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“Ecco un bel traguardo per l’anno giubilare! Rimuovere la cenere dell’abitudine e del disimpegno, diventare, come i tedofori alle Olimpiadi, portatori della fiamma dello Spirito.

Che lo Spirito ci aiuti a muovere qualche passo in questa direzione!». È l’auspicio formulato da papa Francesco nel corso dell’Udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro. Davanti a migliaia di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo il Pontefice ha ribadito con forza il suo appello per la pace, perché nella guerra – con «i bambini, le famiglie» che sono «le prime vittime» – «nessuno vince, tutti perdono». Nel suo discorso il Pontefice, riprendendo il ciclo di catechesi “Lo Spirito e la Sposa.

Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza”, ha incentrato la Sua meditazione sul tema: “Ci ha conferito l’unzione e ci ha impresso il sigillo”, e ha parlato del sacramento della Cresima, quello che è «per antonomasia», il «Sacramento dello Spirito Santo». Per spiegare quello che il Sacramento della Cresima è nella comprensione della Chiesa Francesco ha citato il Catechismo degli adulti della Conferenza Episcopale Italiana: «La confermazione è per ogni fedele ciò che per tutta la Chiesa è stata la Pentecoste. […] Essa rafforza l’incorporazione battesimale a Cristo e alla Chiesa e la consacrazione alla missione profetica, regale e sacerdotale. Comunica l’abbondanza dei doni dello Spirito […]. Se dunque il battesimo è il sacramento della nascita, la cresima è il sacramento della crescita. Per ciò stesso è anche il sacramento della testimonianza, perché questa è strettamente legata alla maturità dell’esistenza cristiana». Il problema oggi è però, ha osservato il Papa, «come fare perché il Sacramento della Cresima non si riduca, in pratica, a una “estrema unzione”, cioè al sacramento della “dipartita” dalla Chiesa», che non diventi «il Sacramento dell’addio», ma invece sia «il sacramento dell’inizio di una partecipazione attiva alla sua vita».

Questo è un traguardo che «può sembrare impossibile vista la situazione in atto un po’ in tutta la Chiesa, ma non per questo dobbiamo smettere di perseguirlo». A questo proposito Francesco offre un suggerimento. Quello di «farsi aiutare, nella preparazione al Sacramento, da fedeli laici che hanno avuto un incontro personale con Cristo e hanno fatto una vera esperienza dello Spirito». Infatti «alcune persone dicono di averla vissuta come uno sbocciare in loro del Sacramento della Cresima ricevuto da ragazzi». Dopo la Catechesi, salutando i pellegrini polacchi, il Papa ha espresso l’auspicio che «i lavori del Sinodo, appena conclusi, possano suscitare una nuova apertura all’azione dello Spirito Santo e una sensibilità allo stile sinodale nelle vostre comunità». Quindi rivolgendo «un cordiale benvenuto» ai pellegrini di lingua italiana, ha salutato in particolare «la parrocchia San Leone di Saraceno e la Caritas di Teramo-Atri con il Vescovo monsignor Leuzzi, esortando a proseguire nel cammino di testimonianza evangelica». E poi «l’Associazione Donne Giuriste Italia e la Federazione Faita-Federcamping: tutti incoraggio nel rispettivo impegno quotidiano a servizio della collettività». Francesco ha ricordato che siamo ormai vicini alla solennità di Tutti i Santi.

E ha invitato «a vivere questa ricorrenza dell’anno liturgico, nella quale la Chiesa ci vuole ricordare un aspetto essenziale della sua realtà: la gloria celeste dei fratelli che ci hanno preceduto nel cammino della vita e che ora, nella visione del Padre, vogliono essere in comunione con noi per aiutarci a raggiungere la meta che ci attende». Infine l’ennesimo accorato appello per la pace. «Pregiamo per la pace.

La guerra cresce. Pensiamo ai paesi che soffrono tanto – la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, Myanmar, il Nord Kivu – e tanti paesi che sono in guerra. Preghiamo per la pace. La pace è un dono dello Spirito. La guerra è sempre, sempre, sempre una sconfitta. Nella guerra nessuno vince, tutti perdono. Ieri ho visto che sono stati mitragliate 150 persone innocenti (Vaticannews ricorda a questo proposito i morti di Gaza degli ultimi giorni). Cosa c’entrano con la guerra i bambini, le famiglie? Sono le prime vittime. Preghiamo per la pace»..

Marcario Giacomo

Editorialista de Il Corriere  Nazionale

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