di Annamaria Gargano
Un terremoto scuote il mondo dell’automotive. Le dimissioni di Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis e uno dei manager più pagati al mondo, coincidono con un momento di profondo malessere all’interno dell’azienda e nel settore più in generale. La decisione di Tavares, accompagnata da una buonuscita da capogiro, arriva in un contesto segnato da un’accesa protesta dei lavoratori di Trasnova, la società di logistica che fornisce servizi a quattro stabilimenti Stellantis in Italia.
I 97 licenziamenti annunciati da Trasnova hanno innescato lo scontro, con i lavoratori che temono per il futuro di altri 409 colleghi. La crisi del settore, acuita dalla transizione energetica e dall’incertezza economica, fa da sfondo a una situazione esplosiva. Stellantis, da parte sua, ha comunicato di non voler rinnovare il contratto con Trasnova, alimentando ulteriormente le tensioni.
Le dimissioni di Tavares sono legate a doppio filo alla strategia di Stellantis di puntare sulla transizione energetica, abbandonando gradualmente le motorizzazioni a combustione in favore dell’elettrico. Una scelta in linea con le direttive europee, ma che comporta profonde ripercussioni sull’organizzazione produttiva e sull’occupazione. L’Unione Europea, da anni impegnata a promuovere una transizione giusta, cerca di conciliare le esigenze ambientali con la tutela dei lavoratori e del tessuto economico. Tuttavia, la trasformazione del settore automotive richiede ingenti investimenti e una profonda riqualificazione delle competenze.
Nel frattempo, Stellantis ha distribuito ai suoi azionisti miliardi di euro in dividendi, privilegiando la remunerazione degli investitori rispetto agli investimenti in ricerca e sviluppo. Una scelta che ha alimentato le critiche di chi accusa l’azienda di non fare abbastanza per sostenere la transizione energetica e garantire un futuro ai propri dipendenti. La sfida per Stellantis e per l’intero settore automotive è ora quella di trovare un equilibrio tra profitti e sostenibilità, garantendo al contempo la competitività a livello internazionale. L’Europa, con la sua ambiziosa agenda green, rischia di perdere terreno rispetto a Paesi come la Cina, che stanno investendo massicciamente nello sviluppo delle tecnologie elettriche.
Le dimissioni di Tavares aprono un nuovo capitolo nella storia di Stellantis. Chi sarà il suo successore? Quali saranno le nuove strategie dell’azienda? E soprattutto, come si potrà conciliare la necessità di una rapida transizione energetica con la tutela dei lavoratori e del tessuto economico? Domande alle quali si dovrà rispondere nei prossimi mesi, in un contesto segnato da grande incertezza.