizio artistico tra Lucio Dalla e il poeta Roberto Roversi. Ex partigiano e libraio antiquario, Roversi accoglieva artisti e intellettuali tra i suoi scaffali e, dopo aver pubblicato con grandi editori, scelse di diffondere i suoi versi in forma indipendente. Il loro incontro segnò un momento fondamentale per la canzone d’autore italiana, con una tensione creativa che rifletteva l’aspirazione a una canzone d’arte, capace di fondere impegno politico, sperimentazione linguistica e riferimenti alla tradizione francese degli chansonniers e di poeti come Prévert.
Questa storia, che esplora il rapporto tra scrittura e musica, è approfondita nel libro Una lingua per cantare. Gli scrittori italiani e la musica leggera di Giulio Carlo Pantalei (Piccola Biblioteca Einaudi, 320 pagine, 24 euro). L’autore racconta come, per oltre vent’anni, la letteratura italiana abbia influenzato profondamente la musica, lasciando un segno nella formazione di artisti come De André, Guccini, Tenco, Endrigo, De Gregori, Gaber, Jannacci e molti altri.
Il legame tra scrittori e musica iniziò a sfaldarsi con l’emergere della figura del cantautore, capace di scrivere e interpretare le proprie canzoni, combinando poesia e denuncia sociale in un linguaggio autentico e diretto. Emblematica fu la fine della collaborazione tra Dalla e Roversi, tra il 1973 e il 1976, a causa della censura imposta dalla casa discografica al progetto Il futuro dell’automobile. Questo episodio segnò una svolta per Dalla, che da quel momento iniziò a scrivere anche i testi delle sue canzoni, inaugurando una nuova fase con l’album Come è profondo il mare, frutto della lezione appresa da Roversi.
Se la collaborazione tra Dalla e Roversi segnò la fine di un’epoca in cui letteratura e canzone si mescolavano liberamente, ci fu ancora un’eccezione: il lungo sodalizio tra Lucio Battisti e Pasquale Panella. Dopo Mogol, fu proprio Panella – poeta e scrittore – a portare le parole nei misteriosi album della fase finale di Battisti, tra giochi linguistici e immagini evocative che spingevano la canzone oltre il significato tradizionale.
Ma anche quel tempo è ormai tramontato. Oggi, il rapporto tra letteratura e musica leggera sembra essersi dissolto, lasciando solo qualche eco nel cantautorato contemporaneo. Tuttavia, il ricordo di quegli anni in cui poeti e musicisti creavano insieme resta vivo, testimoniando un’epoca in cui la canzone poteva essere davvero una forma d’arte alta.
Il suono nel cinema: un’arte invisibile che crea emozioni
“Il suono è il 50% dell’esperienza cinematografica.” — George Lucas
Nel cinema, il suono è un elemento essenziale che lavora in sinergia con l’immagine per creare un’esperienza immersiva. Spesso sottovalutato rispetto a fotografia e montaggio, il sound design è invece cruciale nel plasmare l’atmosfera, costruire tensione e guidare lo spettatore attraverso la narrazione.
Grandi tecnici del suono: i pionieri del sound design
Prima di arrivare ai tecnici del suono contemporanei, alcuni grandi pionieri hanno trasformato l’arte del sound design in una disciplina fondamentale del cinema.
- Walter Murch è stato uno dei primi a riconoscere l’importanza del suono nel processo di montaggio. Il suo lavoro in Apocalypse Now (1979) ha rivoluzionato l’uso del suono per creare un’esperienza sensoriale che potesse evocare l’intensità del conflitto psicologico e fisico. La sua abilità nel combinare musica, rumori e silenzi è stata fondamentale nel definire il sound design come lo conosciamo oggi.
- Ben Burtt, leggendario sound designer per la saga di Star Wars, ha inventato suoni iconici, come quello della spada laser, che sono diventati parte integrante della cultura popolare. La sua capacità di trasformare oggetti comuni in elementi sonori straordinari ha avuto un impatto duraturo sul cinema di fantascienza.
- Gary Rydstrom, premiato con diversi Oscar per il suo lavoro su film come Jurassic Park (1993), ha dato vita a suoni completamente nuovi, come il ruggito dei dinosauri, utilizzando registrazioni di animali esistenti, modificandole e rendendole uniche.
Questi tecnici hanno posto le basi per una nuova era del suono nel cinema, in cui ogni rumore, ogni silenzio e ogni effetto sonoro hanno un peso narrativo preciso. Oggi, il sound design è un elemento fondamentale in ogni produzione, da blockbuster a film indipendenti.
Alessandro Palmerini: eccellenza italiana del suono
Nel panorama cinematografico italiano, Alessandro Palmerini è uno dei tecnici del suono più apprezzati. La sua carriera è caratterizzata da una straordinaria attenzione ai dettagli e da un approccio che valorizza il suono come strumento narrativo.
Uno stile inconfondibile
Palmerini si distingue per alcune peculiarità uniche:
- Realismo sonoro: I suoi suoni sono spesso registrati direttamente sul set con una qualità impeccabile, evitando manipolazioni eccessive in post-produzione.
- Uso espressivo del silenzio: Sa dosare il silenzio per creare tensione o dare profondità emotiva a una scena.
- Precisione nei dettagli: Ogni suono, anche il più impercettibile, è studiato per inserirsi perfettamente nella scena.
- Atmosfere immersive: Sfrutta riverberi, suoni ambientali e sovrapposizioni per rendere l’audio un’esperienza tridimensionale.
- Collaborazione con i registi: Lavora a stretto contatto con i cineasti per integrare il suono nel processo narrativo fin dalle prime fasi della produzione.
Filmografia e premi
Alessandro Palmerini ha contribuito a numerosi film di grande rilievo, tra cui:
- La ragazza del lago (2007)
- Diaz – Don’t Clean Up This Blood (2012)
- Io e te (2012)
- Capri-Revolution (2018)
- Le otto montagne (2022)
Il suo talento è stato riconosciuto con prestigiosi premi:
- David di Donatello per Diaz – Don’t Clean Up This Blood (2013) e Le otto montagne (2023).
- Nastro d’argento per il miglior sonoro in Diaz e Le otto montagne.
- Ciak d’oro per La ragazza del lago e Diaz.
La recente candidatura di Palmerini al David di Donatello 2025 per il film di Andrea Segre Berlinguer – La grande ambizione , ne è una conferma.
L’importanza del suono nel cinema moderno
Registi come Christopher Nolan (Dunkirk), Denis Villeneuve (Blade Runner 2049) e Paolo Sorrentino (La grande bellezza) danno enorme importanza al suono, rendendolo protagonista delle loro opere.
Grazie a professionisti come Alessandro Palmerini, il suono continua a evolversi, contribuendo a rendere il cinema un’arte sempre più immersiva e coinvolgente.