© foto di SSC Bari

Un’altra occasione persa, un altro pareggio che sa di sconfitta per il Bari. La partita di oggi contro la Reggiana al San Nicola doveva rappresentare quel tanto atteso punto di svolta. Lo chiedevano tutti: la classifica, i tifosi, il tecnico Longo. Una vittoria che avrebbe dato respiro e forse ridato entusiasmo a una squadra che, pur mostrando una chiara assimilazione della mentalità dell’allenatore, si rivela incapace di trasformare la volontà in concretezza. Troppi i pareggi accumulati, e troppo poche le vittorie: una statistica, quella delle due vittorie e otto pareggi, che di certo non può bastare per una piazza ambiziosa come Bari.

Nel primo tempo, il Bari ha tentato di fare la partita, giocando con intensità e determinazione. Le occasioni non sono mancate, con una traversa colpita da Manzari e un paio di buoni tentativi di Lasagna e Oliveri. Eppure, nonostante i segnali di vitalità, i biancorossi sono parsi spesso confusi negli ultimi venti metri, incapaci di sfondare una difesa reggiana solida e ben organizzata. La Reggiana, che scendeva in campo con l’intenzione di sfruttare la sua crisi per riscattarsi, ha saputo resistere e ripartire in contropiede, mettendo in difficoltà un Bari troppo spesso esposto. L’atteggiamento attendista della squadra emiliana si è rivelato efficace, con Radunovic costretto a salvare più di una volta la propria porta.

Nella ripresa, il tecnico Longo ha deciso di cambiare tattica, introducendo forze fresche con l’ingresso di Novakovich e Favilli, cercando di dare maggiore fisicità all’attacco. La strategia sembrava dare i suoi frutti quando Benali, sfruttando un errore della Reggiana a centrocampo, ha insaccato il pallone per il vantaggio. Il raddoppio poco dopo, con Novakovich pronto a concretizzare un cross di Sibilli, ha dato l’illusione che la partita fosse ormai chiusa. Eppure, proprio come nel peggiore degli incubi calcistici, il Bari è riuscito a complicarsi la vita.

In un finale che sembra tratto da un’opera di Sisifo, il Bari ha “resuscitato” la Reggiana, una squadra che sembrava ormai spacciata. Un gol annullato a Lucchesi e poi convalidato dal Var su un pallone pericoloso crossato in area barese senza che nessuno gli andasse incontro ha permesso agli avversari di recuperare il fiato che sembrava ormai finito, quindi il rigore su un’uscita maldestra di Radunovic ha permesso agli emiliani di pareggiare e di conseguenza di resuscitare. Tipica situazione calcisticamente barese. Così, in un battito di ciglia, il Bari ha visto sfumare due punti preziosi, gettando al vento un’opportunità che sembrava ormai acquisita. È un film già visto, una sorta di condanna eterna per il Bari, che sembra sempre a un passo dalla redenzione ma ricade immancabilmente nei suoi errori.

Non è sufficiente, come giustificazione, l’assenza di Falletti, perché oggi ciò che è mancato è stato ben più di un singolo talento: è mancata la capacità di gestire, di chiudere la gara, di portare a casa tre punti che erano alla portata. I giocatori, oggi, non hanno saputo concretizzare il loro vantaggio, dimostrando una fragilità psicologica che rischia di trasformarsi in un peso pericoloso. Senza la giusta mentalità, le qualità tecniche contano poco, e l’impressione è che questa squadra, pur ben guidata da Longo, fatichi a liberarsi dai propri limiti.

Questa difficoltà del Bari nel tenere fede alle aspettative sembra ricordare il concetto di eterno ritorno di Nietzsche, un ripetersi ciclico di errori e mancanze che impedisce alla squadra di evolversi davvero. La “sconfitta” di oggi, nascosta dietro un pareggio, sembra evidenziare una crisi di identità che si trascina ormai da troppo tempo.

Per cambiare davvero rotta, il Bari deve imparare non solo a segnare, ma anche a difendere i propri risultati con decisione. La classifica non aspetta nessuno, e a meno che il Bari non trovi il modo di trasformare questi pareggi in vittorie, rischia di rimanere invischiato in una posizione scomoda, quella “zona destra” della classifica che angoscia e preoccupa tifosi e squadra. La pazienza sta finendo, e ora più che mai serve un cambio di passo: questo Bari, questi pareggi e questa caduca imbattibilità così come sono, non bastano.

Il Bari si porta dietro gli stessi difetti dello scorso anno in attacco e in difesa, oggi venuti fuori in modo ancora più evidente. E già un anno vissuto a destra della classifica è stato sufficientemente angosciante. Basta così. Ne siamo usciti tutti più forti e forse immuni ma, in tutta onestà, ne faremmo volentieri a meno di un secondo consecutivo. Possibilmente.

Massimo Longo