E’ successo quello che più si temeva, l’attacco di Israele all’Iran.

Le notizie che arrivano sono le 2 , frammentate e non si sa se sono stati colpiti siti militari, obiettivi civili o addirittura impianti di arricchimento dell’uranio.

A questo punto dello sviluppo dell’azione ogni ipotesi è plausibile compresa quella di un Israele che,  vuole provocare una guerra contro l’Iran trascinando gli Stati Uniti.

La realtà è che dall’8 ottobre Israele ha aperto più fronti di guerra: a Gaza, ma anche in Cisgiordania, Libano e anche Yemen e Iran. La risposta israeliana consegue il doppio attacco iraniano di aprile e del primo ottobre. Furono lanciati su Israele 450 vettori tra droni, missili da crociera, missili balistici, e missili ipersonici. Quella del 1 ottobre è stata la risposta per l’assassinio del leader di Hamas Haniyeh e di quello Hezbollah.

L’Iran estrae dall’uranio naturale (U 238) e trasforma in un gas denominato esafluoruro di uranio che diventa il componente per un ordigno nucleare.

Un ordigno nucleare possiede uranio arricchito al 90% e , gli impianti iraniani di arricchimento sono collocati nel sottosuolo e difesi da batterie di missili antiaerei russi S 300.

Israele può distruggere questi impianti risolvendo l’incubo nucleare iraniano? Si tenga anche presente , in queste ore tristi per il mondo che,  mesi fa il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin ha vomunicatk . che gli USA avevano inviato nel Golfo Persico l’USS Georgia, un sottomarino a propulsione nucleare armato di missili da crociera, oltre a una seconda portaerei, la USS Abraham Lincoln, che trasporta aerei da combattimento F-35C: un’evidente manovra di “deterrenza militare” per ribadire che gli Stati Uniti sono pronti a difendere Israele “in ogni modo” da qualsiasi attacco da parte dell’Iran.

E con la Cina che si è subito schierata sul versante opposto, esprimendo pubblicamente il sostegno a Teheran nella difesa della sua “sovranità, sicurezza e dignità nazionale”. Esiste il rischio concreto che il conflitto possa improvvisamente degenerare e avere come conseguenze un effetto domino. Quali conseguenze avrà l’attacco israeliano? Un rafforzamento delle amicizie con la Cina e la Russia ?  Radicalizzazione ulteriore del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC) ? Le domande che sorgono sono: quanti danni sono stati veramente inflitti ? L’Iran sentirà il bisogno di rispondere, in un momento in cui i suoi delegati sono indeboliti e quest’anno ha subito una serie di umiliazioni ? Queste umiliazioni includono sicuramente l’uccisione di Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas, sul suolo iraniano, e l’assassinio di Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah Sarà questo l’ennesimo momento che porterà a quel temuto pendio scivoloso nella regione?

L’agenzia di stampa statale siriana afferma che gli attacchi aerei israeliani hanno anche preso di mira alcuni siti militari nelle aree centrali e meridionali della Siria. Alcuni commentatori affermano che l’attacco militare agli impianti di Fordow e Natanz sarà un’opzione inevitabile, se non si arriverà a una svolta positiva, significativa e verificabile nei negoziati sul nucleare.

Esiste anche un’altra grave opzione rappresentata dagli attacchi agli impianti petroliferi iraniani. In verità gli affetti sarebbero limitati.

Negli anni 70, l’Iran svolgeva un ruolo cruciale nel mercato petrolifero mondiale.

Mezzo secolo fa il paese esportava 5,4 milioni di barili al giorno (mil. b/g), che rappresentavano quasi il 18% del consumo mondiale che allora ammontava a 30 mil. b/g, ed era arrivato a produrne fino a 6,1 mil. b/d. Questa posizione conferiva all’Iran un peso considerevole sulla scena internazionale e sui prezzi del petrolio. Oggi la situazione è radicalmente diversa e l’influenza del paese mediorientale sul mercato del petrolio molto ridimensionato.

Nel 2023, la Repubblica Islamica dell’Iran esporta solo 2,8 mil. b/g su una produzione di 4,7 mil. b/d e la sua quota nel consumo mondiale è diminuita considerevolmente a meno del 3%, poiché la domanda mondiale di petrolio è più che triplicata, raggiungendo circa 100 mil. b/g.

Resta comunque l’innesco di un pericolo di guerra in grado di innescare un conflitto mondiale tra tutti gli Stati. I negoziati con gli USA compresi, devono iniziare e l’ONU non può pilatescamente più  sopravvivere