Su stimolo del critico letterario Francesco D’Episcopo (Università Federico II di Napoli) ho indicato alcuni autori che credo possano essere considerati dei precursori dell’Empatismo dato che pubblicano le loro ultime raccolte nei primi anni del 2000, ma che non hanno avuto il tempo materiale per poter aderire eventualmente al Movimento Empatico iniziato nel 2020.
Luciano Erba, Giovanni Raboni ed Edoardo Sanguineti sono tra i poeti più rappresentativi di una tendenza empatica già in auge nella propria produzione in versi nel periodo storico convenzionale pre-Empatico: 2000-2020.
Una delle poesie chiave che percepisco come simbolica della poetica “empatica” di Sanguineti – le cui parentesi indicano tutte le parentesi che la vita sottende e offre anche come opportunità di rinascita ed evoluzione – è la seguente:
Se ti rivivi, cosa ti correggi?
ebbene, niente: (sono riboccante di torturanti
[rimorsi,
o donna mia): (sono un’orripilante enciclopedia di cazzate incoglionate, di
[semicriminali
supergaffes: e furono, i miei anni, un inimitabile campionario di
irrimediabili
[refusi
esistenziali):
ebbene, non ritoccherei una virgola sola, un puro punto solo: (avrei
[terrore
dell’effetto domino): (ti modifichi un gesto, una parola: ti rifai, tanto per
fare,
[il nodo
alla cravatta): (ma che dico? ti tagli via, da una narice, un giorno, un pelo
[appena in più,
non altro): (e ti giuochi un destino – il destino: et tout se tient): (e, poni caso
–
[e poni
mente, poi: tu mi sparisci, allora, fuori dalla rivita che io vivrei,
concedendomi
[il bis):
ebbene:
quello che ho avuto, così, me lo tengo: (pur di tenerti, io mi ritengo,
[identico)
Edoardo Sanguineti (Genova, 9 dicembre 1930 – 18 maggio 2010)
tratto da Mikrokosmos, Feltrinelli, 2004.