Presentazione di Antonio Landolfi
Colpisce subito di queste Riflessioni la loro univoca ispirazione, che è quella di ispirazione, che è quella di
un militante moralità laica. Non militanza di fazione, di setta, di ideologia.
Tantomeno di partito o di nicchia.
Tantomeno di partito o di nicchia.
Moralità laica vuol dire il farsi della cultura e della tradizione nell’attualità. La
lezione degli «Antichi Maestri» da Montaigne a Nietzsche non come lettera morta, maestri» da Montaigne a Nietzsche non come lettera morta, ma nel loro attualizzarsi in politica, cultura, scienza, gesti, comportamenti, persino
quando necessario, polemica di oggi.
Lezioni dunque per il vivere, per agire, per prospettare il futuro.
Giunture mobili, cioè vitali, in quanto vissute, tra passato
che non e mobili, cioè vitali, in quanto vissute, tra passato che non è soltanto tale perché ri–esiste, presente che si attua in comportamenti che si proiettano esiste, presente che si attua in comportamenti che si proiettano nel futuro.
Morale (com’era nell’accezione classica) laica perché non ha necessità
alcuna di legittimarsi in principi trascendenti, dato che si fonda su un pensiero immanente, prodotto da elevate menti umane (i «grandi maestri») in riflessioni che si inverano in comportamenti dell’oggi che trasformano in attualità la lezione ricevuta e riportata dal livello della conoscenza a quello dell’atto.
alcuna di legittimarsi in principi trascendenti, dato che si fonda su un pensiero immanente, prodotto da elevate menti umane (i «grandi maestri») in riflessioni che si inverano in comportamenti dell’oggi che trasformano in attualità la lezione ricevuta e riportata dal livello della conoscenza a quello dell’atto.
Prendiamo due spunti che vengono dalla lettura di questa raccolta.
Il primo che vogliamo sottolineare è la difesa del laicismo.
Lionel Jospin, vittima sacrificale, al fine, del rigurgito nazionalista, sanfedista, antisemita e razzista della i
Francia che da tre secoli vagheggia il ritorno all’«ancien régime».
L’autore mette in evidenza i valori provenienti da Montaigne di un Socialismocompitato da Jospin non come religione materiale, cioè ideologistico, ma neppure
come cancellazione di un pensiero sociale ed istituzionale forte, insieme di derivazione giansenista ed anticlericale; che non vuol dire antiecclesiale, ma avverso agli spiriti illiberali e totalizzanti del monoteismo di ogni genere.
Francia che da tre secoli vagheggia il ritorno all’«ancien régime».
L’autore mette in evidenza i valori provenienti da Montaigne di un Socialismocompitato da Jospin non come religione materiale, cioè ideologistico, ma neppure
come cancellazione di un pensiero sociale ed istituzionale forte, insieme di derivazione giansenista ed anticlericale; che non vuol dire antiecclesiale, ma avverso agli spiriti illiberali e totalizzanti del monoteismo di ogni genere.
Il laicismo di Jospin, erede del pensiero forte volterriano e libertino, dava fastidio a tutto quel che definisce odore di
santità il maleodore del marciume di fiori appassiti in qualche sacrestia dove si nascondono quei torbidi segreti denunciati di recente da Papa Wojtyla.
santità il maleodore del marciume di fiori appassiti in qualche sacrestia dove si nascondono quei torbidi segreti denunciati di recente da Papa Wojtyla.
Persino un uomo della cultura e dell’intelligenza di Cossiga aveva ripetutamente demonizzato
Jospin come un ostacolo insuperabile alla costruzione di un’Europa cristiana,
equivocando con questo aggettivo la verità di un continente bigotto e monoreligioso, cioè illiberale ed antisocialista
Jospin come un ostacolo insuperabile alla costruzione di un’Europa cristiana,
equivocando con questo aggettivo la verità di un continente bigotto e monoreligioso, cioè illiberale ed antisocialista
L’altro esempio è il grido di libertà lanciato nello scritto «Libertà e salute: il caso del fumo».
Qui ci si pone con nettezza e con coraggio in una posizione di contrasto
con quello che definirei un principio generalizzato di totale «accanimento terapeutico», che maschera una visione pericolosamente bigotta di una concezione salvifica dell’umanità.
con quello che definirei un principio generalizzato di totale «accanimento terapeutico», che maschera una visione pericolosamente bigotta di una concezione salvifica dell’umanità.
La scienza medica si pone in ogni caso, come il pensiero fideistico
religioso, in una posizione non richiesta di opera di salvezza, negando alla persona il diritto di decidere sul destino del proprio corpo come della propria anima.
religioso, in una posizione non richiesta di opera di salvezza, negando alla persona il diritto di decidere sul destino del proprio corpo come della propria anima.
Tutto l’opposto della morale laica, che cancella ogni proposizione salvifica, perché l’azione umana deve prescindere dal suo fine compensativo, ed esprimere indipendentemente da esso i propri valori.
Tanto più che altrimenti, se prevalesse il principio salvifico, rischieremmo sempre di giungere a fare i conti con il peggiore degli «accanimenti
terapeutici» conosciuti nel XX secolo, e non ancora del tutto dilatato: quello del
totalitarismo, che divieta di pensare, se il pensare può, a detta di chi comanda, far male alla salute dell’anima e del corpo dei cittadini.
totalitarismo, che divieta di pensare, se il pensare può, a detta di chi comanda, far male alla salute dell’anima e del corpo dei cittadini.
Pensare, come si sa, è sinonimo di riflettere. Ed i pensieri sull’amicizia, negli squarci che trovano in questi scritti, a commento di Cicerone e Nietzsche.
«Sono i lontani che pagano il vostro amore per il prossimo», ha scritto il filosofo del «Così parlò Zarathustra».
Qui l’amore del prossimo è parafrasi di quell’utopia di cui il grande scrittore contemporaneo Cioran ha scritto: «Siamo noi a pagare il prezzo delle
utopie realizzate».
utopie realizzate».
Le Riflessioni di Vincenzo Valenzi, medico, scienziato, studioso di filosofia e di politica, sono gli scritti di un poligrafo che spazia in ogni regione della conoscenza,
cavalcando il destriero del dubbio, con il gusto per lui invincibile delle assonanze, sempre sorprendenti perché inaspettate.
Come quella, per tutte, della «Lettera di Nietzsche a Giacomo Mancini», che scavalca il tempo significando che l’eterno ritorno nietzschiano non si direziona necessariamente al passato ma può volgersi anche a momenti del futuro.
In gergo musicale, una raccolta di scritti rapidi e cromatici che potrebbe
definirsi una serie di «toccate e fughe». Da temi particolari, ed anche molto
differenziati, nasce lo spunto per incisive e sonore riflessioni di ampio respiro.
Sono le magie create dalle lezioni degli antichi maestri.
Antonio Landolfi
foto Amazon