Non ho scelto di essere scrittore, relatore o giornalista per caso, né per il semplice desiderio di raccontare storie o esprimere pensieri. Ho intrapreso questa strada con una convinzione profonda: la parola è uno strumento potente, capace di oltrepassare barriere, dare voce a chi non ne ha e mettere in discussione le contraddizioni della società.
Viviamo in un’epoca in cui le idee possono essere ostacolate da pregiudizi, interessi economici e superficialità. Troppe volte si cerca di sminuire temi essenziali, etichettandoli come irrilevanti o marginali. Ma la realtà è un’altra: ciò che sembra “estroverso” o irrilevante spesso nasconde dinamiche fondamentali, che meritano attenzione e approfondimento.
Le parole, se usate con consapevolezza, non sono semplici strumenti di comunicazione: sono armi pacifiche in grado di influenzare il panorama politico, sociale e culturale. Con un discorso, un articolo, una poesia, possiamo cambiare prospettive, scardinare certezze e smuovere coscienze. Possiamo dare luce a verità scomode, stimolare il dibattito e, soprattutto, ispirare azioni concrete.
Ecco perché scrivo. Perché credo che il pensiero libero, argomentato e coraggioso possa ancora fare la differenza. Perché ogni parola, se ben scelta e ben diretta, può trasformarsi in un seme capace di germogliare nel tempo e generare cambiamento.
Gabriel Naticchioni