© foto di SSC Bari

La vittoria del Bari in trasferta contro la Salernitana rappresenta un trionfo che va oltre i tre punti: è un’iniezione di speranza per un futuro che, dopo tante incertezze, inizia a tingersi di rosa. I biancorossi di Longo hanno saputo imporsi all’Arechi con una prestazione convincente anche se rinunciataria, confermando i progressi di una squadra che sembra finalmente trovare la sua identità. Nel calcio, come nella vita, “la speranza è un sogno ad occhi aperti”, diceva Aristotele, e la tifoseria del Bari ha ritrovato la forza di sognare.
In un incontro che molti si aspettavano equilibrato, il Bari ha sorpreso tutti. Dopo sei pareggi consecutivi, era fondamentale per Longo e i suoi ragazzi portare a casa un risultato pieno. In campo, il Bari ha dimostrato intelligenza tattica e concretezza. Sin dalle prime battute, si è percepita una leggera prevalenza dei biancorossi: Novakovich, Sibilli e Lasagna hanno creato diverse opportunità, anche se alcune conclusioni imprecise hanno lasciato il risultato in bilico. Ma la prima vera occasione è stata per la Salernitana, con un tiro di Verde che ha sfiorato il gol. In risposta, però, il Bari ha saputo costruire azioni corali con una lucidità che raramente si vedeva negli ultimi tempi.
In un momento decisivo, il Bari ha capitalizzato con il gol di Lasagna, per poi raddoppiare grazie a Novakovich. “Non è la forza, ma la perseveranza che compie grandi cose”, scriveva Samuel Johnson, e il Bari lo ha dimostrato con pazienza e determinazione. Radunovic, autore di parate fondamentali, ha tenuto salda la porta e, con il supporto della difesa, ha reso sterile ogni tentativo avversario.
Una delle scene più significative è stato il cerchio di giocatori a fine partita, con Longo al centro, festeggiato dai suoi ragazzi. Un’immagine che testimonia un gruppo unito, forgiato non solo dalla tecnica ma anche dalla fiducia reciproca. L’allenatore ha saputo costruire una squadra solida, che con il modulo 4-3-1-2 ha finalmente trovato il suo equilibrio, anche in assenza di alcuni elementi chiave come Falletti.
Longo si è dimostrato abile nel gestire le risorse a disposizione: con un reparto offensivo in cui Novakovich e Lasagna non solo segnano, ma anche si sacrificano per il gioco di squadra, il Bari si è dimostrato più compatto e pericoloso. Anche Simic, subentrato all’ultimo momento al posto di Vicari, ha mostrato sicurezza, aggiungendo un’ulteriore opzione difensiva di valore.
Se il Bari continuerà su questa strada, le prospettive non possono che migliorare. Attualmente, la classifica sorride ai biancorossi, che si trovano in una posizione prestigiosa nella parte sinistra della graduatoria. “Ciò che non ci uccide, ci rende più forti”, affermava Nietzsche, e per il Bari ogni pareggio, ogni vittoria sofferta, rappresenta una nuova lezione, un passo in avanti verso un obiettivo più alto.
Tuttavia, c’è ancora margine di miglioramento. La gestione dei secondi tempi, in cui il Bari tende a tirare i remi in barca, potrebbe rivelarsi problematica contro squadre più competitive. L’atteggiamento rinunciatario di questa sera potrebbe aver funzionato contro una Salernitana in difficoltà, ma Longo e i suoi sanno bene che, per ambire a qualcosa di più, sarà necessario mantenere la concentrazione per tutti i 90 minuti.
In questa vittoria c’è un messaggio chiaro per i tifosi: sognare è di nuovo possibile. Un sesto posto in classifica può sembrare poco, ma per una piazza come Bari, abituata a soffrire e a vedere i propri sogni spezzarsi, rappresenta una luce, una speranza di un futuro migliore, ma Longo sembra avere le idee chiare e la squadra lo segue con fiducia.
La vittoria di Salerno non è solo un capitolo sportivo, è la storia di un gruppo che lotta con orgoglio per onorare la maglia e per regalare emozioni ai propri tifosi. Se il cammino sarà ancora lungo e non privo di ostacoli, questa serata resta una piccola, ma importante, testimonianza che il Bari ha un progetto solido e una speranza autentica di poter risalire.
Rimane ancora l’amarezza per l’assenza della società che continua a tacere, a non sprecare una parola verso una tifoseria che raggiunge Salerno in cinquemila, che raggiunge in 60 ore Bolzano e Catanzaro in duemila, tifosi a cui sembra vietato sognare. Eppure basterebbe un cenno, una parola. Una sola.

Massimo Longo