Dopo gli eventi che hanno caratterizzato i rapporti fra Libano e Israele a causa della presenza di Hezbollah nel sud del Libano, e gli attacchi israeliani alle basi Unifil con la richiesta di spostarsi di cinque chilometri, molti si saranno chiesti che cosa ci stiamo a fare con i nostri soldati in Libano.
Come forza di interposizione non abbiamo più alcun senso. Inoltre se il compito era quello.di evitare che vicino al confine si stabilissero miliziani armati allora abbiamo fallito.
Visto che da alcuni mesi si sparano sopra le teste dei nostri soldati con razzi e cannoni e soprattutto visto che ad Israele siamo sgraditi perché non sospendere l’operazione e ritornare in Italia?
Su questa sponda del Mediterraneo quali interessi abbiamo, oltre quelli di peacekeaper?
Ebbene non bisogna dimenticare che in Libano esiste una comunità di rifugiati siriani, nel nord del Libano, da cui spesso partono persone con le imbarcazioni che attraversano il mare Egeo e sbarcano in Italia.. Comunità che in questo momento in cui il Libano è diventato più pericoloso della stessa Siria, in gran parte pacificata. sta iniziando a rientrare in Siria, con nostra soddisfazione, oltre a quella dei libanesi.
Insomma il nostro governo ha proposto che i nostri soldati contribuiscano a rafforzare il malridotto esercito libanese che può disarmare Hezbollah e spingere i siriani a rientrare in Siria. O quanto meno evitare che partano per le nostre sponde.
Anche dei libanesi dopo i bombardamenti israeliani sono spostati in Siria. Per i siriani tuttavia la situazione è più complessa perché i giovani potrebbero essere costretti ad arruolarsi fra le truppe di Assad. A maggior ragione sarebbe utile avere un esercito libanese efficiente per ricostruire una eredità storica in cui l’ esercito libanese in mano ai cristiani era la colonna della convivenza pacifica fra le tante religioni presenti nel piccolo Libano.
Per cui paradossalmente si potrebbe rilevare necessario inviare altre truppe.
Attilio Runello