Cesare Beccaria, il filosofo che ha trasformato il concetto di libertà e giustizia
A 229 anni dalla sua morte, le sue idee continuano a essere straordinariamente rilevanti, come dimostra una delle sue citazioni più famose: «Non vi è libertà ogni qualvolta le leggi permettono che, in alcuni eventi, l’uomo cessi di essere persona e diventi cosa». Questa affermazione non è solo un tributo alla sua filosofia, ma un richiamo perpetuo ai principi di giustizia e umanità.
Cesare Beccaria, il pensatore innovativo
Nato a Milano nel 1738, Cesare Beccaria è principalmente conosciuto per il suo influente trattato Dei delitti e delle pene (1764), che ha rappresentato una vera e propria rivoluzione nel campo del pensiero giuridico e filosofico. In un periodo in cui le punizioni corporali e la pena di morte erano diffuse, lui avanzò un’idea innovativa, le leggi dovrebbero servire a garantire giustizia e non a vendicarsi, mirando al bene comune e al rispetto della dignità umana.
La sua filosofia si fonda sui principi dell’Illuminismo, come la razionalità, l’uguaglianza e il rifiuto di ogni forma di arbitrio. Egli denunciava con fermezza il sistema del suo tempo, in cui la tortura e le esecuzioni pubbliche erano ritenute pratiche accettabili per mantenere l’ordine sociale. Secondo lui, tali metodi non solo si rivelavano inefficaci, ma disumanizzavano tanto i colpevoli quanto l’intera società.
«Non vi è libertà…»
Questa citazione rappresenta uno dei pilastri del suo pensiero. Secondo il filosofo, la libertà non può esistere in presenza di leggi che riducono l’individuo a un semplice oggetto. Tale concetto acquista particolare importanza nel contesto giuridico, dove il rischio di considerare le persone come “cose” anziché come esseri umani è sempre in agguato.
Cesare Beccaria denunciava una giustizia che, anziché tutelare i cittadini, si trasformava in un meccanismo di oppressione. L’individuo, privato della propria dignità, smetteva di essere un soggetto autonomo e diventava un oggetto nelle mani dello Stato. Questo approccio, non era solo immorale, ma anche controproducente, poiché erodeva la fiducia tra i cittadini e le istituzioni.
Un’eredità che risuona nel presente
Il pensiero di Beccaria continua a trovare risonanza in molti dibattiti attuali. Tematiche come i diritti umani, la dignità dei detenuti e la necessità di riformare la giustizia penale sono più rilevanti che mai. In diverse nazioni, le carceri si presentano ancora come luoghi di degrado e disumanizzazione, contraddicendo l’idea che la pena debba essere orientata verso la riabilitazione piuttosto che verso la vendetta.
Un caso emblematico è il dibattito sulla pena di morte, che è ancora in vigore in alcune regioni del mondo. Cesare Beccaria, già nel XVIII secolo, aveva messo in evidenza l’assurdità di rispondere a un omicidio con un altro omicidio, sottolineando come tale pratica non solo fosse inefficace come deterrente, ma anche in contrasto con i principi fondamentali della giustizia.
https://www.corrierepl.it/2024/07/23/dei-delitti-e-delle-pene-cesare-beccaria/
Educare alla libertà
Un elemento cruciale del pensiero di Beccaria è l’importanza dell’educazione. Secondo il filosofo, la prevenzione della criminalità si realizza attraverso l’istruzione e la consapevolezza dei diritti e dei doveri. Solo una società ben educata può valorizzare la ragione e il dialogo come strumenti fondamentali per costruire una società migliore.
La voce di Beccaria nel XXI secolo
Ad oggi, la sua figura rimane essenziale nel panorama culturale e giuridico mondiale. Le sue idee sulla libertà, dignità umana e giustizia rappresentano un’eredità importante da preservare. La sua affermazione che la libertà è compromessa quando le leggi disumanizzano l’individuo ci esorta a riflettere sull’importanza delle leggi e a lottare per una giustizia equa. Le sue lezioni, nate nel Settecento, rimangono attuali e rilevanti per il nostro tempo.