Un’antica dimora congelata da anni nel cuore pulsante di Gravina in Puglia è stata aperta agli occhi di centinaia di visitatori locali, forestieri e stranieri nelle giornate FAI di sabato e domenica 22 e 23 marzo scorso. Parliamo del Palazzo Scardinale situato in Piazza Notar Domenico a pochi passi dalla preziosa Biblioteca Finya e dalla chiesa di Santa Maria del Suffragio dove insiste il monumento funebre al Duca Ferdinando III Orsini.
Il FAI di Gravina ha colto l’occasione per far aprire il Palazzo Scardinale alla fruibilità del grande pubblico e far ammirare le vestigia che si conservano intatte all’interno, cristallizzate dal tempo, chiuso dai discendenti della famiglia sin dal 1979 poiché residenti a Bari.
Nel settembre 1943, durante la seconda Guerra mondiale, Gravina fu teatro di un attacco aereo, nel cui raid fu colpita l’ala destra del palazzo, ricostruita fedelmente negli anni successivi. A ricordo di quell’evento distruttivo furono recuperati i bossoli delle bombe che sono stati posti in bella vista per l’occasione davanti alla scalinata che conduce al piano superiore nelle due giornate FAI.
Le visite sono state guidate dagli studenti Ciceroni del Liceo statale “G. Tarantino” sotto lo sguardo attento della prof.ssa Pina D’Agostino che ha coordinato la manifestazione. Nell’atrio del palazzo un gruppo di studenti musicisti ha allietato la sosta dei visitatori con dei piacevoli intermezzi musicali. Anche due splendide dame del gruppo folclorico “La zjte”, Maria Desiante e Carmela Cicolecchia, hanno dato il benvenuto ai visitatori nei loro suggestivi costumi d’epoca.

La prof.ssa Pina D’Agostino, referente locale della delegazione FAI di Bari, ha proposto per quest’anno l’apertura del Palazzo Scardinale, come accennato innanzi chiuso da circa 45 anni. L’intero complesso è stato acquisito nel 2016 con un compromesso dalla società SAGIS, a cui fa capo un gruppo di imprenditori, il cui socio di maggioranza è Gianni Colangelo (a cui segue Salvatore Trotta), figura molto nota nella comunità gravinese; è un rappresentante della famiglia Pomarici nell’ambito del consiglio di amministrazione della Fondazione Archivio storico Pomarici Santomasi.
L’acquisizione dell’intera proprietà immobiliare è avvenuta gradualmente, ha dichiarato G. Colangelo. Nel 2013 acquisì l’azienda agricola di famiglia, proposta da Francesco Scardinale, figlio del fu Pietro; nel tempo consolidandosi il rapporto di amicizia gli fu proposto di acquisire anche il Palazzo in parola. Di fronte a tale responsabilità, G. Colangelo fece una controproposta: acquisire solo il 60% dell’immobile per evitare un possibile ripensamento.
L’alienazione totale del palazzo era dettata soprattutto dalla necessità di trovare qualcuno che fosse interessato alla conservazione e tutela di quell’antica dimora. Argomentazione che fu accolta con favore da G. Colangelo in quanto aveva capito l’importanza di tale decisione, facendosene carico nel 2022 con la rimanente quota del 40%.
Purtroppo negli anni dell’abbandono il palazzo è stato oggetto di furti, palesandosi il degrado con maggiore evidenza. Perciò la SAGIS è intervenuta con determinazione per renderlo fruibile al grande pubblico in occasione delle due giornate FAI.

L’apprezzamento è stato unanime sia da parte della comunità gravinese che da parte dei numerosi visitatori che hanno potuto godere con i propri occhi questo gioiello architettonico databile al XVI-XVII secolo, la cui struttura esterna, lungo il cornicione, richiama due simboli identitari cari ai Duchi Orsini: la rosa e la Croce dei Cavalieri di Malta; la rosa è sempre presente nello stemma degli Orsini di Gravina. La Croce dei Cavalieri di Malta è da ascrivere anche agli stessi Orsini come possibili committenti del palazzo.
Gli studenti Ciceroni sono stati molto bravi nell’alternarsi alle postazioni assegnate per descrivere le peculiarità dell’edificio: la cappella di famiglia allestita ancora con l’altare, le statue nelle campane di vetro, il messale in latino con le miniature colorate; oltre una decina di stanze con mobilio d’epoca; una camera da letto con bagno ricavato nell’intercapedine della muratura, la cucina economica, e ad un angolo la manovella per tirare l’acqua dal pozzo; che dire del salone di rappresentanza con le specchiere dorate e tendaggi damascati. Documenti personali di don Pietro Scardinale: carta d’identità, passaporto e tanto altro ancora, immagini di rappresentanti di famiglia. Tutte le volte dei singoli ambienti, molto semplici, sono arricchite da decorazioni parietali “naif”; non ci sono stemmi a nobilitare gli interni. Al vertice di un armadio troneggia lo stemma con le iniziali “P S”/Pietro Scardinale accompagnato ai lati da due figure mostruose.

In conclusione, l’antica dimora è da attribuire verosimilmente agli Orsini; è necessario fare una approfondita ricerca negli archivi locali per verificare, attraverso il catasto, quando giunge nelle mani degli Scardinale.
Per la genealogia recente sono stati forniti dei dati importanti, qui non pubblicati per ragioni di “privacy”.