“Il potere logora chi non lo ha.” – Giulio Andreotti
La politica italiana è un gioco spietato di potere, un’arena dove chi comanda fa di tutto per rimanere in cima, e chi resta fuori subisce in silenzio le scelte di altri. Un teatrino ben oliato, dove spesso chi dovrebbe risolvere i problemi finisce per diventarne parte integrante.
Basta guardare le nostre autostrade: deviazioni senza fine, tratti chiusi per mesi, asfalto rifatto a metà, operai fermi più a chiacchierare o fissare il telefono che a lavorare. Possibile che manchino le risorse? O, più probabilmente, manca la volontà di fare le cose per bene.
Poi c’è il caso emblematico della Fiat: licenziamenti, delocalizzazioni, eppure continua a ricevere soldi pubblici. La risposta di Elkan in Parlamento è stata un insulto all’intelligenza degli italiani. E mentre i lavoratori vengono lasciati a casa, lo Stato resta a guardare. Perché non si interviene con decisione?
Lo stesso vale per Alitalia e i suoi infiniti esuberi, difesi a oltranza. Per i balneari e i tassisti che si oppongono con forza a ogni cambiamento, protetti da multe che paghiamo tutti. Per i giudici che sbagliano ma non rispondono mai dei propri errori. È un Paese dove le responsabilità sono sempre degli altri, e nessuno paga mai il conto.
E l’assurdità continua. A Marina di Massa una nave naufragata mesi fa è ancora lì, abbandonata. Non esiste una legge chiara sugli autovelox. I nostri politici spesso non hanno né esperienza, né competenze, né titoli di studio adeguati. Il Superbonus 110% è costato 550 miliardi, ma le strade e le periferie sono rimaste le stesse. Eppure, non c’è un piano serio per prevenire disastri naturali o per affrontare la fragilità del nostro territorio.
Un esempio eclatante è quello dell’Ilva di Taranto: anni di inquinamento, morti, promesse mai mantenute. Il più grande polo siderurgico d’Europa abbandonato a se stesso, con operai appesi a un filo e una città intera condannata a respirare veleni. Tutti sanno, nessuno interviene.
E che dire delle Ferrovie? Treni lenti, obsoleti, linee secondarie dimenticate. La manutenzione è minima, la sicurezza scarsa. Si investe solo sulle tratte ad alta velocità che servono pochi privilegiati, mentre il resto d’Italia viaggia indietro di decenni.
Infine, la vera tragedia: l’assoluta assenza di una politica di prevenzione contro terremoti e disastri idrogeologici. Ogni anno frane, alluvioni e scosse sismiche colpiscono il nostro territorio, sempre con gli stessi esiti: morti, sfollati, paesi distrutti. Si parla solo a disastro avvenuto, si piangono le vittime, si promettono interventi. Poi, come sempre, il silenzio.
Tutto questo ci racconta una verità amara: la politica italiana è malata. E la sua classe dirigente, più che guidare, sembra impegnata solo a salvaguardare se stessa. Più interessati ai privilegi che al bene comune. Più pronti a difendere il potere che a usarlo per costruire qualcosa di concreto.
Ma non è troppo tardi. I cittadini italiani devono svegliarsi. Devono smettere di delegare alla cieca e iniziare a farsi sentire. Perché finché il potere resterà nelle mani di pochi incapaci, sarà sempre chi non lo ha a pagarne il prezzo.
Carlo Di Stanislao