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Riceviamo e pubblichiamo

Venezia,29 agosto’24,Palabiennale,240’

Quello che Benigni ha fatto per Dante, Rubini lo hai fatto per Leopardi con ben diversa fatica e strumenti: costumi, ambientazioni sceniche, musiche. Da oggi il poeta smette di essere soltanto un capitolo di letteratura, per entrare prepotentemente nel cuore e nella sensibilità etica degli Italiani.

Sergio ha scavato nel profondo dell’animo del poeta, ne ha percorso con finezza lo sviluppo e la maturazione, contestualizzando nella storia del Risorgimento italiano le scelte libere e anticonformiste, personali e politiche.

Ci soffermiamo soltanto su qualche punto di un’opera colossale che per quattro ore ci ha tenuti attenti interessati commossi.

  1. Molto dinamica è l’angolazione narrativa dalla chiesa che rifiuta, poi ascolta, infine accoglie Leopardi che, bollato come miscredente e più volte escluso dagli ambienti dei benpensanti, è in realtà un filosofo senza più “illusioni” che ha sostenuto con fermezza il diritto a dubitare, interrogare la natura la luna le stelle, interrogarsi in dialogo con gli antichi attraverso i testi classici di varie lingue.

Chi ha conosciuto il regista vi scorge forti cenni autobiografici, ma non può sfuggire che Rubini sta trattando temi universali.

  1. Altro tema dominante è il dramma umano di amori negati, delusi,

L’amore in questa grandiosa opera di Rubini è parte essenziale del lavoro di analisi, filologicamente accurato, che il regista fa sui testi del poeta e sulla storia (i titoli di coda citano Raffaele Cavalluzzi, maestro della letteratura italiana, padre di Carla, coautrice dei testi insieme a Sergio e ad Angelo Pasquini).

L’amore di Leopardi per Fanny Torgioni Tozzetti nasce dall’ammirazione della nobildonna per il genio del poeta e si alimenta di una vena profonda quanto insidiosa e tumultuosa, giacché s’intreccia con l’amicizia salda e fedele tra Leopardi e Antonio Ranieri e con l’amore di Fanny per quest’ultimo. La relazione d’amore, chiarisce Ranieri allontanando definitivamente da sé Fanny, è tra lei e il poeta: noi, spiega, l’abbiamo soltanto interpretato. Si resta spaesati e fortemente pensosi, ma il regista-filosofo è stato capace di decostruire la vicenda fino al grado zero. Quell’amore è il sottofondo disperato che alimenta dolore e poesia. L’intensità drammatica dei sentimenti è puntualmente esaltata da musiche molto incisive travolgenti e coinvolgenti.

Mai il racconto copre la poesia, che nei sobri flashback, anche dopo la dichiarata conversione al vero, irrompe nelle citazioni di ammiratrici e ammiratori del poeta di Recanati.

  1. Perchè poeta dell’infinito? Crediamo che Rubini e gli altri autori dei testi, bravissimi e molto acuti, non abbiano banalmente citato il titolo del famoso idillio, ma abbiano voluto sottolineare, con Leopardi, che la vicenda umana non è inquadrabile in cornici, misure, limiti, confini. L’immensità è un diritto. Leopardi, come Ulisse, come Rubini cerca oltre, altro, Altro.

Filippo Tarantino e Angela Bernardi, 30 agosto 2024