Il baby boomer che ha conosciuto mancate promesse e trionfi del calcolatore, si chiede ora quale futuro sarà implementato dalla nuova generazione

Perchè una calcolatrice non la chiamiamo intelligenza artificiale?  Questa è la domanda fatta a un insegnante da una bambina di una scuola primaria, durante la spiegazione un pò giocosa della cosiddetta intelligenza artificiale. La domanda, se corrisponde al vero, coincide con il quesito che ci poniamo anche noi baby boomer che abbiamo conosciuto nel nostro percorso scolastico e lavorativo diverse modalità di calcolo, dimenticando però  tabelline imparate a memoria, operazioni con carta e penna e il calcolo di logaritmi e radici quadrate.

Il mio Regolo Calcolatore del 1968

Il  regolo calcolatore era uno dei primi strumenti d’aiuto molto usato dai tecnici negli anni 60 e anche prima delle calcolatrici scientifiche. Uno che avevo lo portai a lezione durante gli esercizi di Stechiometria, sorpresi il professore di chimica che commentò con soddisfazione il notevole passo in avanti di noi studenti di biologia, ritenuti all’epoca, poco inclini a praticare matematica e calcoli con strumenti innovativi.

Successivamente il mondo del lavoro, a fine anni 70, mi accolse in una multinazionale tedesca  molto attenta alla innovazione e alla imminente informatizzazione. Fui catapultato da giovanissimo manager in una riunione internazionale con tecnici  giunti da Chicago  che avevano riempito di enormi computer e gigantesche stampanti un’intera sala di un Hotel sul lago di Como. I tecnici  producevano giorno e notte  calcoli su vendite e potenziale di mercato per poi  proporci in riunione astratti quesiti su aumento di produttività e tagli di teste all’americana comunicati con diagrammi e tabelle,  a cui nessun dirigente riusciva a dare una convinta spiegazione.

Intanto il progresso anni 80 avanzava spedito e ricordo un’altra riunione milanese con un baldanzoso informatico inglese che per forzare il cambiamento nella nostra routine lavorativa, sosteneva convinto che premendo un solo tasto del Personal Computer in dimostrazione qualsiasi analisi era già visualizzabile, il trucco c’era ma nessuno se ne accorgeva.

Il personal Computer italiano Olivetti, Wikipedia

La curiosità del funzionamento di queste nuove macchine era tanta e la promessa di abbandonare montagne di carte e ridurre il carico lavorativo sembrava concreta. Anche il timore di tagli al personale con l’innovazione era all’epoca inesistente poichè l’economia negli anni 80 tirava forte e le promesse di miglioramento inarrestabili.

L’Azienda italiana Olivetti lanciava un primo Personal Computer chiamato Quaderno con l’intento di rendere familiare il linguaggio macchina DOS che familiare non sarebbe diventato mai, anzi fu surclassato dall’arrivo di Windows con le sue intuitive icone e il definitivo abbandono del settore da parte del marchio italiano.

Immagine generata da I.A., la ballerina ha tre gambe

Ora abbiamo il computer in tasca e viviamo i tempi della super citata Intelligenza Artificiale che promette risposte immediate a qualsiasi nostre esigenza e curiosità. L’applicazione pratica però non è ancora esente da errori come quando un’auto a guida autonoma non ha riconosciuto un pedone che attraversava la strada con una bicicletta spinta a mano oppure fotografie di oggetti considerate oggetti reali e generazione di immagini errate con ballerine a tre gambe. l’addestramento delle macchine sta richiedendo sforzi enormi con saccheggio di dati ai quali si cerca di porre rimedio. Da Youtube sono state travasate miliardi di informazioni e come la RAI molte altre società minacciano di non addestrare computer con i propri dati. Come sempre gli entusiasti  vedono un futuro da Intelligenza Artificiale con impiego in ogni campo mentre i pessimisti sono per lo più preoccupati, sia  per l’ambiente dato l’enorme consumo energetico dei data center che per l’economia dato lo sfruttamento del lavoro da parte di  poche multinazionali e il rischio disoccupazione di tanti, a cominciare da giornalisti, grafici e altri operatori dell’informazione.

Dati aggiornati indicano che l’uso più comune dei software d’intelligenza artificiale nel 2023 è riferibile alla creazione di testi, il marketing personalizzato, la creazione di immagini e video e le chatbot per servizio clienti.

Generazione Zeta al PC
immagine I.A

Un utilizzo che richiede un’enorme utilizzo di dati e l’addestramento delle macchine con l’impiego di risorse umane spesso a bassissimo costo in tutto il mondo. Migliaia di annotatori  non conoscono il motivo del loro noioso e poco pagato lavoro per un machine learning, tipo riconoscere immagini di animali in base alla specie, oppure vestiti e altri oggetti ma anche proporre domande e valutare risposte su incarico dei gestori dell’Intelligenza artificiale come ChatGPT o Dall-E.

Ovviamente per migliorare le performance delle intelligenze artificiali serviranno specialisti differenziati per settore, pensiamo ad esempio all’area della salute dove gli annotatori non possono essere che qualificati e ben pagati.

 

Generazione Zeta I.A. ph

I problemi per lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale non mancheranno ma sicuramente genereranno diversi tipi di impiego, pacifici come il prompt designer ma anche bellicosi come lo specialista in war machine.

Di sicuro però, come con il primo linguaggio DOS del computer del tecnico inglese non poteva risolvere tutto premendo un tasto, anche il lavoro con l’Intelligenza Artificiale richiederà tanta formazione e specializzazione per l’attuale generazione Millenial o Zeta.

Umberto Palazzo

                                       Editorialista de Il Corriere Nazionale.net 

Data Center I.A.