La difesa europea non è solo militare: “contrastare la disinformazione e rafforzare la sicurezza digitale sono la chiave per proteggere la democrazia” propone il PPI

Il dibattito italiano sulla difesa europea si è ridotto, come troppo spesso accade, a uno scontro ideologico fra opposti schieramenti, ciascuno intento a semplificare la questione per compiacere la propria base elettorale. Tuttavia, dietro gli slogan e le contrapposizioni pregiudiziali, si celano trasformazioni geopolitiche e tecnologiche che imporrebbero un approccio ben più pragmatico e responsabile.

 

ReArm Europe: numeri e contesto

Il Consiglio Europeo del 6 marzo ha approvato il piano ReArm Europe, un fondo da 800 miliardi di euro per rafforzare la difesa comune. L’iniziativa arriva in un momento cruciale, con gli Stati Uniti che, attraverso Donald Trump e una parte crescente dell’establishment americano, dichiarano esplicitamente che la difesa dell’Europa non sarà più una priorità. Non si tratta di semplice retorica elettorale: nel 2023, gli USA hanno coperto il 70% del bilancio NATO, con 822 miliardi di dollari, contro i 300 miliardi complessivi degli altri alleati.

 

Con il progressivo disimpegno americano, l’Europa si trova davanti a un bivio: colmare il vuoto lasciato o esporsi a crescenti vulnerabilità. In quest’ottica, va interpretato il meccanismo di flessibilità del Patto di Stabilità, che consente agli Stati di superare il limite deficit/PIL del 3%, senza sanzioni, a condizione che le risorse siano destinate alla sicurezza comune. Non si tratta di una corsa al riarmo, ma di un riallineamento necessario per evitare che la difesa dell’Unione dipenda da una potenza esterna sempre meno disponibile.

 

Guerra ibrida: i fatti recenti

Limitare la questione alle sole spese militari tradizionali significherebbe trascurare la minaccia della guerra ibrida, che si è rivelata pervasiva e sistematica. Nel settembre 2022, le esplosioni ai gasdotti Nord Stream 1 e 2 hanno compromesso le forniture energetiche verso l’Europa. Le indagini hanno suggerito che si trattasse di  un sabotaggio mirato a destabilizzare il continente.

La vera sfida si gioca nel dominio digitale (ph Serhii Bondarchuk)

Nel marzo 2024, un attacco informatico, rivendicato dal collettivo russo Killnet, ha colpito infrastrutture strategiche in Germania e nei Paesi Baltici, causando disservizi gravi e minando la fiducia nelle istituzioni locali. Nel marzo 2025, un incendio in una sottostazione elettrica presso l’aeroporto di Heathrow ha provocato la cancellazione di oltre 1.300 voli. Alcuni esperti, tra cui Neil Barnett, hanno suggerito un possibile coinvolgimento della Russia.

 

Sempre nel marzo 2025, un rapporto di Europol ha evidenziato un aumento degli attacchi informatici e sabotaggi attribuiti alla Russia e ad altri “attori” internazionali, che puntano a destabilizzare l’UE. Dal 2023 al 2024, gli attacchi contro obiettivi europei sono quasi triplicati, con 34 episodi riconducibili a gruppi russi. I settori più colpiti sono stati i trasporti, le infrastrutture governative, quelle strategiche e l’industria.

 

Parallelamente, le campagne di disinformazione hanno influenzato le elezioni americane del 2016 e del 2024 e quelle europee. Un esempio è il recente voto in Germania, dove piattaforme social e influencer hanno condizionato l’opinione pubblica, spesso con l’aiuto di soggetti esterni all’UE. Anche sul fronte diplomatico, la tensione si è acuita, con il presidente Macron che, nel marzo 2025, ha ribadito il sostegno dell’Europa all’Ucraina, accusando la Russia di non voler avviare un percorso di pace e chiedendo un cessate il fuoco.

 

Cybersecurity e difesa digitale: il vero investimento strategico

Di fronte a questo scenario, il piano ReArm Europe rischia di essere percepito come un semplice aumento delle spese per armamenti convenzionali, ma la vera sfida si gioca sul terreno tecnologico. L’Europa deve accelerare lo sviluppo di infrastrutture digitali autonome, come reti 5G sicure e costellazioni satellitari europee (IRIS), investire nella formazione di esperti in cyber security, creare team specializzati nella difesa offensiva e difensiva, oltre a potenziare l’uso dell’intelligenza artificiale nella protezione dei dati e nel contrasto alle fake news.

Gli investimenti nella cyber difesa devono integrarsi nel piano ReArmEu (ph Matthew Hintz)

Nel 2023, secondo l’ENISA, il 46% delle PMI europee ha subito almeno un attacco informatico, provocando danni all’economia che hanno superato i 200 miliardi di euro. Per fronteggiare questa minaccia, è urgente che gli investimenti nella cyber difesa diventino una priorità e siano integrati nel piano ReArm. In caso contrario, si rischia di ignorare gli scenari contemporanei, concentrandosi su conflitti ormai superati.

 

Una proposta politica nuova

In questo contesto, Pensiero Popolare Italiano intende superare la dicotomia destra-sinistra, spostando il dibattito su temi concreti. La priorità deve essere la cyber sicurezza, destinando almeno il 30% delle risorse europee a infrastrutture digitali, difesa informatica, intelligenza artificiale e formazione specialistica.

 

È necessario un piano europeo contro le fake news, che preveda una collaborazione strutturata tra media, piattaforme social e intelligence comunitaria. Inoltre, vanno incentivati investimenti in aziende strategiche europee per ridurre la dipendenza dai colossi extraeuropei in settori chiave come IT, telecomunicazioni e difesa.

 

Infine, bisogna promuovere l’educazione civica digitale nelle scuole e nelle università per sviluppare un uso consapevole delle tecnologie e favorire la capacità di riconoscere e contrastare la disinformazione.

La posta in gioco non riguarda solo l’economia o la difesa, ma la sovranità democratica dell’Europa

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