Unhcr: più assistenza per sostenere il ritorno dei rifugiati nella Repubblica Centrafricana

GINEVRA aise – Un numero modesto ma importante di rifugiati sta rientrando in Repubblica Centrafricana (RCA),

Paese in ripresa da una crisi prolungata. Ne dà notizia l’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, che esorta la comunità internazionale a intensificare il sostegno per garantire che questa tendenza sia sostenuta.

Con oltre 664.000 rifugiati centrafricani che vivono ancora nei Paesi limitrofi, la portata e il ritmo dei rimpatri volontari e degli sforzi di integrazione socioeconomica devono essere incrementati in modo significativo per garantire il successo duraturo del programma, sottolinea l’UNHCR che dal 2017, insieme ai suoi partner, ha facilitato il ritorno volontario in RCA di oltre 49.000 rifugiati centrafricani provenienti dai vicini Camerun, Repubblica Democratica del Congo e Repubblica del Congo, mentre altri 300.000 sono destinati al rimpatrio entro il 2028.

Solo nel 2024 sono rientrati più di 15.000 rifugiati.

Nonostante questi progressi, le previsioni attuali indicano che, senza un significativo aumento dei finanziamenti e del sostegno, il programma di rimpatrio volontario potrebbe richiedere oltre un secolo per far rientrare nel Paese tutti i rifugiati centrafricani.

I progressi compiuti – sottolinea l’Agenzia Onu – hanno dimostrato che la collaborazione e l’impegno possono dare risultati. In aree come Bria, Kaga Bandoro e Baoro, gli sfollati interni stanno ricostruendo le loro vite grazie al miglioramento delle infrastrutture, all’accesso ai servizi essenziali e alle opportunità di generare reddito. Tuttavia, le sfide sono immense.

La RCA rimane uno degli Stati più fragili del mondo, al 188° posto su 189 nell’Indice di sviluppo umano, con una diffusa insicurezza alimentare, una fragile coesione sociale e la mancanza di servizi di base nelle aree di rientro.

Lanciata nel 2023, la CAR Solutions Support Platform è un’iniziativa multilaterale guidata dal governo della RCA con il sostegno dell’UNHCR e di partner internazionali. Mira ad affrontare le complesse sfide dello sfollamento forzato attraverso tre pilastri: il rimpatrio volontario, la reintegrazione nella RCA e l’integrazione socioeconomica per coloro che scelgono di rimanere nei Paesi ospitanti. La piattaforma sostiene iniziative come il rilascio di documenti d’identità per facilitare l’accesso ai diritti, il miglioramento dei mezzi di sussistenza e la creazione di capacità locali per sostenere i rimpatriati e le comunità ospitanti.
“Ogni passo che compiamo – che si tratti di aiutare una famiglia a tornare in RCA o di sostenere un rifugiato a ricostruirsi una vita in un Paese ospitante – dimostra che le soluzioni sono a portata di mano”, ha dichiarato Fafa Olivier, rappresentante dell’UNHCR nella Repubblica Centrafricana. “Ma l’entità del bisogno richiede più partner, più risorse e impegni più forti”.

Per le persone che potrebbero rientrare, i ritardi significano esilio prolungato, vite interrotte e la perdita dell’opportunità di contribuire alla ripresa delle loro comunità. Per i Paesi ospitanti, la continua pressione sulle risorse rischia di compromettere la loro continua generosità.

L’UNHCR chiede ai donatori, ai governi e ai partner per lo sviluppo di rafforzare il loro impegno.

Si stima che siano necessari circa 234 milioni di dollari per finanziare infrastrutture, documentazione, sostegno ai mezzi di sussistenza, accesso all’energia, protezione ambientale e servizi essenziali per il ritorno e la reintegrazione di 300.000 rimpatriati entro il 2028.

“Senza un’azione immediata, – conclude l’Agenzia – rischiamo di condannare un’altra generazione all’esilio e alla dipendenza. Il futuro dei rifugiati centrafricani dipende dalle scelte fatte oggi”. (aise)