“La Papessa”, l’opera teatrale scritta e diretta da Angela Ricci, andata in scena di recente presso il Salone degli Affreschi di Palazzo Conti a Poli, prende spunto dalla figura mitica di Ioanne Anglica.  La rappresentazione, che attinge alla nota leggenda medievale della Papessa Giovanna, eletta al soglio di Pietro nell’853, intende esplorare in realtà il tema della condizione femminile in una società rigidamente maschilista e, più in generale, il difficile percorso delle donne verso l’emancipazione.

L’ambientazione  nella prestigiosa residenza ducale si è rivelata quanto mai evocativa perché, sempre secondo le credenze popolari, durante una processione, che partiva dal patriarchio e si concludeva con la messa della Santa Pasqua nella basilica di San Pietro, il cavallo che la trasportava si imbizzarrì. La caduta provocò il travaglio, che avvenne in pubblico, in via dei Querceti, alle falde dell’Abbazia dei Santissimi Quattro Incoronati, di proprietà della Famiglia Conti, appunto. Secondo alcune versioni, Giovanna morì durante il parto, mentre altre narrazioni raccontano che, assalita dalla folla, fu trascinata appesa a un cavallo fino a Ripa Grande e poi gettata nel Tevere.

 

Cronaca o leggenda, racconto o tradizione, nonostante la storia della Papessa sia ormai riconosciuta priva di fondamento, il mito che l’ha alimentata per secoli rivela importanti spunti di riflessione. L’opera non si concentra sulla veridicità della vicenda, ma utilizza questa narrazione per indagare le dinamiche culturali che hanno relegato le donne ai margini del potere e del sapere. “La Papessa” diventa così metafora di un’aspirazione universale alla conoscenza, alla libertà e alla parità di diritti. Al tempo, alle ragazze erano concesse due opzioni: diventare madre o diventate suora. Sul palcoscenico, dunque, il racconto si traduce in un’indagine sui limiti imposti alle donne e sulle strategie da loro adottate per superarli, ma che pone domande ancora oggi rilevanti. Il personaggio di Giovanna, pur agendo in un contesto di finzione, incarna un’umanità complessa e ambivalente, fatta di ambizione, sacrificio e tensioni interiori.

 

La compagnia teatrale (Annalisa Peruzzi, Gianluigi Catalano,  Alice Coppola, Davide Doro, Anastasia Mecucci, Simona Di Clemente e Carla Di Donato) ha regalato una prova convincente, con una particolare menzione per Anna Maria De Santis, che ha interpretato Giuditta, capace di restituire con intensità il conflitto interiore, la determinazione, ma anche le fragilità del suo personaggio.

Le coreografie, curate da Carla Di Donato, e le musiche originali, firmate da Carmelo Caprera, hanno arricchito l’esperienza sensoriale, aggiungendo una dimensione emotiva e suggestiva alla messa in scena.

Gli arrangiamenti, e l’accompagnamento alla chitarra, di Luca Angeletti, si sono rivelati fondamentali. In particolare, con il brano “Brillare”, ha sottolineato uno dei momenti più intensi della rappresentazione.

 

“La Papessa”, insomma,  si è rivelata, oggi più che mai, un esempio emblematico di ciò che le donne sono in grado di fare, invita a pensare e a interrogarsi sul valore dell’uguaglianza, sul diritto all’autodeterminazione e sulle barriere che, seppur in forme diverse, continuano a limitare le libertà individuali.

da sx: Anastasia Mecucci (Margherita), Simona Di Clemente (Romilda), Alice Coppola (cantastorie), la regista Angela Ricci, Luca Angeletti