Questa illustre autrice, che è una nuova presenza nella nostra soffitta dei libri, unisce in sé l’etnia greca e quella napoletana

Matilde nasce nel 1865 a Patrasso, la terza città della Grecia, situata nella periferia della zona occidentale.

Greca è la madre e napoletano garibaldino il padre, ma anche avvocato e giornalista.

Ma è la città partenopea il suo punto di partenza per la carriera giornalistica, e poi quella di scrittrice: settanta opere.

Ma sicuramente va ricordata, e a Napoli sicuramente lo è, di essere stata la prima donna italiana ad aver fondato – e diretto – un quotidiano: Il Mattino. Poi fondò anche il Giorno di Napoli

Dice Wikipedia:

“Matilde, sotto lo pseudonimo «Ciquita» scrisse di tutto, dalla cronaca rosa alla critica letteraria. Si seppe ritagliare uno spazio non indifferente nei salotti mondani della capitale.

Però la sua sagoma un po’ tozza, la mimica ed i modi spesso troppo spontanei per l’ambiente salottiero, la risata grossa, non la favorirono nella considerazione degli altri. Durante quelle riunioni social-mondane frivole ed eleganti, la sua fama di donna indipendente suscitò più curiosità che ammirazione.

Quelle belle signore oziose, dagli abiti delicati, raffinati e dai modi eleganti, non accolsero mai da pari la giovane scrittrice che spesso, anzi, divenne l’argomento dei loro pettegolezzi.”

Il libro di oggi è 1904

Sono tre gustosi racconti napoletani – Terno Secco Trenta Per Cento – O Giovannino o La Morte

Incipit – Immergetevi nel caldo sole d’agosto, e soprattutto godete del bello scrivere che diventa bel leggere.

“Nella luminosa e calda ora pomeridiana, il paesaggio napoletano aveva dormito assai, deserto, silenzioso, immobile sotto il leonino sole di agosto. Nella lunga siesta, da mezzogiorno alle quattro, nessuna ombra d’uomo si era veduta, apparendo e sparendo, sulla gran pianura verde dei Bagnoli;

sulla larga via bianca, a sinistra, che viene da Posillipo, rasentando l’ultimo spalto di quella collina che è anche un capo, larga via che è la delizia di quanti amano Napoli, stranieri e indigeni, non una carrozza, non un carretto; non una carrozza, non un carretto sulla dritta via, chiamata di Fuorigrotta, e che ai Bagnoli trova il suo primo angolo, voltando per andare a Pozzuoli, a Cuma, a Baia; non una nave sul mare, che sorpassasse il bellissimo capo di Posillipo, per andarsene lontano, linea nera filante, sormontata da un vago piumetto di fumo; non una vela bianca nel canale di Procida; non una barchetta intorno alla verde isola di Nisida, che prospetta, in tutta la sua lunghezza, la spiaggia dolce dei Bagnoli”

LA RETE

Documento su Matilde Serao di due minuti

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