Taranto – Anche stavolta, dopo Melucci, si crea quel vuoto che si ebbe a conclusione della consigliatura Ezio Stefàno che durò dieci anni e risultò indenne anche da ipotesi di dimissioni più volte richieste.
Un vuoto pieno di incognite perché non c’è davvero alcuna novità. Davvero sarebbe rivoluzionario, come disse una volta Bertinotti, fare un sorteggio tra i cittadini per eleggere i rappresentanti.
Si risparmierebbero tempo, ipocrisie, fregature.
E anche oggi siamo alle più svariate proposte con ben otto candidati: Di Bello (raggruppamento liste civiche “Adesso”), Bitetti (centrosinistra), Cito (civico), De Gennaro (civico), Alfano (lista civica “Taranto Libera”, Annagrazia Angolano (Movimento 5 Stelle), Di Cuia o Lazzàro (centrodestra), Tacente (Lega o Terzo Polo centrista).
A questo punto vediamo come andò nel primo voto dopo Stefàno nel 2017
Furono dieci candidati sindaci al primo turno e nessuna coalizione superò la soglia del 22%. Segno inequivocabile che ci fu un allineamento verso il basso. Melucci del centrosinistra, che poi diventerà sindaco al ballottaggio, era arrivato secondo con il 17, 92% (16 mila tarantini l’avevano votato, un tarantino su dieci) alle spalle della direttrice del Carcere di Taranto, Stefania Baldassarre del centro destra che raggiunse il 22, 27%.
Dietro di loro otto sindaci in pectore, Mario Cito con il 12,46% quasi appaiato all’avvocato Francesco Nevoli del M5s con il 12, 43% separati d’appena trenta voti. Che presero 1 seggio ciascuno ed occupano il terzo e quarto posto
Più defilati abbiamo Vincenzo Fornaro, allevatore vittima di Ambiente Svenduto che prese il 9,76% e il magistrato Franco Sebastio con il 9,25% e che occupano il quinto e sesto posto
Pietro Bitetti, che gareggiava con liste civiche – cosa che avrebbe fatto comunque anche oggi se il centrosinistra avesse insistito sulla proposta del Pd di Matteo Giorno -, all’epoca arrivò al settimo posto con l’8,19% dei voti.
Poi c’è la lista o ammucchiata se volete. dei marginali, quelli del sindaco nel manifesto o volantino elettorale per qualche settimana, Massimo Brandimarte anch’esso del mondo della Giustizia, arrivò ottavo con il 3,60% Luigi Romandini con il 2,97” arrivò penultimo superando Giuseppe Lessa, il decimo, che restò all’1,11%.
Concludendo possiamo dire che – res sic stantibus dicevano i padri del diritto romano -, dobbiamo rassegnarci allo stillicdio di queste amministrative che, col tempo che rimane – poco meno di sessanta giorni -, con tutto il tempo perso a trovare la quadra delle liste e delle candidature, quando si parlerà di Taranto e del suo futuro? Soprattutto per essere convincenti e per invitare al voto. Alla prossima.