Unseen. Le foto mai viste di Vivien Maier
è il titolo della mostra che la Villa Reale di Monza dedica, dal 17 ottobre 2024 al 26 gennaio 2025 (prorogata al 26 aprile 2025) a una delle pioniere e massime esponenti della street photography.
Realizzata da Vertigo Syndrome in collaborazione con Chroma photography (curatrice Anne Morin), si tratta della più importante esposizione mai fatta su questa straordinaria, riservatissima artista: 200 fotografie, divise in 9 sezioni, esplorano i temi e i soggetti caratteristici del suo stile: dagli autoritratti alle scene di strada, dalle immagini di bambini alle persone ai margini della società, avventurandosi anche in aspetti sconosciuti o poco noti di una vicenda umana e artistica non convenzionale.
Armata della sua Rolleiflex biottica con il mirino in alto (perfetta per ritrarre scorci e persone per strada, perché consente di inquadrare i soggetti rapidamente e realizzare le foto di nascosto e con grande naturalezza), Vivien si addentrava nel cuore pulsante delle città in cui abitava (prima New York, poi il Nord degli States fino ad arrivare a Chicago dove visse gli ultimi 50 anni).
Il suo obiettivo, come un bisturi delicato, sezionava la realtà quotidiana, rivelando l’essenza dell’umanità in attesa.
Spirito libero che ha magicamente toccato le vite di chi la conosceva, Vivien catturava anime sospese nel limbo urbano, figure immobili nel flusso incessante della metropoli. Ogni scatto è un’ode agli esclusi, ai sognatori, agli osservatori silenziosi. Coglieva l’attimo in cui il tempo si ferma, immortalando gesti fugaci che raccontano storie inespresse.
Guardando attentamente le immagini, ci si accorge che Vivien svela l’invisibile, trasforma l’ordinario in straordinario.
Ogni sua fotografia (come recitano le note della curatrice) è un invito a esplorare l’enigma dell’esistenza urbana, a decifrare il codice segreto dei gesti quotidiani.
In questo teatro di luci e ombre, sembra sussurrarci che ogni istante è importante, è l’incipit di un racconto infinito, ogni gesto il preludio di un’epoca urbana ancora da scrivere.
Se il suo lavoro in bianco e nero è profondamente silenzioso, il colore è per l’autrice il blues che percorre le strade di Chicago, in particolare quelle dei quartieri operai, che restituisce in un gioco cromatico estremamente ricco come in uno spazio sonoro, un luogo dove vedere significa ascoltare.
Bambinaia di professione e antisignana del selfie, Vivien ha inquadrato la sua immagine riflessa in specchi, superfici riflettenti, vetrine e realizzato circa 500 autoritratti l’anno (per circa 40 anni).
Il docufilm sulla sua attività è stato candidato all’Oscar nel 2015.
(Orari di apertura: mercoledì, giovedì e venerdì: dalle 10 alle 19
Sabato-domenica-festivi: dalle 10,30 alle 20)
P.S: Immagini: https://www.vivianmaier.com/