Il racconto realistico che sto per narrarvi può davvero essere la cartina al tornasole della mission di questa testata perché recupera un senso di cosa significhi recupero delle proprie radici personali.

Diversi decenni fa ero a Bari, dirigente di un’associazione culturale. Si presentò un trentenne che con un idioma che tradiva una provenienza oltreoceano mi invitò a Bitetto, suo paese natale per conoscerlo e organizzare alcuni eventi nel paese.

Bitetto è un comune italiano di 11 541 abitanti della città metropolitana di Bari, noto per la presenza delle spoglie del Beato Giacomo.

Quando lo raggiunsi in una calda serata d’estate, notai che era molto ben inserito nel circolo culturale e stava organizzando un questionario sociologico per tastare i gusti dei paesani.

Quando mi portò a casa non potei sfuggire dal guardare, ben incorniciato il suo nome e cognome su una pergamena universitaria, lì per lì pensai subito ad una laurea, poi cercando di tradurre dall’inglese compresi che era professore di storia della politica americana presso una universita USA.

Restai basito e a lui che si era avvicinato chiesi subito: “ma che ci fai qui?”

Il suo racconto richiama alla mente la bella canzone di Gianni Morandi. “c’era un ragazzo…”

Era stato in quel macello della guerra in Vietnam e come gran parte di quei reduci era finito in depressione.

Nel tempo, il termine “sindrome del Vietnam” si espanse come una scorciatoia per l’idea che gli americani erano preoccupati di non vincere mai più una guerra e che la loro Nazione era in completo declino. Ma questa sensazione diventò anche personale. Il pensare all’inutilità della guerra finiva per sconfessare l’utilità di stessi.

Uno psichiatra gli disse, visto che oramai non riusciva ad insegnare, di recarsi in Italia a recuperare le radici pugliesi dei suoi genitori nel paese di Bitetto.

Ecco perché era da alcuni mesi in quella casa. Lo seguii per altri mesi. Poi accadde qualcosa di straordinario.

Mi chiamarono da Taranto dirigenti della Cisl che stavano organizzando presso la Cittadella della carità un convegno sulla politica americana con esperti nazionali del sindacato.  Mi chiesero di inviare qualcuno, Manda lui, l’italo amaricano di Bitetto.

Qualche giorno dopo mi chiamarono da Taranto: “ma chi ci hai mandato? E’ intervenuto mostrando evidenti falle nell’esposizione dell’esperto italiano, mettendo lui e noi in palese difficoltà…”

Dentro di me sorrisi. Qualche giorno dopo lo cercai a Bitetto, non c’era più dopo un anno era tornato in Usa, trovai un biglietto in associazione: “Grazie di tutto”