Quando il Silenzio Diventa Letale: Un’Analisi della Crisi Invisibile dell’Infanticidio nella Società Moderna. Il caso di Parma
Parma – L’infanticidio, un tema drammaticamente attuale, rappresenta una delle manifestazioni più gravi della crisi sociale e culturale che affligge la società moderna.
È un fenomeno complesso che si colloca in contesti di isolamento e pressione sociale, dove l’assenza di reti di supporto, come la famiglia o la comunità, può intensificare sentimenti di ansia e disperazione nelle madri, distorcendo la loro percezione della realtà fino a considerare il neonato come un ostacolo insormontabile.
Questo crimine, che implica la morte di un neonato per mano di un genitore o di una figura di riferimento, non è solo un atto di violenza ma un segnale allarmante di profonda sofferenza e disperazione che riflette dinamiche psicologiche e socioculturali complesse. Il silenzio che spesso circonda questi eventi tragici contribuisce a nascondere una crisi invisibile, dove le vulnerabilità delle famiglie e delle comunità restano inascoltate e irrisolte.
Ha fatto scalpore il recente caso passato agli onori della cronaca di Chiara Petrolini, giovane donna di 22 anni, accusata di aver partorito, ucciso e seppellito 2 neonati nel giardino di casa sua a Traversetolo in provincia di Parma. Ciò che più sconvolge è l’ammissione di aver sotterrato uno dei 2 bambini, poche ore dopo il parto, ancora vivo.
Una delle domande chiave che si sono poste gli investigatori e l’opinione pubblica è: come può una giovane donna, apparentemente integrata nella sua comunità, arrivare a compiere un gesto così estremo? Chiara è stata descritta come una studentessa modello, benvoluta da tutti e impegnata come babysitter per diverse famiglie del paese, tuttavia nascondeva in realtà un profondo disagio interiore; infatti quello che appariva come un quadro di normalità esteriore celava un evidente distacco dalla realtà e una dissociazione tra la sua vita pubblica e la tragedia privata che stava vivendo.
Gli esperti di psicologia e criminologia coinvolti nel caso hanno ipotizzato che Chiara potesse soffrire di una forma di depressione o psicosi post-partum non diagnosticata che l’ha resa incapace di gestire le aspettative e le pressioni sociali.
Questo caso mette in luce il fallimento delle strutture di supporto sociale: come è possibile che nessuno, né nella famiglia né tra gli amici, si sia accorto delle gravidanze? Si aprono così interrogativi cruciali sul ruolo della comunità nel riconoscere segnali di disagio o difficoltà emotiva e su come la mancanza di comunicazione possa condurre a tragedie silenziose. Studi sociologici recenti indicano che fattori come il supporto sociale inadeguato, la stigmatizzazione della maternità non pianificata e le aspettative culturali possono contribuire a creare un ambiente in cui una madre, isolata e sopraffatta, sente di non avere altre vie d’uscita; l’impatto sociale di queste tragedie è profondo, poiché generano paura, angoscia e un senso di impotenza nella comunità, ma per affrontare questo tema con sensibilità e promuovere un dialogo aperto insieme a soluzioni pratiche, è necessario un approccio integrato che coinvolga servizi sociali, assistenza sanitaria mentale ed educazione.