“Craxi. L’ultimo vero politico” di Aldo Cazzullo si presenta come un’opera di notevole rilevanza nel panorama della saggistica politica italiana, offrendo un ritratto sfaccettato e complesso di una delle figure più controverse della Prima Repubblica. La scelta narrativa di Cazzullo di iniziare dalla fine, dagli ultimi giorni di Craxi ad Hammamet, crea un efficace effetto drammatico che permette al lettore di comprendere meglio la parabola discendente di un uomo che ha segnato profondamente la politica italiana.

Nel confronto tra Craxi e Berlusconi emergono interessanti paralleli e contrasti. Entrambi hanno rappresentato figure di rottura nel panorama politico italiano, ma con modalità diverse. Craxi ha operato dall’interno del sistema partitico tradizionale, cercando di modernizzarlo, mentre Berlusconi ha creato un nuovo modello di fare politica, fondato sul personalismo e sulla comunicazione mediatica. Non è casuale che proprio durante il governo Craxi, attraverso i decreti a favore delle televisioni di Berlusconi, si sia consolidato quel sistema mediatico che avrebbe poi facilitato l’ascesa politica del Cavaliere.

Il paragone con Giorgia Meloni risulta interessante sotto diversi aspetti. Come Craxi, la Meloni ha dimostrato forte carisma e capacità decisionali, ma opera in un contesto politico profondamente mutato. Se Craxi rappresentava l’apice della Prima Repubblica e del sistema dei partiti tradizionali, la Meloni è espressione di una politica post-ideologica, dove il rapporto diretto con l’elettorato attraverso i social media ha sostituito le sezioni di partito e le grandi manifestazioni di piazza.

Le riflessioni sulla politica odierna che emergono dalla lettura del libro sono particolarmente acute. Il calo della partecipazione elettorale citato da Cazzullo (dal 90% dell’era Craxi all’attuale 64% o meno) è sintomatico di una crisi profonda del rapporto tra cittadini e politica. Il sistema attuale, caratterizzato da liste bloccate e leggi elettorali complesse, sembra aver ulteriormente allontanato gli elettori dalla partecipazione attiva alla vita democratica.

La tesi di Cazzullo secondo cui Craxi sia stato “l’ultimo vero politico” merita una riflessione approfondita. Non si tratta di una mera nostalgica celebrazione del passato, ma della constatazione che con lui è tramontata una concezione della politica basata sulla militanza, sull’ideologia e su una visione complessiva della società. La politica contemporanea, più tecnocratica e meno visionaria, sembra aver perso quella capacità di elaborare grandi progetti di trasformazione sociale che caratterizzava l’epoca di Craxi, nel bene e nel male.

Il libro di Cazzullo si rivela quindi non solo una biografia politica, ma uno strumento prezioso per comprendere le radici della crisi attuale della politica italiana e le sue possibili evoluzioni future. La lezione che emerge è che, al di là dei giudizi morali su singole figure, la qualità del dibattito democratico e della partecipazione popolare sono elementi fondamentali per la salute di una democrazia, elementi che oggi sembrano pericolosamente in declino.

Daniela Piesco