ATREJU – Roma 8-15 Dicembre 2024.
Sette giorni di puro liberalismo, passione, identità, patria e famiglia.
Gli antichi romani, per una settimana, dall’aldilà hanno visto un Circo Massimo colore blu cielo mare sgombro da nubi sull’impopolarità di questo governo.
Atreju, così lo chiamavano.
Atreju è un giovane guerriero coraggioso che combatte per salvare il mondo “fantasia” dal “nulla”. Ciò stilizza la lotta contro il vuoto e l’indiffere
nza, amato ideale missino. In quel 1998, a Roma, nacque Atreju, sulla via del romanzo di Michael Ende. Una kermesse dinamica, giovanile, p
lures partes, militante e culturale nata dalle ceneri vive d’Almirante, poi rinnovata e portata nel panorama internazionale da Giorgia Meloni, durante la fondazione, post Popolo della Libertà, di Fratelli d’Italia. La festa della destra italiana, sovrana, identitaria e giovanile, aperta a tutte le correnti senza escluisione di colpi: da Enrico Letta, Giuseppe Conte, Bianca Berlinguer a Claudia Fusani, noti per non essere propriamente amici di questa destra.
Dibattito, però, nella tana del lupo.
Immaginate essere in disaccordo con l’identità missina e doverlo esprimere all’udito di una stracolma casa meloni. Non facile, ma con fegato. Però, c’è da dire, che FDI ha dato parola a tutti i colori, spingendo sullo slogan fortificante:” Evviva il dibattito! Siamo fascisti? Noi no a cospetto dei collettivi di sinistra! Atreju è rispetto e pluralità di idee.”
“Rispetto” possiamo aggiungerlo a key-word di questa kermesse.
Ospiti con ideologia differente mai contestati e fischiati, preferendo associare il proprio dissenso ad un assordante silenzio. Nella momentaneum sede FDI eventi di ogni tipo: dalla tanto citata guerra russa e Israelo-palestinese, passando per il concetto family, allo sport poi, alle varie identità politiche, chiudendo tra la musicalità di Edoardo Vianello, abbronzatissimo dal premio Atreju.
Gioventù Nazionale ed i suoi giovani volontari.
Tanti giovani sulle note caldissime estive, pronti a rimboccarsi le maniche da “volontari senza onori ma con soli oneri, per solo passione”. Un lavoro encomiabile dei “Gioventù Nazionale”, deputati a tener l’ordine e la disciplina nel corretto svolgimento della kermesse. Vestiti sudati, pieni di lavoro e con le maniche bagnate dalla pioggia nel giorno del tanto atteso Presidente Argentino J.Milei. Spagnolo come lingua madre, libertà, crescita economica e “ricette dolciarie apartitiche, devolute al solo bene comune” hanno condito il suo monologo. Fruscio d’applausi poi e fischi d’apprezzamento nel suo eloquio finale: “Viva la libertad, carajo.”
Libertà di espressione, gioia e gioventù hanno scritto lo spartito del villaggio ispirato al romanzo di Ende.
La “via italiana” ha convinto gli italiani.
P.S. Nel romanzo di Ende vi era una pista di pattinaggio, nella realtà anche, aggiungendo le cadute del giornalista del “Corriere Nazionale” Marco Russo. CN c’era, ci sarà ogni qualvolta ci sia informazione veritiera ed onesta da riportare.