L’allarme e l’appello lanciati dalla Società Italiana di Geologia Ambientale.
Il Gurgo di Andria, sito di grande interesse geologico, potrebbe essere trasformato in vasca di laminazione.
Antonello Fiore (geologo – Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale): “Non siamo contrari alla vasca di laminazione, anzi! Però non comprendiamo la scelta del Gurgo di Andria, noto per la sua bellezza paesaggistica e archeologica, tanto da essere proposto negli itinerari del Touring Club Italiano dedicata all’Italia meridionale già nella prima edizione del 1926. Il territorio del Comune di Andria insieme ad altri 14 comuni murgiani e pre-murgiani, al Parco Nazionale dell’Alta Murgia e alla stessa Regione Puglia stanno aspettando l’ufficializzazione del riconosciuto dall’UNESCO come un territorio meritevole di essere inserito nel network dei GeoParchi mondiali”.
“Sembra che ci sia una dissociazione di sensibilità sul valore del patrimonio geologico, paesaggistico, culturale e territoriale degli elementi, che costituiscono l’ossatura del territorio e dello sviluppo culturale e socio economico che su di esso si è sviluppato nei secoli, tanto da scambiare una dolina da crollo in una vasca di laminazione. Il caso è quello della dolina nota come il “Gurgo di Andria” che un progetto del Commissario Dissesto idrogeologico della Regione Puglia, tra due alternative, ha ritenuto di dover utilizzare come una vasca di laminazione per mettere in sicurezza l’abitato. Cosa che chiariamo subito, riteniamo necessaria e forse anche tardiva.
Non siamo contrari alla realizzazione di una vasca di laminazione ma non comprendiamo la scelta utilizzare il Gurgo di Andria che ha grande valore geologico. Questa scelta è ancora più incomprensibile visto che il territorio del Comune di Andria insieme ad altri 14 comuni murgiani e pre-murgiani, al Parco Nazionale dell’Alta Murgia e alla stessa Regione Puglia stanno aspettando l’ufficializzazione del riconosciuto dall’UNESCO come un territorio meritevole di essere inserito nel network dei GeoParchi mondiali”. Lo ha affermato Antonello Fiore, geologo, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale.
Una scelta incomprensibile!
“Una scelta progettuale quella di utilizzare il “Gurgo di Andria”, geosito inserito nel censimento regionale realizzato ai sensi della LR 33/2009 e riconosciuto come “altri contesti” dal Piano Paesaggistico Territoriale regionale (PPTR) della Regione Puglia, come recapito di un’opera di sistemazione idraulica. Si ricorda che nel PPTR della Regione Puglia sono stati individuati e perimetrati ulteriori contesti paesaggistici meritevoli di tutela (art. 143 lett. e D. Lgs. 42/2004), tra questi gli elementi appartenenti alla “Struttura idro-geo-morfologica” quali: le Doline, gli Inghiottitoi, le Grotte e i Geositi. Per essi è l’Art. 56 del PPTR che indica le misure di salvaguardia e di utilizzazione.
Il Gurgo è una delle cinque doline più grandi e spettacolari della Puglia, si trova a poco più di un chilometro a sud-ovest della Città di Andria, in contrada Santa Maria di Trimoggia, nelle immediate vicinanza del Santuario del Santissimo Salvatore. La dolina si apre su una superficie sub-pianeggiante e presenta una forma ellittica con asse maggiore lungo circa 260 metri; il suo perimetro eccede di poco gli 800 metri e la sua profondità è di 38 metri nel suo punto più basso. Le pareti della depressione mostrano pendenze generalmente elevate. La successione stratigrafica delle rocce che affiora sui fianchi del Gurgo è costituita quasi interamente da calcari del Cretaceo inferiore.
Lungo il perimetro della dolina sono state riconosciute 9 piccole cavità carsiche formatesi lungo le principali discontinuità del substrato roccioso. La dolina oltre a essere un geosito – ha concluso Fiore – ha un valore archeologico, infatti nella Relazione Archeologica (ED09) del Progetto di fattibilità tecnico economico dell’intervento si legge: “L’area del Gurgo è nota sin da epoca altomedievale per la presenza del casale di Trimoggia: si tratta di uno dei primi luoghi dell’aggregazione urbana disposti a corona intorno ad Andria e caratterizzato dallo schema del casale bizantino ricavato all’interno di una depressione carsica naturale che era dotato anche di una chiesa.
Le testimonianze della prima frequentazione dell’area risalgono almeno alla prima metà del IX secolo d.C. (trimodie in un documento dell’843 d.C.). Successivamente, con lo spostamento della popolazione verso il centro urbano di Andria, l’area venne abbandonata, ma continuò ad essere frequentata la cappella di Santa Maria, edificata in superficie, durante l’XI secolo d.C.”
foto del Gurgo di Andria di Domenico Belfiore.