di Marilù Murra

“Versi e Racconti. Echi della Settimana”

La parola ha già iniziato il suo viaggio!

La nostra rubrica “Versi e Racconti: Echi della Settimana” ha già fatto il suo debutto, portando alla ribalta i primi talenti letterari. Ma siamo solo all’inizio! Grazie alla collaborazione con l’Associazione Nazionale Italiana nel Mondo, offriamo un palcoscenico privilegiato a chiunque ami scrivere.

Ogni venerdì, nuove voci arricchiranno il panorama letterario con poesie e racconti che emozionano e fanno riflettere.

Sei uno studente, un insegnante, uno scrittore emergente o semplicemente un appassionato di parole? Partecipa anche tu! Invia i tuoi testi a redazione@corrierepl.it.

Vuoi far sentire la tua voce?

La nostra rubrica è aperta a tutti coloro che desiderano condividere la propria creatività e passione per la scrittura.

Ogni settimana, selezioneremo i testi più interessanti e originali per metterli in luce nella nostra sezione “Arte, Cultura & Società”.

L’obiettivo? Promuovere la letteratura italiana e dare spazio a nuovi talenti, sia a livello nazionale che internazionale.

Non perdere questa opportunità! Invia i tuoi testi a redazione@corrierepl.it entro il mercoledì di ogni settimana.

Insieme, con le nostre parole, possiamo fare la differenza.

Nel numero di questa settimana, abbiamo il piacere di presentare i contributi giunti in redazione:

 

Poesia:

  •  Caracciolo Maria Antonietta

           I volti dell’amore                                                      

Se incontrarsi è stato un caso

Scegliersi è stata una scelta

Tenersi per mano e camminare nella stessa direzione è una scoperta quotidiana

Ora quella presenza che hai desiderato di avere accanto ha un nome,

un volto,  un sorriso.

Gioire, piangere , sorridere insieme,

ha un’emozione intensa, ti scalda il cuore.

Quell’abbraccio forte che ti soffoca fino quasi a farti male

è proprio ciò che ti mancava per sentirsi protetta, sicura, al riparo dalle tempeste.

Sei forte e fragile senza paura, lotti, combatti,

non ti arrendi ma quell’abbraccio ti consola perché non ti fa sentire più sola.

 

  • Paola Maria Bevilacqua

   ” Volo”

Ascolto il vento che fruscia fra le braccia degli alberi protesi verso il cielo

Corro ridendo i capelli solleticano il mio viso e le mie emozioni

Sotto di me le foglie scrocchiando segnalano il mio passaggio

Volo e vedo la mia vita che fugge nel cielo fra errori e dolori fra gioie ed amori

Spiego le ali

Salgo più in alto

il sole mi accoglie e riscalda la mia anima e con perizia di volo sfido l’aquila e la guardo negli occhi

Fischia la lotta ed io apro le mie braccia e scompaio.

 

  • Poetyca

Oltre tutte le apparenze

Tutto accade

si manifesta

ed è in noi

a scintilla vibrante

da cogliere

per vedere

oltre tutte le apparenze

29.09.2024

 

  •      Elisabetta Fioritti

I giovani innamorati

Mi commuovono

Si stringono

come fossero perduti

Appaiono così forti

e così puri

Per l’energia che scorre loro dentro.

Traspare amore

dallo sguardo

ed è un tutt’uno

di spirito e di corpo.

Germoglia potente

e naturale

come

le foglie quando

il sole le chiama alla vita

e di linfa le percorre.

Così i ragazzi innamorati

come virgulti

intorno ai rami

allacciati dal sentimento che li guida

volano in alto.

Ancorati alle zolle

ma con ali spiegate verso il cielo.

 

  • ELISABETTA DELL’ATTI

      Sublime Amor

Travolgente, riconoscere la Tua Infinita Bellezza.

Eterna Magnificenza, Tu,

quale turbinio di emozioni mi sconquassasti dentro!

Impeto indomito, selvaggio

a possedermi

nel Desiderio ossessivo di rivivere l’Originaria

Fusione.

Non lasciava scampo il Fuoco d’Amore che dentro divampava.

E lasciarsi morire nell’illusoria credenza di

Amore non corrisposto, pareva Via Nobile di Fuga.

Le mie membra vorticanti di passione e desiderio

anelavano ritrovare l’Eterna Presenza del Divino Amore,

nella Riunione all’Uno.

Rispecchiamento animico,

giunto come Dono Divino

Oltre ogni Volontà di scelta.

Possiedimi

e lo ritornerò ad essere Essenza.

Fatti Amare di un Amore Oltre l’Amore e Tu ritornerai ad essere Essenza.

Riconoscere la Tua Magnificenza fu ritrovare la

Mia.

Vibrazioni viola-turchese nelld emanazioni cromatiche delle nd

Ora siamo qui,

alla fine della Ruota del Tempo, a Ritrovarci nel Tempo,

Oltre il Tempo, a Trascendere l’illusorio inganno della Separazione,

a ridivenire non più Fuoco che brucia, ma Fuoco che trasforma

ad Incarnare l’Amore dello Spirito nella Materia oltre il Desiderio del Possesso della Carne,

oltre la Voluttà dei Sensi, oltre la Fraterna Amicizia, Amore che si dà e si riceve incondizionatamente.

Senza aspettativa, approvazione, possesso, dipendenza.

Una Sola Anima

discesa nella Carne di due Corpi.

Divino Maschile e Divino Femminile

allo Specchio,

Specchio di Eterno Amore,

Fiamme Gemelle.

 

  • Lucia Santucci

Mani tese

Cos’è la vita
se non speranza
di un po’ d’amore?
Mani protese
a elemosinar umanità.
Vestiti di trasparenza,
attraversano la storia
ed entrano
nel vortice dell’indifferenza.
Occhi grandi,

dilatati, offuscati, increduli,
a raccontar atrocità.
Non più storia.
Non più nome.
Non più identità.
Solo il corpo a testimoniar
la presenza in questo mondo.
Son del flusso
che ogni epoca ha in sé.
E la storia si ripete e si ripete,
senza trarne insegnamento.
Poche grida
a richiamar storie passate,
a ricordar le sofferenze
a proclamar l’insegnamento.
La vita ingoia ogni indugio,
e l’attenzione muove altrove.
Tutto passa
E nuove storie torneranno
A raccontare
della speranza e dell’amore.
E di mani tese
a elemosinar umanità.

 

  • Recensione di Maria Grazia G.

“Mani tese” è una poesia che esplora in modo profondo e struggente temi universali come l’umanità, la speranza e l’indifferenza. Attraverso immagini vivide e simboliche, la poesia dipinge un quadro di dolore e vulnerabilità, con una riflessione sul ruolo dell’amore e della compassione in un mondo spesso dominato dall’indifferenza.La poesia inizia con una domanda essenziale eintima: “Cos’è la vita se non speranza di un po’ d’amore?”. Questa apertura crea immediatamente un legame emotivo con il lettore, ponendo l’accento su un desiderio umano fondamentale: l’amore come bisogno primario e universale. Il tema delle “mani protese” a chiedere umanità evoca una sensazione di impotenza, di richiesta di attenzione e riconoscimento in un mondo dove l’indifferenza sembra prevalere.

I versi successivi, con immagini come “vestiti di trasparenza” e “attraversano la storia”, descrivono una condizione di invisibilità e marginalizzazione che si ripete nel tempo. Questi esseri, privati di identità e riconoscimento, sono ridotti a “corpi”che testimoniano una presenza fisica in un mondo che li ignora. Il vortice dell’indifferenza è un’immagine potente, che richiama l’idea di una forza inarrestabile che trascina via tutto ciò che incontra, impedendo alla società di imparare dalle sofferenze e dagli errori del passato.

La poesia esprime anche una profonda critica verso la ripetizione ciclica della storia. Il verso “E la storia si ripete e si ripete, senza trarne insegnamento” sottolinea l’amara constatazione che, nonostante le atrocità e le sofferenze passate, l’umanità continua a commettere gli stessi errori, dimenticando le lezioni del passato. Le “poche grida” che cercano di riportare alla memoria quelle storie e sofferenze non riescono a contrastare l’indifferenza generale.

Il finale, con “Tutto passa / E nuove storie torneranno”, sembra suggerire una sorta di rassegnazione al ciclo inevitabile della storia, ma con un sottile bagliore di speranza: le mani continueranno a essere tese, e la speranza e l’amore, nonostante tutto, continueranno a cercare spazio in questo mondo.

Mani tese” è una poesia toccante e riflessiva che invita il lettore a interrogarsi sul proprio ruolo in un mondo spesso privo di empatia. Il tono è malinconico ma al tempo stesso universale, richiamando l’attenzione su temi di rilevanza sociale come l’indifferenza, la disumanizzazione e la necessità di non dimenticare le lezioni del passato. Le immagini poetiche sono semplici ma evocative, rendendo la lettura un’esperienza intima e coinvolgente.

La tua poesia. Lucia, riesce a comunicare in modo intenso e toccante il bisogno umano di amore e riconoscimento, confrontandolo con la realtà di un mondo che spesso volta le spalle. È una riflessione dolorosa ma necessaria sulla condizione umana e sul valore della compassione in un’epoca che tende a dimenticare. “Mani tese” ci invita a ricordare e ad ascoltare quelle poche grida che cercano di risvegliare la nostra umanità.

 

Racconti :

  • Joseph Zurlo

Tra i vicoli del tempo

La mia pelle, sempre olivastra, era motivo di scherzo: “Pari nu marocchinu”, dicevano. Quel colore era parte di me, un tratto distintivo in quel paesino tanto amato, poi disprezzato, e ora rincorso dal mio animo. Le case salentine, strette l’una all’altra, alcune basse, altre più alte, creavano un gioco di luci e ombre sotto un sole perennemente alto, riflettendosi sui muri imbiancati a calce, scrostati, che mi accecavano con i loro riflessi azzurrognoli.

Correvo per le strade strette e familiari, a volte in compagnia di M., il mio amico fraterno. Insieme superavamo il vecchio edificio ocra e sbiadito della scuola media, fino a raggiungere il punto in cui le strade finivano e iniziava la campagna. Una strada sterrata si apriva davanti a noi, fiancheggiata da olivi secolari, i cui rami si protendevano come braccia verso il cielo. In primavera, i campi incolti, punteggiati dal rosso dei papaveri, si vestivano del giallo del tarassaco. Correvo tra di essi, tracciando sentieri invisibili che ci riportavano a casa, con il giorno ormai al tramonto.

Mi voltavo spesso a osservare la sedia impagliata fuori da un uscio, dove un anziano contadino, appena rientrato dai campi, chino sui suoi scarponi coperti di terra rossa, ripuliva le suole con un ferro affilato, appositamente realizzato per questo scopo. Il suo gesto racchiudeva dedizione e amore per quella terra che conosceva e lavorava da una vita. La sua voce calma risuonava nell’aria mentre raccontava alla moglie, vestita di nero, le fatiche del giorno passato tra i filari della vigna. In quelle parole sentivo l’eterno intreccio di amore e odio per l’esistenza contadina.

Più avanti, tra i rumori del paese, udivo il suono inconfondibile del maniscalco, “lu firraru”. L’odore pungente dello zoccolo bruciato per la ferratura a caldo si mescolava all’aria, mentre egli, con il volto assorto e lo sguardo severo, lavorava il ferro rovente, appena estratto dalla fucina. Era un misto di forza e precisione, e ai miei occhi sembrava un incantesimo, mi perdevo in quel mondo di scintille che esplodevano, tra i bagliori di rosso, arancio e giallo, ad ogni colpo di martello.

Al termine delle nostre esplorazioni, M. ed io tornavamo impregnati del profumo delle erbe selvatiche tra cui ci eravamo nascosti, a caccia di lucertole con i nostri cappi fatti di fili d’erba.

Sono ricordi vividi e infiniti, che portano con sé il profumo della terra e di un paesaggio che vive dentro di me, immutabile, reso unico dalla presenza di M., compagno inseparabile di mille avventure.

 

Non perdere questa opportunità! L’invito è rivolto a tutti, dai neofiti agli scrittori più esperti: non abbiate paura di far sentire la vostra voce!
Invia i tuoi lavori e diventa anche tu protagonista di
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Ti aspettiamo nel prossimo numero con nuovi racconti e poesie.