E’ un pensatore del passato, nello stile della soffitta dei libri, ma se ci fate caso i due termini “Dittatura” e “Rivoluzione” sono attualissimi.

Sono rimescolati nelle vicende attuali con la ‘rivoluzione’ in Siria che ha deposto il dittatore Assad, nella vicenda Putin che non più erede della ‘rivoluzione’ di ottobre vorrebbe restaurare la Russia dei dittatori Zar.

Luigi Fabbri è del 1877, un repubblicano che diventa anarchico, antimilitarista in un’epoca dove era facile essere fucilato per istigazione alla diserzione.

E lui è spesso arrestato per le sue idee. Il nostro autore è stato un anarchico e saggista italiano. Perseguitato dal fascismo, lasciò l’Italia nel 1926.

La visione, dunque, di un fondatore dell’anarchismo la possiamo vedere attraverso la lettura di questo libro.

Ecco l’icipipit

Ricordiamo ancora la inebriante impressione che avemmo alla prima notizia della Rivoluzione russa. Eravamo, in piena guerra, in regime di censura, tra l’ostilità generale contro ogni idea di libertà, mentre ogni opposizione veniva soffocata, all’interno con la prigione ed il domicilio forzoso, al fronte con la fucilazione.

Tutta l’Europa era avvolta in una densa tenebra di morte e di menzogna. Noi tendevamo l’orecchio ad ogni debole segno di risveglio dell’umanità martoriata. Era conforto per noi ogni voce libera, ogni parola di verità, da qualunque parte venisse, anche dai campi politicamente più avversi.

Ogni espressione d’un sentimento sincero di umanità e di pietà era un refrigerio per l’anima nostra, straziata ed avvilita dallo spettacolo di tanto dolore e dalla constatazione d’una enorme impotenza; ed il rimorso acuto vi si aggiungeva di aver fatto troppo poco contro il male trionfante, di non aver saputo trovare in noi neppure la forza della disperazione per un qualche atto di suprema e sfolgorante giustizia.

La prima voce di fraternità internazionale partita da Zimmerwald – che oggi sembra già sì debole e superata dai fatti, – quella voce, che pur non era nostra nella fredda lettera del programma, ci aveva dato un primo conforto, aveva risvegliato in noi le prime speranze, aveva riconfermata la nostra fede in una morale superiore ed in un destino migliore del genere umano. Ma al principio del 1917 la sua eco s’era già attenuata, e la speranza tornava a spegnersi nei cuori.

Come vedete lo stile è bello, coinvolgente. Il punto di vista è ricorrente anche oggi, il pensare al fattore umano, prima che politico, è tipico dell’anarchismo, come è tipico di quei movimenti che oggi appaiono di antipolitica.

Una buona lettura per ripassare le rivoluzioni del passato, sfociate in dittatura. Il passato per il presente. Il saggio documentale che può essere utile per capire la realtà attuale.

Buona lettura

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Redazione Corriere Nazionale

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