Si è sempre detto : “tra moglie e marito, non mettere il dito!”.
Per anni, secoli forse, questo detto ha avuto ragione, ha funzionato.
La dimensione di coppia, spesso è una dimensione a sé stante, perché è l’amore in sé una rivoluzione antisociale.
L’amore tra due amanti, mette in discussione qualsiasi regola sociale o giuridica, mette in secondo piano tutto il resto.
Due innamorati, lo dicono anche le canzoni, vivono in un’altra realtà, hanno un loro preciso equilibrio.
Ma poi arriva il punto in cui, l’amore finisce e con lui anche quello straordinario e quasi alieno equilibrio.
A quel punto che si fa’? Si fanno i conti con la realtà.
Ci si rende conto del tempo speso insieme, degli investimenti fatti, in termini affettivi ed economici.

Le aspettative su quel rapporto, diventano il motivo di litigi, la fine del rapporto è dietro l’angolo e nessuno dei due vorrebbe davvero concludere quel sodalizio, ma poi finisce sempre che uno dei due capisce che quella storia non può continuare.
Geneticamente o socialmente forse, il rapporto con gli stati d’animo e i sentimenti, è più alla portata del genere femminile, più incline a domandarsi cosa si prova o meno.
Gli uomini, tendenzialmente sono più disorientati verso la fine di quel sodalizio, di solito confusi tra il restare o lasciare.
Perché un uomo possa decidere di porre fine all’esistenza di una donna che ha amato, non si può capire, non si può spiegare.

Ma probabilmente alla base di quel gesto c’è quella mancanza di equilibrio, a cui forse alcuni uomini non sono stati abituati.
L’amore mette in discussione tutto il nostro mondo e forse quando si decide di intraprendere quella strada si dovrebbe mettere in conto, che è una scommessa, da cui si può uscire sconfitti.
Educare i figli, le figlie, alla sconfitta, insegnare ai propri figli a cadere, a rialzarsi, insegnare che le ferite fanno parte della vita, non solo della vita degli altri, ma della vita di tutti.
Non mi sognerei mai di giustificare un femminicidio o omicidio, o meglio un assassinio, ma per quanto sia sbagliato e ingiusto, dietro quel gesto credo ci debba essere sempre un grande dolore.

Si dovrebbe cercare di capire e prevenire, prima di giudicare, si dovrebbe spiegare l’amore che non fa’ rima col possedere, ma col lasciar andare, di dovrebbe tornare a guardare alle cose con più umanità, con l’empatia su cui si fonda da sempre la società umana.
Nonostante le crudeltà a cui ci siamo un po’ troppo abituati, l’umanità è un valore su cui tornare, un modo di intendere il mondo da recuperare.
Di solito il Natale è in tempo delle buone intenzioni, almeno da questa parte del mondo, nel mondo cristiano e occidentale, ma con le crisi in Ucraina e Medio oriente, anche lo spirito natalizio è andato un po’ a “farsi benedire”.

Confidiamo nel giubileo, che possa riportare un po’ di spiritualità e pace in questo mondo così teso verso l’odio e le lacerazioni tra popoli, tra gruppi, tra famiglie e tra ex amanti.
E in questi giorni di quiete e di noia, di riposo forzato dalle accelerazioni della vita, inviterei tutti, me per primo a trovare il tempo di pregare, aldilà di ogni fede religiosa, aldilà di ogni genere di fede, pregare per tutti noi, per la nostra anima, che nonostante la folle corsa verso il consumo della vita, esiste e chiede ascolto.
Mettiamoci in ascolto in questi giorni in cui non c’è nessun alibi che ce lo possa impedire e chiediamo scusa per tutto il male che abbiamo fatto o lasciato fare intorno a noi.

Buone feste di Natale.

“Donne che muoiono… Per amore?

Valentino Angarano

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