Un Petruzzelli gremito e partecipe ha accolto ieri pomeriggio uno degli eventi più intensi del Bif&st 2025: la proiezione del documentario Le lezioni della storia. Luciano Canfora e Laterza da Bari in poi, firmato da Massimo Ruggiero presente in platea e applaudito. Un racconto che intreccia il percorso intellettuale del filologo e storico Luciano Canfora con quello della storica casa editrice Laterza, in un viaggio che affonda le sue radici nella Bari antifascista per poi aprirsi a riflessioni più ampie, universali.
Moderato da Annamaria Minunno, l’incontro che ha seguito la proiezione ha visto protagonisti sul palco, insieme a Canfora, Alessandro, Giuseppe e Maria Laterza, eredi e custodi di una tradizione editoriale che ha saputo tener
Il documentario è molto più di un omaggio biografico: è un atto di memoria e una dichiarazione di responsabilità culturale. Racconta la storia di una città, Bari, che alla fine del fascismo ha saputo diventare un laboratorio della democrazia, uno dei primi luoghi in cui si è tentata la rinascita repubblicana. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, Bari fu sede di un’importante iniziativa antifascista: il congresso al Teatro Piccinni, con la presenza di forze politiche che si stavano riorganizzando in vista di una nuova Italia. In quei giorni tumultuosi, la città fu anche teatro di sangue: l’eccidio di via Nicolò dell’Arca, in cui caddero civili e militanti antifascisti per mano dei fascisti in ritirata, resta una ferita ancora aperta, una testimonianza del prezzo della libertà.
È in questo contesto che assume particolare rilievo il ruolo della libreria Laterza, da sempre più che una semplice bottega culturale. Durante il regime fascista, fu una delle poche oasi di dissenso attivo nel Mezzogiorno. Qui le idee circolavano anche quando la repressione sembrava soffocare ogni voce libera. Benedetto Croce, pensatore liberale e antifascista, fu una figura di riferimento. Così come Vittore Fiore e lo stesso Fabrizio Canfora, padre di Luciano, protagonista della scena intellettuale barese e professore esigente, ricordato con affetto dal figlio e da Alessandro Laterza durante l’incontro.
La libreria Laterza, oggi diretta da Maria Laterza, si definisce ancora come “luogo fisiologico di opposizione”, che ha saputo conservare il suo DNA culturale pur adattandosi ai tempi. “Una città levantina e commerciale come Bari – ha detto Maria Laterza – ha bisogno di spazi di riflessione e confronto. Oggi si entra meno in libreria, ma ci impegniamo a portarla fuori, nelle scuole, tra le persone”. Un tentativo di riattivare quella tensione civica che ha animato l’epoca della Liberazione.
Il documentario si dipana attraverso un dialogo intimo ma mai autoreferenziale tra Canfora e i Laterza, toccando i temi portanti del pensiero dello storico: la funzione pedagogica della scuola, l’impossibilità della neutralità dell’insegnamento, la democrazia come costruzione ideologica e la politica come relazione concreta tra le persone. Un pensiero che non arretra di fronte alla complessità, anzi la abbraccia come condizione della libertà.
“L’insegnante è una figura necessaria, la scuola l’ossatura della Repubblica” ha ribadito Canfora, evocando il mito greco del centauro Chirone, maestro di Achille, come archetipo del docente. Un richiamo alto a un’idea di formazione che sia guida e nutrimento, non solo trasmissione. “Viviamo in un’epoca in cui siamo tutti alfabetizzati, ma distratti – ha aggiunto – e la cultura rischia di diventare rumore, se non ci si sottrae al conformismo mediatico”.
Tra le qualità che rendono Luciano Canfora una figura rara nel panorama intellettuale italiano, spicca quella che forse più sorprende chi si avvicina a lui per la prima volta: la sua disarmante semplicità. Non nel pensiero, che è rigoroso, stratificato, affilato, ma nel modo in cui lo offre agli altri. Canfora ha la capacità, sempre più rara, di raccontare la storia come se stesse parlando con persone comuni, non con accademici o specialisti. Non rinuncia mai alla complessità dei concetti, ma sa renderli accessibili, vicini, quasi familiari, come se stesse conversando in una piazza e non in un’aula universitaria. È questo che rende le sue parole così potenti: non la pretesa di insegnare, ma la volontà di condividere. Chi lo ascolta ha l’impressione di essere parte di un dialogo, mai destinatario passivo di una lezione. Un dono, questo, che appartiene solo a pochi grandi maestri, quelli che sanno davvero cosa significhi educare: tirare fuori, non imporre. E in questo suo modo diretto, umano, mai sopra le righe, Canfora dimostra che l’autorevolezza non ha bisogno di impalcature, ma nasce dalla coerenza tra ciò che si sa e come lo si trasmette.
Canfora ha affrontato anche con ironia gli attacchi politici recenti, incluso il suo noto attrito con la premier Giorgia Meloni: “La serenità interiore non è mai venuta meno. È stata una bella esperienza, persino divertente”. Ma al centro resta il suo legame con Laterza, la casa editrice che da oltre cinquant’anni accompagna la sua produzione intellettuale: “Mi sono sempre sentito libero, e credo che anche loro siano soddisfatti”, ha commentato con sobria gratitudine.
L’incontro si è chiuso con le parole di Giuseppe Laterza, che ha sottolineato come Le lezioni di storia, progetto nato proprio nella libreria barese, rappresentino “una scommessa vinta, la dimostrazione che c’è una comunità viva fatta di lettori, cittadini, collaboratori. Un’idea di paese che può ancora cambiare in meglio”.
La sala, piena di giovani e lettori appassionati, è sembrata restituire una conferma tangibile di quelle parole. In un momento storico in cui la cultura rischia spesso di essere relegata ai margini, eventi come questo riconciliano con la possibilità di un impegno civile che parta dai libri, dalla memoria e dalla conoscenza condivisa. Lo “spirito che spira ovunque”, come ha detto Canfora, trova ancora casa nei luoghi dove si pensa, si legge, si discute. E forse anche un futuro.
Massimo Longo