Equitazione, una possibile vita accanto ai cavalli … Sono molte le immagini che si affacciano alla mente quando si pensa al più nobile degli equidi, libertà, bellezza, nobiltà, eleganza…. Equitazione… a molti fa pensare alla velocità delle corse al
galoppo, o al salto ostacoli, ma in realtà è un mondo dalle mille sfaccettature, come una gemma luminosa. Una di queste mille sfaccettature è data dal volteggio equestre, disciplina sportiva che ci ha portato grandissime soddisfazioni anche in
campo internazionale, nonostante sia veramente poco conosciuta. È una delle sette discipline equestri riconosciuta dalla FEI (Fédération Equestre Internationale), insieme al salto ostacoli, dressage, paradressage, cross country, endurance, attacchi e para-attacchi, ma non una disciplina olimpica.
Il volteggio è diverso da qualunque altro sport equestre, un mondo tutto musica e colore. Scordatevi i cappellini stile Ascot o i brand di lusso, nel volteggio questo non c’è. Troverete invece ragazzi e ragazzini con ai piedi scarpine da ginnastica
artistica, non lucidi stivali di pelle, con indosso magliette dai colori stravaganti, spesso macchiate di bava dei loro amici e compagni quadrupedi, ma soprattutto con gli occhi pieni di luce.
Il volteggio equestre è usualmente descritto come il trait d’union tra il cavallo e la ginnastica artistica, ed in effetti in questa disciplina, in Italia sfortunatamente ancora poco conosciuta, il o i cavalieri (sì perché nel volteggio il cavallo non è
appannaggio di un solo concorrente) eseguono esercizi di ginnastica acrobatica, uniti tra loro in una vera e propria danza sulla groppa del cavallo in movimento. Il cavallo viene mosso in circolo al passo (per i principianti) o al galoppo (per gli
agonisti), guidato da un istruttore che lo guida senza montarlo, ma grazie al contatto che viene stabilito tramite una lunga corda chiamata longia. Ci sono competizioni per ogni livello, che comprendono categorie ludiche per i principianti, generalmente bambini dai 5 ai 10 anni, ma talvolta anche un po’ più grandi, preagonistiche e/o agonistiche. Concorsi locali, nazionali ed internazionali, campionati europei e mondiali. È praticato un po’ in tutto il mondo, anche se la diffusione non è uniforme, i paesi dove è maggiormente sviluppato sono quelli dell’Europa centrale, Germania in primis.
Per poter eseguire gli esercizi previsti, il cavallo non è bardato con una sella, ma mediante un “fascione”, una sorta di cintura con maniglie posizionata poco sotto il garrese, viene fissato sulla groppa un materassino semirigido chiamato “pad”. Non ci sono staffe, i piedi dei volteggiatori sono liberi, così come le mani, che non devono reggere le redini. Ogni movimento degli atleti deve poter essere libero da vincoli.
Ogni gara si suddivide essenzialmente in due parti: inizialmente ogni volteggiatore deve eseguire degli esercizi obbligatori, uguali per tutti, ma di difficoltà crescente con la categoria, poi si esibisce individualmente, in coppia o come membro di una
squadra più numerosa, in un esercizio libero, dove si possono esprimere al meglio tutti i talenti specifici di ogni concorrente. Sia gli obbligatori che il libero sono accompagnati da musica, ma mentre per gli obbligatori essa è sostanzialmente un
sottofondo piacevole che accompagna l’esibizione, nel libero ne diventa elemento fondamentale, perché parte del successo della prova è dato anche dall’interpretazione e dal trasporto emotivo che il volteggiatore riesce a trasmettere ai giudici.
È uno sport estremamente vario, proprio perché sono varie e molto personali le interpretazioni della musica che accompagnano gli esercizi. La più nota specialità della ginnastica artistica chiamata volteggio, non è altro che uno spin-off di quella equestre, per usare un termine cinematografico: un tempo i cavalieri mostravano la loro perizia anche saltando con una rincorsa oltre un cavallo, e questa pratica è diventata tanto usuale che ad un certo punto si è sostituito il cavallo in carne e ossa con un attrezzo fisso che ne ricordava approssimativamente la forma.
Tra le discipline equestri il volteggio assume anche altre caratteristiche molto peculiari: la prima di queste è che è un vero sport di squadra. Tre componenti distinte concorrono attivamente al risultato: l’atleta o gli atleti in gara, il lunger (la persona al centro che fa girare il cavallo in circolo) e il cavallo stesso. Tutti e tre vengono giudicati in ogni prova in modo indipendente l’uno dall’altro e il punteggio finale è una media ponderata delle valutazioni ottenute. Nel volteggio gli
atleti non “governano” il cavallo, potremmo quasi dire che ne sono invece un’estensione mobile. Il cavallo viene guidato e tenuto in circolo dal lunger il cui compito è quello di far mantenere al cavallo un’andatura costante, con un movimento non solo “bello”, ma tale da non suscitare l’idea di costrizione. Il lunger deve mantenere il cavallo sereno, cosa non sempre facile, più che altro a causa dei rumori fastidiosi o movimenti improvvisi in tribuna. Tra cavallo e volteggiatori deve sussistere un’intesa perfetta, fiducia incondizionata, altrimenti mai potrebbero riuscire le evoluzioni incredibili che insieme compiono. Altra
differenza profonda da qualsiasi altra disciplina equestre è che il cavallo viene “condiviso”, non solo perché più volteggiatori possono concorrere individualmente con lo stesso cavallo, ma soprattutto perché sono previste competizioni in coppia
(due volteggiatori che contemporaneamente si muovono sul cavallo) o addirittura in squadra dove possono trovarsi addirittura tre atleti contemporaneamente sul dorso. Uno dei tre, chiamato “volante” è in genere un giovanissimo e leggerissimo, impavido atleta che viene sollevato in aria, sulle spalle di un forte e sicuro compagno, il “porteur”.
In virtù di queste caratteristiche il volteggio è veramente uno sport “maestro di vita”. Fin dalla più tenera età i piccoli imparano a vincere paure, non è certo facile montare su un animale così grande senza tenersi in alcun modo, magari anche
stando in piedi, in equilibrio precario. Questo può avvenire solo sapendo che il cavallo non li farà cadere deliberatamente, e le proprie insicurezze verranno superate anche grazie alla presenza dei compagni. Il volteggio insegna a fidarsi e a
confidare nell’amico con cui si condivide il piccolo spazio mobile dato dalla groppa.
Il volteggio non fa correre sul cavallo, lo fa sentire, e sentire sé stessi con lui.
Non si può poi dimenticare che è anche uno sport molto inclusivo, bambini e ragazzi con disabilità, trovano innanzitutto nel cavallo benefici fisici, ma anche psicologici, legati spesso all’autostima, e questo viene accentuato dal fatto che esistono categorie in cui atleti svantaggiati fanno parte di squadre che comprendono anche normodotati, e partecipano alle stesse competizioni degli atri, ne condividono la festa che generalmente accompagna ogni concorso.
Per riassumere quindi, musica, arte, abilità, abiti luccicanti, danza, complicità, inclusione, condivisione, che cosa altro si potrebbe mai pretendere ancora da uno sport?
di Nicoletta Capitanio.
Fotografie viksclick per The Vaulting Review