Nato a Tel Aviv nel 1949, è il primo presidente israeliano nato con lo Stato di Israele come stato di diritto, non come Perez o Rabin, Netanyahu non mette in alcun dubbio l’esistenza di uno Stato d’Israele.
Nasce in una famiglia ricca, suo padre impegnato negli Stati Uniti, Netanyahu si laurea e prende il Master in America, ne conosce le potenzialità, il ventre molle, ne conosce i valori.

Sa come comportarsi negli Stati Uniti per ottenere ciò che vuole.

La guerra in Ucraina, il presidente Biden poco performante, fanno di Netanyahu il più “autorevole” governante in un’Europa fragile, senZa di Leaders di livello.

Dopo 8 mesi di guerra in Ucraina e un attentato di Hamas il 7 ottobre nel deserto israeliano, il presidente più di destra che Israele abbia mai avuto, decide di chiudere la partita col terrorismo e la spiacevole convivenza con i Palestinesi.

La prima reazione passa sotto tono, siamo abituati alle tensioni in Medio-oriente, ma dopo alcuni giorni la linea intransigente di Netanyahu mostra tutta la sua brutale realtà.

Netanyahu non cerca i capi di Hamas, Netanyahu vuole fare sparire ogni cellula ancora viva di Hamas, ogni edificio che li ha ospitati, ogni famiglia che li nascosti, ogni struttura che potrebbe essere sospettata di nascondere Hamas deve sparire.

La strage di bambini innocenti non tarda ad arrivare, l’obiettivo degli israeliani in guerra non è più una piccola percentuale di uomini armati, ma tutti i Palestinesi, anche i figli dei figli di quel conflitto secolare.

Ci siamo abituati a vedere immagini di bambini mutilati, case distrutte, scuole e ospedali, tutto è raso al suolo, di ciò che prima rappresentava la società palestinese, oggi restano solo macerie.
Dopo Gaza, è toccato anche alla Cisgiordania, poi al Libano, perché c’è anche Hezbollah che preme su Israele, odiato da tutti i Paesi confinanti, tutti arabi, ognuno a modo loro, ma uniti nell’ odio verso quella che loro ritengono solo un’occupazione di un territorio arabo da secoli, da prima dell’impero ottomano.

Netanyahu non allenterà mai la morsa sui palestinesi e su Hezbollah, riconosce nel Libano uno Stato sovrano, ma lo considera Terrorista, dei Palestinesi se ne infischia, li invita soltanto a lasciare i territori occupati.

Le letture di questa guerra lunga 70 anni, sono diverse.
C’è una lettura biblica, secondo cui quella che 5000 anni fa’ si chiamava terra di cannan, è la terra Promessa da Dio ad Abramo, patriarca del popolo ebraico.

A seguito di quella promessa è nata la dottrina ebraica e i libri sacri su cui si fonda, tutto ruota intorno a due concetti principali.
Dio ha scelto Abramo per creare il popolo ebraico, ha scelto questo pastore nomade per fondare la prima religione monoteista al mondo, ha promesso benessere e prosperità a questo popolo, ed una terra dove fondare uno Stato giusto e timorato di Dio.

Per contro questo popolo avrebbero dovuto solo avere una Fede incrollabile, in un unico vero e solo Dio.
La storia del popolo ebraico è costellata da guerra, odio e vendetta, da promesse non del tutto mantenute.

Dopo l’ennesima cacciata del popolo ebraico, a seguito della scoperta delle Americhe, alcuni ebrei migrarono anche loro in America pensando che fosse quella la Terra Promessa, mai trovata in una decina di secoli.

Bisogna arrivare alla metà dell’ottocento per sentir parlare di nuovo di Palestina, come terra Promessa destinata agli ebrei di tutto il mondo in cerca di una Patria.

Il Movimento Sionista nacque allo scopo di ridare dignità al popolo ebraico, bistrattato in tutta Europa e ridotto ad abitare in ghetti a causa della loro religione e delle loro regole così incompatibili con “il resto del mondo”.

Oggi Netanyahu è colui che realizza, con il beneplacito degli Stati Uniti quell’obiettivo.

Israele sarà la terra Promessa ad Abramo, più di 6000 anni fa’, e Netanyahu non arretrerà di un millimetro da questo scopo, che a parere di tutti gli ebrei del mondo è un obbiettivo che travalica qualsiasi diritto fondamentale, perché successivo alla Promessa di jhavé.

A chi si aspetta una posizione contraria dell’ONU, purtroppo non avrà soddisfazione, in questo momento l’ONU sta solo prendendo tempo e si pronuncerà solo quando il governo israeliano avrà deciso di fermarsi.