Dopo la profonda inflazione che ha colpito i prodotti alimentari tra il 2022 e 2023, portandoli a un rincaro spesa maggiore dell’5,7%, Il 2024 ha registrato una crescita annuale di caro spesa pari all’1,5%. Sono questi gli ultimi dati rivelati dall’Istat nel suo recente rapporto al riguardo. Le politiche maturate dai governi e dalle banche centrali in seguito allo scoppio della guerra Russo-ucraina, hanno comportato durante il 2023-2024 un aumento prezzi per la spesa di pane fresco, pasta di semola e olio di girasoli.
Supermercato, quanto spendono le famiglie per i beni alimentari?
Stando ad alcune interviste condotte in diversi supermercati italiani, il caro spesa si aggira intorno ai 600 euro al mese. Secondo i dati Istat, famiglie piccole, il cui nucleo familiare è composto da 1-2 persone, spendono in media dai 300 ai 400 euro al mese. Diversa la situazione di famiglie numerose (dalle 3 persone in su), la cui spesa mensile varia dai 550 euro fino ai 900 euro. “Spendo circa 80 euro alla settimana per beni alimentari” ha detto in un’intervista un cliente al supermercato. “Vivo solo da molti anni. Di solito compro verdure, pasta, prodotti in scatola e cotolette di soia. I prezzi dei beni alimentari sono cresciuti notevolmente. Fino a qualche anno fa spendevo per la spesa esattamente la metà”.
I supermercati agevolano le grandi famiglie?
Un altro fattore emerso durante le interviste, è stato un malcontento generale circa l’assenza di confezioni monodose nei supermercati. “La maggior parte dei beni alimentari è confezionata per famiglie numerose” ha detto un’altra signora in un’intervista al supermercato “Vivo da sola. Quando faccio la spesa sono costretta a comprare confezioni da sei uova perché più piccole non se ne trovano. Stessa cosa per confezioni di carne, pollo e verdure. Al supermercato le confezioni sono organizzate in modo tale da fare spendere di più, senza contare gli eventuali sprechi alimentari.”
Quanto incide il costo della spesa sul benessere economico delle famiglie italiane?
Un’altra domanda posta ad alcuni clienti del supermercato è stata quanto incidesse il costo della spesa di beni alimentari in relazione al loro stipendio mensile. “Ho uno stipendio di 1300 euro” ha detto una signora, poi ha continuato “escludendo gli acquisti di prodotti personali, la maggior parte delle mie uscite mensili si basa sulla spesa di beni alimentari”. Risposta simile è stata fornita da un’altra signora con un nucleo familiare di quattro persone. “Togliendo i costi per le medicine, benzina e bollette, la spesa per i beni alimentari si aggira intorno agli 800 euro al mese. E’ più di un terzo del mio stipendio”.
I discount, sempre più popolari tra le famiglie italiane
L’inflazione dei beni alimentari sta inducendo migliaia di famiglie ad abbandonare i vecchi supermercati per acquistare prodotti economici nei discount. Tra questi, le catene divenute sempre più popolari sono Lidl, Aldi e Penny market, le cui quote di mercato si sono espanse notevolmente durante il 2023. Secondo i dati Istat, la percentuale di famiglie che negli ultimi anni si è direzionata verso i prezzi più vantaggiosi dei discount supera il 45% della popolazione italiana.
In un panorama italiano attanagliato da salari ancora troppo bassi e da prezzi inaccessibili di bollette e benzina, il caro spesa di beni alimentari minaccia profondamente il benessere psicologico di molte famiglie, costrette a dare maggiore peso all’alimentazione a discapito di altre esigenze personali non meno importanti, tra cui cure mediche, abbigliamento e pratica di discipline sportive.
Viviana Maya Bellavista