E’ iniziato il 1 aprile a Latina il processo per la morte del bracciante agricolo Satnam Singh, deceduto in circostanze atroci la scorsa estate; sul banco degli imputati Antonello Lovato, imprenditore 39enne chiamato a rispondere della morte del bracciante 31enne di origini indiane e accusato di omicidio volontario con dolo eventuale.
L’ incidente sul lavoro si verificò il 17 giugno del 2024 nell’azienda agricola in cui Satnam Singh lavorava: rimase incastrato nel macchinario che stava utilizzando e che gli tranciò un braccio; il bracciante restò senza soccorsi e venne abbandonato davanti alla sua abitazione dal suo datore di lavoro che lasciò, vicino a lui, anche l’arto in una cassetta della frutta.
Satman Singh morì due giorni dopo.
Nel procedimento penale appena iniziato si sono costituite almeno venti parti civili tra le quali anche l’Osservatorio Nazionale Amianto che a mezzo del suo Presidente intende rappresentare la necessità di porre fine al caporalato ed allo sfruttamento del lavoro, elementi questi ultimi che rappresentano una pesante violazione dei nostri valori costituzionali: la morte di Singh avrebbe certamente potuto essere evitata qualora fossero stati attuati gli strumenti legali di interdizione del lavoro nero, e soprattutto della violazione delle norme antinfortunistiche.
La morte di Singh, causata da omissione di soccorso dopo un gravissimo infortunio sul lavoro ha “profili raccapriccianti e si chiede che venga emessa una sentenza esemplare nei confronti dei responsabili”, sottolinea l’ONA, che ricorda che l’uomo morì per lo shock emorragico dopo che, secondo il capo di imputazione, sarebbe stato abbandonato agonizzante senza ricevere tempestivi soccorsi”.
Il caso di Satnam Singh non è isolato: in provincia di Latina si sono verificati moltissimi casi di trasgressione che hanno determinato anche esposizioni ad amianto non cautelate e un’alta incidenza di patologie asbesto correlate e in generale di malattie professionali e infortuni sul lavoro.