Lo Stato, insegna Polibio di Megalopoli, conosce tre forme di governo: la monarchia, l’aristocrazia e la democrazia. Nella sua evoluzione, uno Stato è destinato a conoscere questa triade nella quale ciascuna forma di Governo ha un carattere degenerativo: la monarchia degenera in tirannide; l’aristocrazia in oligarchia; la democrazia in oclocrazia, storicamente identificata come la più forma più estrema e perversa della demagogia. Ancorando il presente assunto all’Italia dei nostri giorni, balza agli occhi di tutti quanto la parabola del M5S sia stata un’efficace quanto squallida dimostrazione di come sia possibile sfruttare il malessere sociale e antipolitico del popolo per creare un movimento di protesta che, però, la protesta l’ha incarnata con furbizia ma incapacità e,forse,malafede.

Parole dure e perentorie che non possono non tenere conto della concreta nascita,maturazione, evoluzione e cammino del Movimento che doveva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno rivelandosi, infine, peggiore del Parlamento esecrato. Il 7 settembre 2007 si aprì ufficialmente l’iniziativa e l’era politica del V-Day(Vaffanculo-day): l’ira della gente verso la politica romana e nazionale aveva toccato i vertici,la rabbia sociale dilagava come lava ardente tra le strade delle città Si pensò e si pensa, allora come oggi, che il comico Grillo cercasse di “contenere” l’esuberante e dolente rabbia dei cittadini attraverso la creazione di una forza politica che,apparentemente, spaccasse la cattiva politica inaugurando un periodo di ricostruzione della politica stessa, ricostruzione sociale, morale e psicologica.

Tutto si è rivelato il più grande bluff della storia repubblicana italiana, che non è minimamente paragonabile alla parabola ben più genuina e, a mio avviso, intellettualmente e politicamente onesta dell’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini. Il Movimento politico fondato nel 1944 da G. Giannini e facente capo al giornale “L’Uomo Qualunque”, voleva contrastare l’assetto politico-istituzionale uscito dalla Resistenza costruendo una visione puramente amministrativa della gestione dello Stato: esso si delineò, senza tanti giri di parole, in una critica ai meccanismi della democrazia parlamentare per come era nata nel secondo dopoguerra. A volte l’onestà di un movimento di protesta si manifesta anche nel suo insuccesso: il c.d. qualunquismo si esaurì rapidamente ed ebbe vita brevissima, svanendo in soli due anni.

I tempi dell’Uomo Qualunque e quelli del M5S sono così diversi da rendere difficile un raffronto di fatti, circostanze e malesseri ma un dato comune c’è: la gente, in entrambi i casi, ha iniziato a disprezzare odiosamente la politica e i politici. Nel caso del Movimento fondato da Grillo, il disprezzo del popolo verso la politica è stato abilmente manovrato dal comico genovese che ha utilizzato le idee più brillanti del suo mentore milanese Gianroberto Casaleggio non per creare un grande cambiamento, una Grande Riforma in senso riformista e, perché no, di craxiana memoria, ma per sfruttare l’emotività ferita della gente. Un dato di fatto comprovato dalle illusioni suscitate e tradite dal Movimento stesso e, soprattutto, da coloro che hanno approfittato “alla grande” del carro del vincitore antipolitico per costruirsi lucrose carriere senza la ben che minima visione politica che non si riassumesse nell’egoistica e opportunistica volontà di entrare in quel Palazzo che essi volevano combattere assieme al loro capo.

I fatti racchiusi nel cammino ultradecennale del M5S comprovano la falsità di intenti e il grande tradimento di questa forza politica verso gli elettori: Grillo ha aperto le porte dei palazzi del potere a persone che assommavano all’incapacità personale la mancanza di visione politica e sociale, all’opportunismo nudo e crudo la volontà di “mescolarsi” a quelle forze politiche di destra e sinistra che loro stessi volevano eliminare dalla scena politica italiana. I pentastellati sono nati per contrastare i danni del berlusconismo, della sinistra doppiogiochista e malata,della politica corrotta e corruttrice. Alla fine dei giochi quel movimento si è avidamente mescolato a quel sistema politico pregresso, ha sfruttato i sentimenti di speranza degli elettori sino a diventare una forza di “occupazione delle poltrone” addirittura capace di allearsi con destra e sinistra senza vergogne, rinnegando gli ideali della prima ora.

Il M5S è politicamente morto ma i suoi ipocriti attori ancora politicamente vivi. Tornando all’iniziale riflessione polibiana, forse neanche un grande storico come Polibio saprebbe dare una definizione di questo fenomeno: parlerebbe di oclocrazia cioè squallida demagogia? No. Probabilmente si arrenderebbe innanzi allo squallore di questa triste forza politica nata sulle strade delle città per cambiare in meglio l’Italia sofferente e diventata peggio delle forze politiche che voleva combattere.

Giuseppe Conte vuole ora ricostruire un movimento perduto con l’aiuto dell’Assemblea costituente del Movimento: ha estromesso Grillo dal ruolo di garante del Movimento stesso, vuole trasformare il M5S in un partito, dichiara che Grillo ne sta “cancellando la storia e schiaffeggiando così palesemente tutti gli iscritti e tutto ciò per cui si è battuto in tanti anni”. Grillo ribatte chiedendo una nuova votazione sui quesiti della Costituente M5S che si terrà dal 5 all’8 dicembre per riappropriarsi del suo ruolo, prerogative e annessi introiti economici. La tensione tra i due rimane alta ma, in realtà, entrambi sono figli del fallimento che rappresentano. Conte non salverà l’Italia come non l’ha fatto Grillo: si limiterà come il secondo a mantenere vivo un furbo giochetto di successo che ha contribuito a tante poltrone e tanti disastri, primo tra tutti il tradimento del popolo.

Se ci fosse Polibio oggi, forse parlerebbe di una contravvenzione prevista dal nostro codice penale ex art. 661 e rispondente al nome di “Abuso della credulità popolare”,sì forse si aggrapperebbe a questo testo per spiegare la parabola del “Movimento del Nuovo Rinascimento”. E ha ragione il figlio del visionario cofondatore del Movimento Gianroberto Casaleggio, Davide Casaleggio, quando afferma che tra Conte e Grillo c’è poca differenza perché “hanno perso entrambi”. Le ultime, vere parole.

Yari Lepre Marrani