Melisso, detto “di Samo”, nominativo della città d’origine (a oggi conosciuta come città costiera della Turchia). È un filosofo appartenuto sempre alla cerchia dei pensatori Eleatici, – 470 a.C. – possibile data a lui attribuita, nonostante le esigue conoscenze a nostra disposizione afferente ai vari aspetti della sua vita. Difatti, l’unico elemento concordato dai vari studiosi, inerente alla sua biografia, risulta la presunta vita da marinaio; che lo portò a guidare la flotta marina di Samo contro quella Ateniese. Battaglia dalla quale uscì vincitore.

Dedicandoci agli aspetti che lo resero – L’ultimo Filosofo Eleatico – degno di nota: dobbiamo debuttare esponendo quegli elementi che lo rendono in sintonia con Parmenide (del quale ho già parlato in un interessante articolo nei suoi confronti https://www.progetto-radici.it/2024/10/21/lessere-e-e-non-puo-non-essere-il-non-essere-non-e-e-non-puo-essere/), Zenone, allievo e collega di Parmenide. Il legame più intenso e prevedibile è quello fra maestro-allievo; tanto è vero che Melisso fu proprio allievo del pensatore, dal quale apprese la caratteristica di studiare, analizzare, osservare l’Essere e la Natura attraverso l’unica Via possibile, “La Via di Aletheia” (per chi non si ricordasse, o fosse nuovo, via della verità).

Tramite ciò andò a confermare diverse caratteristiche attribuite all’Essere, dal suo maestro, servendosi. Talvolta. D’altri aggettivi: dichiarò che l’Essere era Ingenerato, altrimenti potremmo analizzare, tramite ragione, un prima e un dopo Essere; e come sappiamo, parlare di “non-essere” risulta impossibile. Accostò all’Essere due aggettivi inediti, rispetto al suo maestro, nonostante fossero analogamente correlati al pensiero di Parmenide. Incorruttibile e Immutabile; detto in altri termini, potremmo enunciare l’inefficacia del Divenire nei confronti dell’Essere. Medesimo ragionamento presentato precedentemente dal padre Eleatico, Parmenide, il quale dichiarò apertamente l’inesistenza del divenire. – L’essere non può mutare né anche d’un capello – espresse Melisso in uno dei suoi frammenti. Da questa prima analisi possiamo osservare l’intese, eccetto alcune diversificazioni linguistiche, fra i due pensatori, ma sarà dall’evoluzione di questi discorsi che Melisso si allontanerà da ciò che venne espresso dal maestro, dando principio al successivo movimento filosofico (come vedremo a fine articolo).

Mantenendo un’andatura costante, affronteremo per prima queste diversificazioni di pensiero, – L’Essere è Infinito non solo nel tempo ma anche nello spazio –, questo è ciò che dichiarò Melisso; – L’Essere è sferico, figura finità, infinitamente percorribile -, da una prima impressione i due concetti potrebbero sembrare lievemente differenti, mantenendo comunque una forte sintonia. In realtà questa alterazione di pensiero porterà il filosofo di Samo a ideare una catena logico-deduttiva con la quale attribuirà caratteristiche all’Essere che discosteranno con quelle del maestro.

“Catena logico-deduttiva” di Melisso: se l’Essere risulta Infinito dev’essere anche Unico, perché se ci fossero più Esseri andrebbero a limitarsi e quindi delinearsi vicendevolmente; oltre ciò, considerandolo come elemento Unico, esso deve risultare Privo di Parti, dato che l’ammissione, logica, di più parti, andrebbe unicamente a ideare l’immagine d’un Essere formatosi dall’unione di queste molteplici porzioni. Il filosofo prosegue:

avendo indicato l’Essere come elemento privo di parti, esso dovrà astenersi anche dal possedere un copro, perché come espresso da tutti i filosofi Eleatici; e dalla scienza odierna; il copro è caratterizzato da cospicue frammentazioni, ciò che non può possedere l’Essere. Passaggio questo che scaturì numerosi dibattiti fra i vari studiosi dei secoli e millenni a venire, parzialmente incompreso ancora oggi, difatti ermetico risulta l’accezione di tale aforisma, interpretato d’alcuni come la considerazione dell’inesistenza dell’intera materia, oppure come concetto ancor più astratto e complesso indecifrato a causa anche della mancanza d’alcuni reperti.

Alla conclusione di questa “catena logico-deduttiva” ci troviamo d’innanzi varie caratteristiche attribuite all’Essere, le quali ci portano a comprendere le differenze delle due filosofie; come primo confronto abbiamo già parlato del concetto d’Infinito correlato all’Essere. Ma quello che non ho spiego è l’origine della divergenza che aleggia intoro a questo concetto: difatti per Infinito (eternità) Parmenide non s’immagina un “riempimento totale” del tempo o dello spazio, visione moderne e più diffusa a oggi; ma considera l’eternità, l’Infinito, come qualcosa al difuori del tempo e dello spazio; infatti, l’Essere (immaginato come sfera) non è situato nello spazio, nella dimensione da noi conosciuta, ma la colloca in un luogo oltre-spazio. Differente, a noi più similare potremmo dire, è la visione di Melisso: il quale considera l’Infinito, l’Eternità come “Il riempimento totale”.

IL SEME D’UN NUOVO MOVIMENTO

La più grande differenza fra Melisso e il suo maestro, risulta la Possibilità introdotta dal filosofo di Samo, che esprimendo la correlazione fra Infinito e Unico, genera un quesito, – Se abbiamo detto che l’Essere è Unico perché essendo Infinito non potrebbero coesistere più Esseri, questo vuol dire che, se fosse Finito potrebbero presenziare più Esseri finiti? -, la risposta a questo quesito risulterebbe scontato per Parmenide, il quale ha attribuito la caratteristica d’Unico nonostante considerasse l’Essere come figura Finita; dissimile risulta la risposta di Melisso, il quale dichiarò che partendo dalla premessa d’Essere come Finito, nessun ragionamento logico (via della verità) escluderebbe la possibilità dell’esistenza di numerosi Esseri finiti. a questo punto si genera la rottura maggiore fra i pensieri dei due pensatori; ma un altro è l’avvenimento principale legato alla possibilità introdotta da Melisso, che dichiarare – A è differente da B – non sta a significare che B rappresenta l’Essere, e A – essendo differente da B – sia il Non-Essere; ma che entrambi rappresentino un qualcosa che si differenzia dal altro. Concetto anticipatore del pensiero, più elaborato, di Platone; e anche introduzione al successivo movimento che si genererà pochi anni dopo Filosofia Pluralista, la quale partirà dalla possibilità introdotta da Melisso, per poi prendere una strada completamente inedita.