La cronaca mostra che in Italia i suicidi sono in aumento per tutte le fasce di età, in particolare in quella adolescenziale e, purtroppo, con una crescita maggiore tra i minori

E’ allarme sociale.

Il film “il ragazzo con i pantaloni rosa” è davvero commuovente, ma pervade in noi un sentimento riflessivo su un tema affrontato spesso, quello del bullismo e stavolta lo vediamo con gli occhi di un adolescente.

Lo seguiamo passo dopo passo e scopriamo un mondo, quello dell’adolescenza, dove il conflitto generazionale è imposto dalla vita stessa, con i genitori che non si capiscono fra di loro e si separano pure e non capiscono i figli.

Con gli insegnanti che vivono segregati nella loro conoscenza e non si accorgono che la vita è fatta anche di stili e comportamenti.

Non basta sapere e saper fare occorre anche saper essere

E poi ci sono loro gli adolescenti. Dove si formano le persone del domani e tutto quello che si coltiva in quella età di m. come dice il protagonista, lo si ritrova nell’età adulta. Noi siamo quello che eravamo, con tutti il rammarico delle scelte sbagliate quelle che fanno dire, volgendosi indietro: “mi sono bevuto il cervello”.

Il bullismo nasce come gioco, diventa stillicidio di attenzione, parte dall’amicizia interessata, gioca con i sentimenti, poi s’incattivisce fino a fare male. Ma al di là del bullo principale, che parte hanno tutti gli altri? Quello degli spettatori che tornano a casa e magari dicono ai genitori, che non capiscono, “sai oggi ci siamo divertiti, un compagno ci ha fatto ridere”.

Questo episodio resterà nella loro mente come un fatto positivo, distante dalla noia dei compiti e delle interrogazioni.

Nessuno può immaginare il senso di estrema solitudine della vittima, che non viene compreso dagli adulti e non trova alleati fra i coetanei. Anche se, e la madre di Andrea Teresa Manes lo dice nel suo blog, è difficile guardare oltre la maschera che mostra l’adolescente.

La pellicola racconta la storia realmente accaduta di Andrea Spezzacatena, vittima di bullismo e cyberbullismo omofobo, che si tolse la vita il 20 novembre 2012.

Il cast del film con la regia di Margherita Ferri è formato da Claudia Pandolfi nel ruolo della madre di Andrea (Samuele Carrino). Andrea Arru è Christian e Sara Ciocca è Sara. Mentre il padre è intrepretato da Corrado Fortuna.

Uscito da una settimana su Netflix, il film racconta la storia vera di Andrea Spezzacatena, un adolescente con talento per il canto che entra in un coro papale.

A scuola stringe amicizia con Sara e Christian, ma quest’ultimo, che mostra e sfrutta una malsana fascinazione su Andrea e quando capisce che il loro rapporto potrebbe essere visto come omo, lo tradisce più volte, fino a umiliarlo pubblicamente durante una festa.

Vittima di bullismo e cyberbullismo, Andrea si isola e, dopo un’ultima estate difficile, si suicida. Sua madre, Teresa, scopre gli abusi online subiti dal figlio e dedica la sua vita alla lotta contro il cyberbullismo.

Il film, presentato alla Festa del Cinema di Roma nel 2024, ha avuto un grande successo al botteghino e recensioni generalmente positive. La colonna sonora include il brano. Canta ancora di Arisa.

Il film ha anche suscitato dibattiti e polemiche, con proiezioni nelle scuole per sensibilizzare sui temi del bullismo e dell’omofobia.

Il nostro pensiero si chiude sulla triste storia dei suicidi di adolescenti, l’amarezza di noi anziani che scopriamo quel senso di impotenza nel non lasciare nulla per il futuro, dopo di noi. Una sconfitta sociale.

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