Il titolo lunghissimo Tripolitania Viaggio da Tripoli all’oasi di Kufra del libro di Gerhard Rohlfs dà l’idea di un viaggiatore d’altri tempi.

Gerhard Rohlfs (1831 1896) è un tedesco che è vissuto esattamente prima di un suo omonimo più famoso in Italia essendo stato quest’ultimo un glottologo che ci ha regalato due vocabolari completi del dialetto calabrese (Milano, 1938-1939) e di quello salentino (Monaco, 1956-1961).

Difatti il nostro autore, che è stato un esploratore, è morto quando l’altro aveva appena quattro anni (1892-1986)

Una casualità della ricerca sugli autori dei libri significa anche fare una sorta di chiarezza rispetto alle scarne notizie biografiche disponibili.

Di questo autore, sappiamo che è stato un medico che, dopo aver prestato servizio militare in Austria, si arruolò nel 1851 nella Legione straniera francese prestando servizio in Algeria.

Rispetto alla natura del libro, che è di facile lettura, anche se lo stile è del documentarista, dobbiamo fare riferimento alla sua esperienza nella Legione Straniera che lo portò in vari paesi africani e del medio oriente, dal Marocco alle esplorazione nell’interno dell’Africa, toccando Agadir sull’Atlantico, l’oasi di Figuig lungo l’attuale confine tra il Marocco e l’Algeria, l’oasi di Tidikelt nel Sahara algerino e Tripoli, attraverso Touat e il Fezzan.

E’ il 1966 quando raggiunse il fiume Benue, che navigò fino alla sua confluenza nel Niger, discendendo poi questo grande fiume fino alla foce nel Golfo di Guinea.

In seguito esplorò ancora la parte centrale del Sahara, la Libia (oasi di Augila nel 1969 e oasi di Cufra nel 1978), l’ Egitto e l’Etiopia.

In questo libro pubblicato nel 1981, racconta il viaggio da Tripoli all’oasi di Kufra. Interessante leggere costumi, notizie demografiche, dati antropologici delle popolazioni presenti in quegli anni.

Storia e cultura dei popoli rappresentano un buon viatico per una cultura generale.
Come al solito un frammento del libro per abituare allo stile e alle scene, ed ecco come presenta il viaggiatore una nazione:

“La Libia, per quanto sinora ne conosciamo, è certamente la regione dell’Africa nord, limitata dal Mediterraneo, meno ferace e suscettibile di miglioramento economico, mancante di buoni approdi, scarsa di larghi spazi coltivati e di ricchezze minerarie; è forse per ciò che attirò più tardi delle altre l’attenzione delle potenze europee, lasciando che, prima di essa, gli stati vassalli della Turchia, Algeria e Tunisia, cadessero nelle mani della Francia e l’Egitto sotto il protettorato (chiamiamolo pure così) della Gran Brettagna, lo stato indipendente del Marocco essendo conteso tra Francia e Spagna.

Per accordi internazionali e quale compenso al nostro paese per non aver intralciato le anzidette conquiste ed intromissioni dirette di potenze più oculate, la Tripolitania venne considerata come posta nella sfera d’influenza italiana od almeno all’Italia, era da molti Stati riconosciuto una specie di diritto di prelazione pel caso in cui quella parte d’Africa dovesse mutare nell’ordinamento politico od amministrativo.

Gl’ingiusti trattamenti ed i soprusi ai quali gli Italiani specialmente vennero fatti segno negli ultimi lustri persuasero finalmente il nostro Governo ad intervenire nella Tripolitania, ove avremmo già dovuto impiantarci sin da quando la Tunisia fu perduta per insipienza dei nostri reggitori: la nostra posizione nel Mediterraneo c’imponeva di non permettere che un’altra nazione occupasse quelle residue plaghe della Libia, ove gli antichi Romani avevano stampato così grandi orme della civiltà.

E ciò sarebbe certamente accaduto….,

La posizione di Tripoli non è priva di bellezza. Quando si arriva dall’alto mare, la prima cosa che corra agli occhi verso il sud è il Gebel, il quale sorge dai flutti apparentemente come una lunga catena di monti.

Subito dopo ecco apparire le alte mura della città, di una candidezza abbagliante, cinte intorno di un magnifico bosco di palme.

Coll’avvicinarsi la catena si abbassa di nuovo al disotto dell’orizzonte; i contorni della città si dilucidano; i singoli forti caduti in rovina si distinguono più chiaramente; i minareti, più svelti di quelli dell’Africa occidentale. Si slanciano in alto, e tosto giace la città nettamente delineata dinanzi ai nostri sguardi.

Viaggiamo con l’autore

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