“Con questa conferenza stampa di AVS siamo dinnanzi all’ennesimo caso di tentativo speculativo e di completa mancanza di rispetto di quello che sono i fondamentali principi costituzionali del nostro Paese. Il caso di Chico Forti, cittadino italiano, condannato all’ergastolo negli Stati Uniti, per un reato gravissimo, detenuto da 25 anni è divenuto celebre a seguito di grande attenzione mediatica. Gli ultimi sei mesi di pena sono stati scontati in Italia, presso la casa circondariale di Verona-Montorio e prima di allora nelle carceri di massima sicurezza dello Stato della Florida, negli Stati Uniti d’America senza aver avuto alcun permesso. Esiste una sentenza di condanna, le sentenze si devono rispettare anche se non si condividono, le stesse si possono valutare con senso critico, ma il rispetto del principio della dignità sociale ed il principio personalistico devono rimanere sempre al centro della nostra considerazione.
Diffondendo e promuovendo notizie infondate e denigratorie sul detenuto violando la sua dignità e pubblicando anche in sedi istituzionale alcuni documenti che analizzano colpevolezza o innocenza di Chico Forti, che sono attività tardive e non cogenti, visto che la decisione della Florida è del giugno del 2000, ben 24 anni fa. Davanti al processo mediatico che si cerca di provocare sul caso Forti sono evidenti i limiti del divieto di un nuovo processo.
Ne bis in idem: un principio di civiltà giuridica millenaria. La giustizia è un cardine del nostro sistema democratico e nel caso in questione c’è già una decisione della Corte di Appello di Trento che ha riconosciuto la sentenza dello Stato della Florida e che ha applicato una fondamentale Convenzione europea a cui gli Stati Uniti aderiscono, quella sul trasferimento delle persone condannate. Una Convenzione che nasce considerando l’importanza di mitigare la sofferenza umana di chi è ristretto in custodia dopo avere perso la libertà, che permette al cittadino straniero condannato all’estero di scontare la pena nel proprio paese di origine.
Dopo 25 anni di detenzione negli Stati Uniti, grazie all’impegno del Governo Meloni, della diplomazia, della giustizia per l’appunto, Chico Forti è tornato in Italia, nel pieno rispetto delle norme nazionali e internazionali. Questi sono i fatti. La conferenza, invece, si è posta come luogo di polemica, in maniera completamente intempestiva e irrituale, con l’unico fine di confondere e alterare quella che è una verità processuale, una sentenza che va rispettata. Un tentativo, quello di oggi, che, come in altri casi, è oramai una non inedita congiuntura sociale, dove si creano accesi dibattiti che oscurano il lungo lavoro fatto da anni dalle autorità tutte, italiane e statunitensi,
per applicare la legge. Non solo, occasioni come queste rappresentano un’eclissi di quello che è un concetto costituzionale ben preciso, sancito dall’Art. 27 della Carta, ossia il senso di umanità. Proprio quel rispetto della persona che è esortato e richiamato continuamente dal Santo Padre Francesco, quell’idea di carcere come luogo di rinascita morale e materiale dove la dignità dell’uomo deve essere preservata.
Quando si valuta il caso di Chico Forti, siamo dinnanzi un uomo che sta scontando, come tanti altri detenuti, una condanna, senza aver mai perso la dignità che lo ha sempre contraddistinto in questi anni”.
Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia Giulio Terzi in merito alla conferenza stampa tenutosi alla Camera dei Deputati “Il Caso Chico Forti: luci e ombre su un detenuto accolto in pompa magna dal Governo Meloni” su iniziativa dell’On. Luana Zanella (Alleanza Verdi e Sinistra).