Il dialetto napoletano nella rivoluzione femminista
In un momento storico come quello che sta attraversando la città di Napoli, spaccata in due da narrazioni completamente contrastanti – da un lato la fame e la criminalità giovanile e dall’altro la rinascita attraverso un turismo che divora non solo pizze e panzerotti ma anche strade, ristoranti e piazze principali – al centro resiste la cultura local, l’arte autoctona che perdura invece in un racconto di rivalsa femminile e territoriale.
Un esempio di questa resistenza è rappresentato dal progetto artistico Cassandra.parla, ideato dalla pittrice e street artist napoletana Emanuela Auricchio, classe ‘98. Dopo aver completato i suoi studi, Emanuela, attraverso la voce di Cassandra, si appropria attivamente dei muri dei “vicarielli” napoletani trasformando i suoi quadri in grandi manifesti femministi. Questi ultimi infatti ritraggono volti di donne impavide, tutti caratterizzati da uno sguardo fisso e provocatorio. Ciò che però stupisce di più sono le frasi in napoletano che accompagnano i dipinti su carta stampata. “Ngopp ‘o corpo mio facc chell ca dico io”, (Sul mio corpo faccio quello che dico io), recita uno dei manifesti di Cassandra.
Tali dipinti raccontano di un grido di rabbia e prepotenza, partendo dal basso, dalle mura antiche della città e soprattutto dall’uso non casuale della lingua napoletana, utilizzata qui come simbolo di una presa di posizione all’interno della lotta femminista. In una delle sue numerose interviste infatti, Emanuela ha spesso dichiarato di aver utilizzato coscientemente il dialetto della sua città, proprio per avvalorare l’intento di solidarietà verso tutte le donne. La storia e il radicamento del napoletano hanno contribuito a dare al suo messaggio una forza ancora più urgente e autoritaria.
La sua firma ormai è diventata uno dei muri principali del centro di Napoli, situato precisamente a Port’Alba, dove chiunque (turisti e non) si ferma a fare foto attratte dal muro che sembra chiamarti. Non importa da dove vieni e se non capisci il napoletano, queste donne ti guardano e reclamano (la tua) attenzione.
Tuttavia, le figure di Cassandra non si accontentano e hanno occupato ogni spazio possibile, arrivando anche in altre città d’Italia come Torino, Pisa Firenze e Roma. E non solo, la pittrice Emanuela ha presenziato con il suo progetto anche ad eventi di grande rilievo artistico, come ad esempio lo Spettacolo di beneficenza al Teatro Toniolo di Mestre organizzato dall’Istituto Superiore Don Orione. Affiancata da altri artisti, Emanuela è intervenuta portando la sua arte e il suo attivismo culturale.
Ma chi è Emanuela Auricchio?
Madre delle donne di Cassandra e di Cassandra stessa, Emanuela Auricchio nasce e cresce a Napoli, dove coltiva una profonda passione per l’arte e la pittura. Dopo aver completato con successo la sua formazione artistica e grazie a un percorso multidisciplinare, oggi è impegnata nello studio di azioni di trasformazione per i musei nell’epoca della protesta, operando in pianta stabile in un laboratorio condiviso da altre artiste nel cuore della città. Grazie all’occupazione di TrasLab, Emanuela ha potuto dare corpo alla sua visione artistica, sperimentando e portando alla luce progetti significativi come Cassandra.parla, che si radica nel territorio napoletano e si configura come voce di un nuovo spirito femminile, rivoluzionario e politico.
Infatti, è proprio tra le pareti colorate del laboratorio artistico creativo e ricco di ideali, che Emanuela e le sue colleghe propongono l’arte come mezzo per promuovere il dialogo e stimolare il pensiero critico attraverso incontri e iniziative culturali.
Uno degli appuntamenti più attesi è quello del prossimo 23 novembre, quando si celebrerà l’anniversario della piccola ma vibrante realtà delle giovani artiste. In questa occasione, TrasLab aprirà le sue porte al pubblico, offrendo uno spazio di condivisione e riflessione, dove l’arte si intreccia con il desiderio di cambiamento e dove ogni opera diventa portavoce di una battaglia per un’identità femminile nuova, libera e potente.
Carolina Trocchia