Alle origini del volteggio equestre: l’età contemporanea
Nel mio precedente articolo ho raccontato come il volteggio abbia significato molto fin dall’antichità, sia come
addestramento militare che come forma di spettacolo. I circhi, evoluzione delle compagnie di saltimbanchi
medievali, hanno sempre presentato numeri equestri molto ricercati https://www.artesplorando.it/2019/08/il-
circo-georges-seurat.html, i reparti d’élite della cavalleria hanno continuato ad utilizzarlo sicuramente fino ai primi del ‘900. Si legge ad esempio in un passaggio de “Il Dottor Živago” di Borìs Pasternàk (traduzione di Pietro Zveteremich Feltrinelli Editore):
… E poco più in basso – vedeva nei suoi pensieri – le esercitazioni dei dragoni nel cortile delle caserme
Znàmenskij, le moine leziose dei cavalli che trottavano in cerchio, gli esercizi di volteggio, i passaggi
d’andatura al trotto, al galoppo…
Tuttavia, proprio in quell’epoca, con la trasformazione dei reparti di cavalleria tradizionale in motorizzata, inizia la decadenza del volteggio e il suo graduale abbandono nell’addestramento dei militari. Paradossalmente, il climax del volteggio in quanto sport, coincide forse con il suo canto del cigno: il volteggio è stato sport olimpico una sola volta, nel 1920 alle Olimpiadi di Anversa. Certo il volteggio del 1920 era molto diverso da quello attuale come si può vedere dalle immagini che trovate a questi link https://s3-eu-west-1.amazonaws.com/fei-fan-production/s3fs-public/1920-vaulting.jpg https://www.si.com/extra-mustard/2016/08/18/rio-2016-olympics-weird-sports-
yesteryear, era molto più simile al volteggio “ginnico”. La gara consisteva nel “saltare” dei cavalli, o ancora salire e scendere atleticamente da essi: rispecchiava ancora, in ultima analisi, ciò che era utile ad un soldato.
Persa questa necessità, gradualmente e inevitabilmente il volteggio cala di importanza, si trasforma da attività militare ad attività ludica adatta ai bambini (spesso propedeutica alla monta per i principianti), e poi in spettacolo equestre. In Europa centrale, dove avere un cavallo robusto “in casa” era, ed è ancora, abbastanza normale, il volteggio diventa un gioco che coinvolge molti bambini assieme, bambini che condividono il cavallo montandolo insieme o salendo e scendendo a turno. Come una fenice, il volteggio rinasce in Germania nel secondo dopoguerra, ma con queste nuove caratteristiche di sport prettamente per ragazzi (inizialmente le competizioni si limitavano a ragazzi fino a 16 anni d’età o poco più).
Con il passare del tempo il volteggio acquisisce sempre più le caratteristiche della disciplina attuale: il suo grande “appeal” artistico fa sì che da attività propedeutica alla monta tradizionale (ancor oggi nell’Europa centrale viene fortemente consigliato di far iniziare la pratica equestre ai bambini con il volteggio, per poi eventualmente passare ad altre specialità, dopo aver acquistato la dimestichezza e senso del cavallo necessari) a disciplina a sé.
Dopo l’edizione del 1920 non è mai più stato sport olimpico, ma nelle Olimpiadi di Monaco ’72
(https://www.facebook.com/photo/?fbid=1020172764789121&set=a.1020533268086404) e in quelle di Los
Angeles ’84 e di Atlanta ‘96, ci sono state delle esibizioni di volteggio. La speranza è che questo magnifico sport possa crescere sempre più a livello mondiale, così da essere un giorno di nuovo praticato anche sotto l’egida della
fiamma olimpica.
La F.E.I. ( Fédération Equestre Internationale) introduce il volteggio tra le “sue “ discipline nel 1983, mentre in Italia viene ufficialmente riconosciuto dalla F.I.S.E. (Federazione Italiana Sport Equestri) nel 1993. A partire dall’edizione di Stoccolma nel 1990 il volteggio fa il suo ingresso nelle grandi manifestazioni equestri come i World Equestrian Games, e ne vengono anche regolarmente organizzati campionati Europei e Mondiali.
Dagli anni cinquanta, quando il volteggio assume chiaramente le caratteristiche che ha oggi, le abilità ginniche ed acrobatiche dei volteggiatori sono andate aumentando esponenzialmente. Di anno in anno i volteggiatori sono stati in grado di eseguire figure ed evoluzioni sempre più complesse e spettacolari, sia individualmente che in squadra.
Parallelamente c’è stata un’attenzione sempre crescente alla scelta del costume e della musica con cui
accompagnare le esibizioni, a tutto vantaggio dello show: accanto all’esecuzione tecnica, sono stati sempre più
premiati la “bellezza” e il coinvolgimento che suscitano l’esercizio.
Se nel panorama internazionale la Germania è leader indiscussa, occupando da sempre un posto preminente e
costante ai vertici, anche l’Italia ha espresso, a partire dalla seconda decade del ventunesimo secolo, grandi
campioni, come dimostra il palmares (incompleto) che segue. Tra tutti i nostri grandi atleti, è doveroso ricordare
per prima Anna Cavallaro, colei che ha fatto da apripista ed ha spalancato all’Italia le porte del volteggio
3 internazionale.
Con il suo lunger Nelson Alcides Vidoni e i suoi cavalli Harley e Monaco Franze 4, è decisamente la più titolata: vincitrice di tre World Cup (2013, 2014, 2017), argento agli Europei 2013, argento ai WEG 2014, bronzo ai WEG 2016, oltre a innumerevoli affermazioni nei concorsi internazionali di tutta Europa. Lorenzo Lupacchini e Silvia Stopazzini, con la lunger Laura Carnabuci e Rosenstolz 99, hanno fatto sognare l’Italia conquistando nel Pas de Deux il primo (e finora unico) oro ai WEG (2018). L’anno precedente avevano vinto, sempre in coppia, gli Europei e la World Cup. Individualmente Lorenzo Lupacchini ha conquistato la medaglia del metallo più prezioso nella World Cup 2022, Silvia Stopazzini il bronzo nella stessa edizione, l’argento nell’Europeo Juniores 2010, seguito a ruota l’anno seguente, dall’oro (con Nelson Vidoni e Harley). Nel 2022 Davide Zanella e Rebecca Greggio, con Claudia Petersohn e Orlando Tancredi, hanno conseguito il terzo posto nel Pas de Deux ai WEG, e nel 2024 hanno trionfato in Coppa del Mondo. Ai Mondiali Juniores 2023, ancora un grande successo italiano grazie a Giorgia Varisco e Greta Gemignani, con Laura Carnabuci e Rosenstolz 99, che si impongono nel Pas de Deux. Nella stessa edizione Giorgia è a podio anche nell’individuale.
Nicoletta Capitanio.
Fotografie viksclick per The Vaulting Review