Quando la religione incontra la tecnologia: la questione della sicurezza dei luoghi di culto
Markus Krienke
«Molti si rendono conto del valore dei beni in Chiese e siti religiosi solo quando non ci sono più»: un’osservazione avanzata spesso nei tre giorni dell’hackathon – cioè della “maratona creativa” – ad Assisi sulla protezione di luoghi religiosi nella Comunità Europea. Infatti, pochi si rendono conto del pericolo a cui i beni delle Chiese e di altre comunità religiose sono esposti in Europa.
E così corrisponde ad una reale esigenza se decine di startups, centri di ricerca, università, piccole e medie imprese e progettisti europei, per un totale di 150 persone, si sono incontrati ad Assisi per riflettere attraverso tavole rotonde su questioni tecniche ed etiche dell’intelligenza artificiale e come essa possa relazionarsi alla religione sotto l’aspetto della protezione dei luoghi sacri e annessi. Inoltre, tra una dozzina di progetti concreti proposti, un’apposita giuria ha scelto i quattro “vincitori” che avranno la possibilità di concretizzare le loro idee.
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Si tratta di progetti per la protezione di “luoghi isolati” (come nel caso di Assisi dell’Eremo delle Carceri), di “luoghi pubblici vicini a luoghi storici religiosi” (come la Piazza del Comune), di “luoghi religiosi frequentati da turisti” (come la Basilica di San Francesco), e, infine, di “edifici che ospitano oggetti storici di grande valore” (come la Galleria d’Arte). Organizzatore dell’evento è stato il progetto SHRINE, ideato dalla Fondazione SAFE in collaborazione con l’Unione Europea, che coinvolge quattro grandi religioni: Cattolica, Ebraica, Islamica, e Protestante.
Nell’attuale momento storico non solo i cristiani, ma tutti gli appartenenti a comunità religiose godono in Europa di una situazione di grande libertà e tranquillità (una situazione certamente non paragonabile agli attacchi alle Chiese in Cina o India). Mentre ciò è radicalmente cambiato, specialmente negli ultimi mesi dopo l’inizio della guerra in Gaza, per la comunità ebrea, uno sguardo più attento e dettagliato può rilevare che i delitti in luoghi sacri o ad essi connessi costituisce una realtà anche da noi: nell’anno 2023 si sono registrati 2500 delitti contro cristiani o le loro istituzioni per motivi antireligiosi in 35 Paesi europei, di cui il 62% è stato categorizzato come vandalismo (fonte: OIDAC Vienna), con maggiore incidenza nel Regno Unito, in Francia e in Germania. Anche gli atti vandalici contro Moschee e Sinagoghe sono in aumento.
E se i furti costituiscono il pericolo più urgente in questa prospettiva, l’elenco dei rischi è molto più lungo: cyber attacchi, atti vandalici e di odio nei confronti della religione, fino a pericoli naturali in parte connessi al cambiamento climatico e in parte legati a cause umane come incendi, rappresentano ulteriori rischi per l’eredità culturale legata al mondo della religione, in particolare del cristianesimo, in Europa.
Sovente, se non si tratta di grandi Chiese o monumenti, alle comunità mancano i fondi necessari per provvedere adeguatamente alla sicurezza di posti ed oggetti: purtroppo non c’è nemmeno la necessaria consapevolezza da parte dei fedeli di porgere uno sguardo più attento su ciò che succede intorno ai beni legati al culto. Senza nuove tecnologie, questa sfida sembra persa in partenza, ma come hanno dimostrato i tre giorni ad Assisi, esistono molte proposte concrete, anche economicamente affrontabili da piccole comunità.
Si tratta di un ambito dove religione e spiritualità non possono più evitare il contatto con le nuove tecnologie e gli strumenti che queste offrono per affrontare una sfida ancora oggi per molti invisibile e nascosta. Così in questi giorni è emerso come la tecnologia possa servire alla religione e alla realtà spirituale, mentre è stato tematizzato anche il problema equivalente, ossia come etica e spiritualità aiutino l’uomo a sviluppare, implementare e utilizzare le nuove tecnologie in un modo che sia davvero al servizio dell’umanità.
Markus Krinke