Di Adolfo Albertazzi sappiamo che fu allievo, e lo si capisce dalla forma della scrittura e anche per lo stile crepuscolare, fu amico e questo lo rende certamente più interessante e poi, per la sua attività di saggista, fu biografo di Giosuè Carducci.
Insegnò a Mantova e a Foggia ed infine all’istituto Pier Crescenzi di Bologna. Narratore fecondo, vide la sua opera esaltata da alcuni e criticata da altri.
Di lui Giovanni Papini scrive “uno dei pochi prodigi della vivente letteratura italiana”; Luigi Russo lo giudica “Narratore ricco di ingegno e di cultura e di nobilissime intenzioni, ma povero di temperamento”.
Scrisse romanzi, racconti sullo stile di Maupassant, saggi critici e libri per l’infanzia. Curò l’edizione di opere di Carducci, Tommaseo, Oriani, Tassoni, oltre che raccolte di novelle in cui mostra, nell’ambito del gusto verista, un particolare spirito ironico e felici momenti lirici.
Collaborò assiduamente a Il Resto del Carlino e fu figura centrale del cenacolo carducciano a Bologna.
In queste novelle a partire dalla prima (Le figurine) vi immergete nella campagna bolognese, nel primo dopoguerra, buoi e fieno, un soldato vedovo che torna, lui superstite dalla guerra, la moglie no dal generale inverno.
Cogliete lo stile, pieno di chiose, trattini, per far balenare comportamenti dei personaggi e poi la tenerezza del racconto, struggente persino. Già nella seconda novella, un perverso gioco di complicità che viene a turbare il presente di chi ha campato sulle sventure altrui, ritrovate un stile persino ironico, almeno nel finale, come una commedia pur seria raccontata in modo sobrio e senza enfasi.
Ecco i titoli delle novelle
Le figurine – Il camiciotto rosso – La cassaforte di don Fiorenzo – La forfecchia – La ciocchettina – Il nido – Ferdina – Il chiodo – Cinquantamila lire – La stella Sirio – L’asino nel fiume – Il diavolo nell’ampolla.
ecco un piccolo brano per cogliere lo stile
“Nella nobile città di Burgfarrubach un piccolo spirito maligno faceva da un pezzo questo curioso scherzo: quando un sacerdote, chiamato per scacciarlo dalla casa che metteva a soqquadro, procedeva nell’esorcismo, non ne aspettava il compimento; scappava via troppo presto, lasciando l’esorcista con un palmo di naso.
E appena era al nuovo luogo e un altro esorcista arrivava con le benedizioni, le maledizioni e gli scongiuri – fst! –, esso ripeteva il giuoco.
Così nessuno aveva mai potuto rimandarlo una buona volta, per sempre, all’inferno.
Il destino però ha tale possanza da prevalere anche alle bizzarrie diaboliche, e, se non a castigarlo come si meritava, pervenne almeno ad arrestare l’instabile diavoletto di Burgfarrubach. Dove? Come? ”
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