Calmatesi le acque, passata la tempesta, vediamo le gaffe collezionate da Prodi a seguito della domanda di Lavinia Orefici. La cronista chiede all’ex premier cosa ne pensa del passaggio del manifesto di Ventotene in cui si parla della proprietà privata, lo stesso già citato alla Camera dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio.
Cosa ne pensa di questo passaggio?”. E Prodi dà una risposta strampalata: “Ma che cavolo mi chiede? Io non mai detto una roba del genere in vita mia”, quasi come se la giornalista avesse attribuito a lui il passo. Al più avrebbe dovuto rispondere che lui non aveva mai sostenuto cose del genere. Lei allora chiarisce: “È un passaggio nel manifesto di Ventotene”. Prodi si accorge della gaffe, vale a dire di avere dato una risposta che con la domanda c’entrava come i cavoli a merenda, e reagisce come tanti uomini quando si sentono in difficoltà davanti ad una donna: “Lo so benissimo signora, non sono mica un bambino. Ma era nel 1941, gente messa in prigione dai fascisti”.
Ecco, questa ultima è la frase che avrebbe dovuto pronunciare subito, al posto di quella strampalata. E mentre dice di non essere un bambino, si comporta in maniera puerile, reagisce materialmente contro la signora che lo ha messo in difficoltà. Le tira i capelli. Scherzi della vecchiaia? Certo è che dopo, ciliegina sulla torta, il prode Prodi colleziona la terza gaffe negando di aver toccato i capelli della giornalista. Cose ‘e pazze!