Tra liposuzioni politiche, ovetti al tegamino e guappi di Spaccanapoli: il Belpaese oscilla tra il lifting istituzionale e la sindrome di MarylinSotto il cielo ingannevole della Fata Morgana, la politica italiana si contorce tra vecchie promesse e nuove illusioni, mentre la Lotteria di Capodanno decide chi si salva e chi no.
“Ovetti al tegamino e politica al botulino”
C’era un tempo, non troppo lontano, in cui dopo Carosello (quella meraviglia di pubblicità in formato teatrale che chiudeva la giornata televisiva degli italiani fino agli anni ‘70), i bambini andavano a dormire, i genitori si preparavano a discutere di politica con la disillusione tipica di chi ha visto troppe promesse evaporare, e la nazione intera sprofondava nel torpore di una tranquillità borghese, fatta di ovetti al tegamino e speranze moderate. Poi arrivò il mondo nuovo: senza Carosello, senza certezze, e con una classe politica che, invece di riflettere, ha scelto la via più breve per restare giovane—non con idee fresche, ma con abbondanti dosi di botulino ideologico.
Oggi l’Italia sembra una Marylin Monroe alla vigilia del collasso: ammaliante, ancora capace di stregare il pubblico, ma logorata da dentro, con la bellezza compromessa dalle troppe pillole di compromesso e dai lifting istituzionali che la rendono sempre più grottesca. Ogni volta che un governo inciampa, invece di curarsi con una buona dieta di riforme, si preferisce una bella liposuzione politica, eliminando a forza il grasso delle contraddizioni senza mai affrontarne la causa. Tanto, con un po’ di notazione polacca inversa, si può sempre riscrivere la narrativa e rielaborare i problemi in un ordine apparentemente logico, che però finisce sempre per mettere prima il risultato e poi la domanda.
E così, mentre il cittadino medio guarda la Lotteria di Capodanno, sperando che la Dea Bendata gli risolva i problemi che la politica non sa affrontare, nei palazzi del potere si decide chi sarà il prossimo fortunato a “rifarsi la faccia” con una nomina, una poltrona, o magari una presidenza di commissione. Intanto, nel grande teatro dell’assurdo, il dibattito pubblico oscilla tra due categorie di personaggi: da una parte i cocchi di mamma, quei politici che sembrano vivere ancora nell’illusione di un’Italia protetta e accudita dall’Europa e dagli alleati; dall’altra i guappi di Spaccanapoli, quelli che parlano forte, minacciano sfracelli, ma alla fine della fiera, quando il gioco si fa duro, si rifugiano nel classico “volemose bene” istituzionale.
E la Fata Morgana della ripresa economica? Come ogni miraggio, svanisce appena proviamo ad avvicinarci. Si parla di crescita, ma i dati dicono altro; si promettono investimenti, ma le casse sono vuote; si annunciano riforme, ma le uniche cose che cambiano sono i volti sui manifesti elettorali, opportunamente levigati da filtri e Photoshop.
Alla fine, come sempre, la politica italiana si riduce a un ovetto al tegamino: semplice, rassicurante, e soprattutto capace di galleggiare su qualsiasi padella, senza mai attaccarsi davvero. Ma basterà un’altra scossa per farlo rompere e rivelare il nulla che c’è dentro?