Questo piccolo racconto, scritto anni fa, potrebbe essere dedicato a tutte le Lucia, oggi nella loro festa, di questa santa patrona di Siracusa.
L’immagine è di mia sorella Lucia (1939-2004). Una sorella che – essendo più grande di quattordici anni – è stata come una seconda madre nella primissima infanzia.
Il sogno che ho fatto diversi anni fa l’ho chiamato ‘fermata paradiso’.
Sorvolo, su alcuni aspetti biografici della mia famiglia, ma necessariamente devo citare due defunti, protagonisti del racconto: Lucia e mia madre Nunzia.
Quando appaiono i defunti in sogno spesso li vediamo nelle fasi della vita, come se fossero ancora vivi. In questo sogno, no.
Mia madre mi appare davanti ed ho la consapevolezza della sua morte per cui le chiedo col pensiero, perché non sento articolare alcuna parola:
“come stai?”
Alla mia domanda mia madre risponde sempre col pensiero e, gesticolando, mi fa capire che è molto impegnata perché il suo nuovo ruolo ora è di accogliere i defunti che arrivano per consolarli e tranquillizzarli. L’avverto molto contenta del suo nuovo incarico celeste. Nel posto in cui mi trovo c’è l’agitazione tipica di chi si deve sbrigare per uscire.
Mia sorella Lucia la vedo molto indaffarata. Ci avviamo verso l’uscita e a questo punto sento la voce di mia sorella che si volta indietro e col vezzo di chi si è scordato qualcosa esclama: “i bambini!” e torna indietro e io la seguo.
Entriamo in una grande stanza dove ci sono dei lettini, dai quali si alzano alcuni piccoli che volano. Io vedo una culla dove ci sono bambini più piccoli, pieni di sangue come dei feti, Lucia si avvicina e mi dice:
“quelli no, sono appena arrivati”.
Usciamo finalmente, con questa bella brigata e con i bambini che volano, siamo in una specie di pullman e ad un certo punto c’è la fermata, escono tutti: mia madre, Lucia, i bambini
Io non posso scendere, nella nebbia che si dirada appena intravedo il nome della stazione: “fermata paradiso”.