Nino Sangerardi

Uno studio, assai interessante, nell’ambito del corso “ Memoria e materia delle opere d’arte attraverso i processi di produzione,storicizzazione,osservazione,musealizzazione.XXII ciclo”, coordinato dalla prof.ssa Maria Andaloro,tutor prof.Enrico Parlato,dottoranda Cristiana Parretti  dell’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo.

In particolare la ricerca denominata “ Il cardinale Domenico Orsini mecenate tra Roma e Napoli : la sua attività attraverso i documenti d’archivio”.

Gli incarti sul cardinale Orsini(1719-1789), nipote di Papa Benedetto XIII,  sono in gran parte inediti. Analizzando il profilo biografico del principe e prelato è stato possibile, per gli studiosi, ricostruire gusto e orientamento nelle cose d’arte,secondo indirizzi e prospettive diverse.

Emerge quindi la consapevolezza di Orsini nel commissionare opere d’arte o nell’acquisire pezzi per la sua  collezione.

Gli interventi del Cardinale appaiono ispirati alla logica del prestigio,all’appartenenza ad un’antica dinastia e alla Chiesa. Pertanto Orsini si presenta come uomo virtuoso,cultore delle arti,delle lettere e delle scienze : attività svolta con dispendio di intelligenza e di denaro, scevra da sudditanze di carattere intellettuale.

In tale contesto, la nomina cardinalizia,anno 1743, fece sì che l’azione di mecenate e committente divenne più significativa.

A Roma il Cardinale s’interessa soprattutto alla pittura. Primeggia il ritratto,inteso come genere, e la dimostrazione si trova nella pinacoteca predisposta nel Palazzo Orsini al Teatro Marcello,dove aveva allestito l’Anticamera dei ritratti. I vari incarti documentali confermano tale volontà,in quanto sin dal 1745 evidenziano spese finalizzate prevalentemente alla realizzazione di ritratti di famiglia o relativi a personaggi eminenti. Orsini si rivolge ai migliori pittori disponibili nella città di Roma,intorno alla metà del Settecento.

Nel caso di Marco Benefial, risulta che il pittore dipinge quattro ritratti,tra i quali due raffigurano il prelato,prima in abito secolare e poi in quello cardinalizio,opere oggi disperse; il terzo di Paola Odescalchi,moglie di Domenico Orsini,mentre il quarto è la celebre Famiglia Orsini,noto come Favola di Latona,conservato al Museo romano.

Durante la ricerca è venuto alla luce che alcune committenze delle famiglie Orsini e Ruspoli sono ereditate dal Cardinale Orsini.

Per esempio,il caso di Francesco De Mura,Giovanni Paolo Panini e Pietro Bracci. Invece i contatti con Benefial sono da rintracciare nelle collaborazione di quest’ultimo con la famiglia Ruspali,in modo specifico con il cardinale Bartolomeo Ruspali. Di grande importanza il rapporto con Pompeo Batoni ritrattista di fama europea,il quale esegue per Orsini,anni 1757-1758,il ritratto Giacinta Orsini Boncompagni Ludovisi.

La collezione di ritratti di casa Orsini,stando ai diversi inventari,vantava due dipinti dei pontefici legati al Cardinale : Benedetto XIII e Benedetto XIV,entrambi attribuiti ad Agostino Masucci artista preferito da Domenico Orsini.

Tra le effigie ordinate  da quest’ultimo  si rilevano quelle riconducibili a Domenico Corvi,il pittore che sarà spesso incaricato dal Cardinale di realizzare altre figure come il Ritratto di Papa Benedetto XIII,anno 1762, commissionato per la collezione ma non rintracciato.

Il Maestro di casa del Cardinale Orsini,Ferdinando Fuga,una volta che Francesco Nubula,pittore, ebbe terminato il disegno del palazzo Orsini in Napoli,lo sollecita a spostarsi  in una località definita “Foresta” e lo invita,una volta arrivato a destinazione a “…camminarla anche nel mezzo e così ponersi in un sito,dove con migliore idea possa fare il disegno della veduta di detta Foresta,con situare il casino e le pagliare proporzionatamente nel disegno dove sono nei siti,acciò la veduta venga perfetta”.

Dal colloquio tra Fuga e Nubula si riscontra l’importanza che viene riservata al punto di vista dal quale dovevano essere riprese le vedute dei feudi posseduti dagli Orsini.

La loro scelta veniva effettuata dallo stesso Cardinale e comunicata dal Maestro Fuga all’artista,raccomandando a questi di compiere sopralluoghi diretti una volta giunto nel feudo per osservare minuziosamente i territori in modo da rendere chiare le proprie intenzioni e così elaborare i relativi disegni,che poi sarebbero stati inviati al Cardinale per la scelta definitiva.

Delle lettere spedite agli attendenti di Orsini nei vari feudi,con all’interno le istruzioni riguardo il sostentamento e l’operato del pittore, avrebbero anticipato la venuta  di quest’ultimo in modo da poter programmare e facilitare al meglio l’intervento.

Le fonti documentarie fanno capire in maniera evidente e per la prima volta in questo tipo di pitture la poca libertà concessa all’artista nell’esecuzione delle vedute o quadri : era il committente che, pur essendo lontano, sceglieva il luogo in cui si doveva porre il pittore per fare i disegni preparatori, ed era sempre il committente che dava il giudizio finale,decidendo quali far trasporre in affresco.Una volta terminati i disegni del palazzo Orsini di Napoli e della vicina località Foresta,Francesco Nubula si sposta nelle altre proprietà del Cardinale.

E qui si arriva al feudo di Gravina in Puglia.

Da una lettera inviata dal pittore al cardinale Orsini,si apprende  che le successive tappe di Nubula furono i possedimenti di Gravina e il vicino paese di Poggiorsini.

Del primo feudo l’artista eseguì due vedute,delle quali una soltanto  è pervenuta. Per quanto riguarda quello di Poggiorsini, resta una descrizione appena sufficiente per intuire la raffigurazione originale : il pittore dice di essersi posto nel punto scelto “…dove sono i pozzi delle conserve dei crani” e da lì aver ripreso la parte posteriore della chiesa,il casino con la sua entrata caratterizzata da archetti e “ la fabbrica delle macine”. Questa descrizione sembra in qualche modo riferibile a un edificio la cui immagine è sopravvissuta al terremoto,ma che non presenta altre indicazioni utili per un sicuro riconoscimento.

Del feudo di Gravina invece Nubula produce due vedute.  Una soltanto è documentabile.

La seconda  è comunque oggetto di una precisa descrizione compiuta dal pittore nella lettera che fa recapitare al Cardinale.

Nella esposizione ci sono una serie consistente di riferimenti a edifici e spazi organizzati.

Ecco : Gravina era ripresa da sopra il monte detto “ la Fontana”,da cui si vedeva la chiesa di San Sebastiano,successivamente la chiesa di Sant’Agostino,la Porta,i macelli e i fuochi per cuocere carne di agnello. A fianco della Porta si poteva distinguere il Monastero e la chiesa delle monache di Santa Maria,la facciata della cattedrale ripresa di fianco,in modo da poter scorgere anche il campanile e la piazza antistante. Dietro il campanile si intravedeva la cupola della chiesa delle anime del Purgatorio e parte della facciata della Biblioteca Finy.La panoramica della città si allargava poi agli edifici più lontani : i monasteri di Santa Sofia,di Santa Teresa,di San Domenico e di San Francesco,oltre a Palazzo Orsini e le mura della città con la loro torre.

Della prima veduta è disponibile la sola immagine fotografica dell’affresco,prima che fosse distrutto.

Francesco Nubula ritrae Palazzo Orsini in Gravina nel momento dello svolgimento della tradizionale Fiera di San Giorgio. Evento importante per l’economia della città e del territorio pugliese, istituita nel 1294 da Carlo II D’Angiò.La composizione è incentrata sulla marcata fuga prospettica di Palazzo Orsini,realizzata per dare  maggiore profondità possibile,per poter poi situare il contesto della Fiera nella piazza antistante il palazzo.

Un evento ,come mostra la veduta, caratterizzato da molteplici strutture formate da tende e casamenti che ospitavano i vari generi di merce,animata da numerose persone che vi partecipavano. Si intravede un disegno  arioso dato che Nubula sceglie di mettere la scena a metà altezza,lasciando lo spazio superiore per la raffigurazione del cielo coperto di nuvole.

Il pittore dopo aver prodotto le due rappresentazioni di Gravina si reca in quel di Bari e visita la Cattedrale di San Nicola. Gita che non rientrava nel progetto lavorativo,tuttavia il Cardinale Domenico Orsini asseconda il desiderio dell’artista tanto da pagare il viaggio.

La mansione di Francesco Nubula,svolta nei feudi orsiniani,iniziata a fine marzo 1759 si conclude il 30 giugno dello stesso anno.