L’arte dei Vasai della Magna Grecia ci parla di seduzione con un particolare codice d’interpretazione.
I Greci d’Italia, detti Italioti, approdati sulle coste della Calabria, Basilicata, Puglia e Campania diedero vita alla vivace colonia soprannominata Magna Grecia, ove pur mantenendo un tenace legame con la madrepatria, assunsero progressivamente caratteristiche artistiche e culturali autonome.
Le ceramiche magnogreche, da comuni vettovaglie per uso corrente, divennero tra il IV-III sec. a.C. apprezzati oggetti di arredamento con un successivo impiego nei corredi funerari.
I vasi apulo lucani riescono a parlarci da oltre duemila anni con il linguaggio delle immagini, fotografando momenti di vita reale e ricordi della fanciullezza dei defunti. Il Gesto di seduzione noto come l’anakalypsis, ovvero svelamento, compare in diverse varianti su numerosi vasi e statuine magnogreche.
Particolarmente famosa la scena di seduzione raffigurata su un loutrophoros della Collezione Rizzon conservato a Matera.
La nobil donna poggia il palmo della mano destra sul diphros e solleva la mano sinistra a reggere un lembo dell’himation (vestito) che è allacciato in cintura a indicare l’ illibatezza della sposa.
Loutrophoros in greco significa bagno e loutrophoros era appunto il contenitore dell’acqua per il bagno e la purificazione della sposa, che avviava i preliminari con significati erotici e matrimoniali.
Un diadema sul capo, orecchini, bracciali,un filo di perle e vesti sontuose magnificano da un lato la bellezza della defunta, ma anche il suo «potere di seduzione» espresso dallo svelamento. Un altro gesto di seduzione è quello delle mani sulla testa:
In un cratere a campana un giovane inseguitore dall’ampia falcata e dal braccio disteso, ha quasi raggiunto il braccio di una fanciulla che pare voler sfuggirgli, invece lei si gira con le mani sulla testa a cercare lo sguardo del probabile corteggiatore, quasi a cercarne un contatto. Sollevando le braccia con le mani sulla testa, la fanciulla sembra di voler comunicare all’uomo l’aspettativa di gradita conquista e presa matrimoniale.
Scene matrimoniali sono anche quelle definite di “Keir epi Karpo“ o rapimento nuziale, ove il futuro sposo prende per mano la sposa che pratica lo svelamento oppure nei particolari a fianco è accompagnata da Eros nell’ attraversare la porta dell’unione matrimoniale.
Scena differente in una brocca ove un giovane tiene al laccio un volatile mentre si rivolge verso una figura femminile seduta che diventa probabile preda di un misterioso gioco “Eros-Caccia“, un’altra donna guarda invece in uno specchio che nella iconografia femminile è associato alla fontana o al louterion. Se il bagno indica, come si è detto, l’inizio della sequenza dell’accoppiamento con la cura del corpo femminile, lo specchio rimanda ai valori del kosmos e al significato dello sguardo della donna.
Lo specchio rinforza il potere di seduzione proprio del mondo femminile permettendo alla preda di irretire a sua volta il cacciatore, un inganno che permette al più debole, come avviene nel mondo della metis (astuzia), di trionfare sul più forte.
Il potere di seduzione agisce come un’arma al femminile, e si colloca sullo stesso piano della trappola del cacciatore
rendendo la donna invincibile per la finalità riproduttiva.
Scena di erotismo nel Lebes Gamikos: coppia in amplesso sotto lo sguardo di una donna e di Eros:
due coppie di amanti abbracciati, a sinistra una coppia con una colomba lanciata in volo a indicare la purezza dell’abbraccio, a destra, Eros che osserva la coppia. Il dio, solleva entrambe le braccia parallelamente verso destra per tendere l’arco sovraddipinto. Il giovane, nudo, inclina la testa, di profilo verso sinistra, cercando le labbra dell’amata. Solleva la gamba destra, e la interpone tra le gambe della donna. Il giovane accarezza con la mano destra un seno della donna. La cintura della donna è slacciata, segno nel codice visuale greco, che l’amplesso c’è già stato a differenza del vaso con colomba in volo e Eros androgino ( nè maschio nè femmina) che non utilizza frecce ma profumi in volo.
Umberto Palazzo
Editorialista de IlCorriereNazionale.net