Il libro di novelle di oggi è di un avvocato siciliano del secolo scorso, Biagio Zagarro al quale la sua cittadina di nascita Ravanusa, in provincia di Agrigento, gli ha dedicato una via.
Perché paradiso perduto? E’ soprattutto per il vezzo di chi vuole esaltare il passato. Le novelle parlano di una Sicilia dei pimi del ‘900.
Biagio Zagarrio nacque a Ravanusa (Agrigento) il 3 febbraio 1898, ultimo di undici figli. Dopo gli studi a Catania e l’esperienza militare durante la Prima Guerra Mondiale, si laureò in giurisprudenza e divenne avvocato. Nel 1929 vinse un concorso per ispettore delle imposte, trasferendosi a Carrara e poi a Genova. Nonostante la carriera amministrativa, coltivò la passione per la letteratura e l’arte, scrivendo due libri di racconti, tre di poesie e numerosi articoli. La sua opera riflette l’amore per la Sicilia e la Liguria.
Nel 1947 vinse il Premio Letterario de “L’Unità”, e nel 1949 ottenne il Premio Versilia di poesia. Morì prematuramente a Genova il 4 maggio 1951. Come già detto la sua città natale gli ha dedicato una via, ma i suoi libri non furono più ristampati. Ecco una particolarità della scelta dello scrivente nel ricercare libri scomparsi. Difatti solo negli anni ’90, la nipote Ginetta curò la riedizione delle sue opere. Ma poi basta.
Questa raccolta di novelle di Biagio Zagarrio è stata pubblicata postuma, grazie alla volontà dei suoi parenti, e successivamente curata dalla nipote Ginetta Zagarrio alla fine degli anni ‘90.
L’opera si distingue per la forte connessione con il passato, la terra e i miti che hanno segnato l’infanzia dell’autore in Sicilia. Tuttavia, la narrazione va oltre i confini autobiografici, immergendoci nella vita e nei personaggi della Sicilia attraverso il filtro della memoria di Zagarrio.
Il tratto distintivo della sua scrittura è la sincerità e la spontaneità, che emergono da un’ispirazione genuina, priva di complicazioni stilistiche. La semplicità del racconto, anziché essere un limite, funziona come strumento per rendere le immagini vivide e dirette. Le sue novelle, pur nella loro brevità, sono ricche di descrizioni che restano impresse nella memoria del lettore, come quelle sulla vita militare di giovani soldati o sulle lotte popolari in Sicilia.
Alcuni racconti sono anche un ritratto della vita familiare dell’autore, come il racconto dello zio Ciccio o dell’albero di carrubo, simbolo di un legame profondo con la terra e la famiglia. La raccolta trasmette un senso di consapevolezza matura, serena e equilibrata, sulla sofferenza e la realtà umana.
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